Amazon e le altre: le big tech licenziano e bloccano le assunzioni

Quella appena conclusa è stata una settimana difficile per i colossi tecnologici, che hanno segnalato come il difficile contesto macroeconomico richieda decisioni drastiche

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Redazione

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Per alcuni un “tech winter“, ovvero un momento difficile per il comparto tecnologico, era già in corso da mesi, visto il crollo delle valutazioni in Borsa dei titoli del settore o il prosciugamento dei nuovi finanziamenti alle startup. Questa settimana è stata però ancora più significativa nel mostrare quanto il rallentamento del comparto tecnologico, che durante la fase più acuta della pandemia aveva fatto le fortune di tanti investitori, sia concreto. Una crisi che investe anche il mercato del lavoro con raffiche di licenziamenti e blocchi delle assunzioni.

Amazon congela le assunzioni

Giovedì Amazon ha annunciato di aver congelato le assunzioni poiché il gigante dell’e-commerce si trova in un “ambiente macroeconomico insolito“. “Prevediamo di mantenere questa pausa in atto per i prossimi mesi e continueremo a monitorare ciò che stiamo vedendo nell’economia e nel business per adeguarci come riteniamo sensato”, ha detto Beth Galetti, senior vice-president of People Experience and Technology presso Amazon.

Stripe: a casa il 14% del personale

Nelle stese ore il gigante dei pagamenti online Stripe ha annunciato di stare licenziando circa il 14% del suo personale. Il CEO Patrick Collison ha affermato che i tagli sono necessari per l’aumento dell’inflazione, i timori di una recessione incombente, tassi di interesse più elevati, shock energetici, budget di investimento più ristretti e finanziamenti per le startup più scarsi. Presi insieme, questi fattori segnalano “che il 2022 rappresenta l’inizio di un diverso clima economico“.

Collison ha anche riconosciuto che la leadership dell’azienda ha commesso “due errori molto consequenziali” valutando erroneamente quanto sarebbe cresciuta l’economia di Internet nel 2022 e nel 2023 e quando sono aumentati troppo rapidamente i costi operativi.

Lyft: lilcenzia il 13% della forza lavoro

Sempre nella stessa giornata, Lyft ha dichiarato che licenzierà il 13% della sua forza lavoro, ovvero oltre 680 dipendenti, per ridurre i costi dell’azienda e far fronte all’indebolimento dell’economia. “L’annunciata riduzione è un passo proattivo nell’ambito della pianificazione annuale dell’azienda per garantire che la società sia impostata per accelerare l’esecuzione e fornire solidi risultati aziendali nel quarto trimestre del 2022 e nel 2023″, ha spiegato la concorrente di Uber nel settore ride sharing.

Le altre

Nelle scorse settimane, altri giganti della tecnologia, tra cui Meta e Amazon, hanno rallentato le loro assunzioni, mentre società tecnologiche più piccole come Netflix, Spotify, Robinhood e Coinbase hanno annunciato licenziamenti.

Tra le società più colpite dai problemi ci sono quelle dei social media, alle prese con significativo calo della pubblicità online. Snap, la società madre di Snapchat, aveva licenziato il 20% dei suoi dipendenti già ad agosto, attribuendo la mossa le difficili condizioni macroeconomiche.

Twitter: un caso a parte

Un caso a parte è Twitter, che venerdì ha iniziato a licenziare buona parte della sua forza lavoro dopo il completamento dell’acquisto della società da parte dei Elon Musk. Non è chiaro esattamente quanti dipendenti di Twitter siano stati o saranno licenziati, ma le indiscrezioni e i racconti degli ex dipendenti indicano fino al 50% dei circa 7.500 dipendenti della società.