La nuova profezia di Bill Gates: cosa ci succederà tra 5 anni

I prossimi cinque anni saranno decisivi secondo Bill Gates: entro il 2028 saremo tutti dipendenti dall'intelligenza artificiale, che sarà sempre con noi

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Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web da 15 anni, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

“Amo ancora il mondo dei software come quando io e Paul Allen abbiamo creato Microsoft”. Inizia così un lungo post sul blog personale di Bill Gates, il magnate e filantropo papà di Windows, che si lancia in una profezia su come cambieranno la tecnologia e le nostre stesse vite nell’arco dei prossimi cinque anni grazie alla progressiva espansione dell’intelligenza artificiale. “I programmi sono ancora stupidi”, si legge nell’incipit dell’articolo scritto dall’imprenditore, ma dobbiamo prepararci al fatto che la situazione “cambierà completamente”.

Intelligenza artificiale: la nuova profezia di Bill Gates

Per Bill Gates non ci sarà più bisogno di usare diverse applicazioni per svolgere azioni differenti. Basterà comunicare con il proprio dispositivo – lo smartphone, il computer o nuovi hardware che verranno inventati in futuro – e chiedergli, con un linguaggio semplice e quotidiano, di svolgere alcuni compiti per noi.

In base alla mole di informazioni, contenute dentro il dispositivo stesso, questo sarà in grado di dare risposte più o meno personalizzate, perché avrà un quadro completo delle nostre vite. Oggi infatti nessun software ha la capacità di comprendere il funzionamento dell’essere umano. Ma nel giro di qualche anno avremo al nostro fianco degli assistenti personali alimentati dall’intelligenza artificiale e capaci di provvedere a ogni nostro bisogno.

Gli agenti dell’intelligenza artificiale sono realtà

Questi software, teorizzati da Bill Gates stesso quasi 30 anni fa, nel 1995, si chiamano agenti. Solo grazie agli enormi progressi che l’intelligenza artificiale ha fatto in questi anni potranno diventare finalmente realtà, modificando per sempre il modo in cui interagiamo con le macchine. Ma non solo. Cambierà il mondo stesso dei software, con la più grande rivoluzione informatica dal passaggio da comandi testuali a finestre e icone.

Gli assistenti virtuali esistono già, ma in futuro saranno molto più intelligenti e non si limiteranno a compiere un singolo compito con un’indicazione specifica da parte dell’utente. Con i dovuti permessi potranno conoscere ogni nostra attività, sviluppando una potente comprensione di persone e posti che ci circondano. Relazioni, hobby, preferenze e abitudini non saranno solo memorizzate dall’agente, ma anche comprese ed elaborate per semplificarci la vita.

Già oggi deleghiamo alla tecnologia un numero incredibile di compiti. Tuttavia usiamo tante app e ognuna necessita di un linguaggio specifico per aiutarci e ha evidenti limitazioni. La comprensione di ciò che facciamo, da parte dei software, è limitata al qui e ora: non hanno una memoria storica e non imparano nulla con il tempo. Solo recentemente sono diventati (un po’ più) intelligenti, ma non abbastanza.

Gli agenti saranno invece propositivi e capaci di suggerirci il da farsi prima ancora che arrivi una richiesta specifica, potranno lavorare su più applicazioni, ricordandosi degli utilizzi precedenti e riconoscendo schemi comportamentali e necessità, proprio come un aiutante umano. Con quelle informazioni saranno in grado di fornirci ciò di cui abbiamo bisogno, anche se l’ultima parola, ovviamente, spetterà a noi.

Avremo sempre in tasca, insomma, una sorta di assistente personale, un po’ segretario e un po’ consigliere, capace di pianificare viaggi o prendersi cura della casa. Gli agenti renderanno più democratici servizi che oggi sono particolarmente costosi, soprattutto in alcune aree del mondo e, al netto delle ovvie criticità che emergono anche solo pensando a questo scenario, secondo Bill Gates diventeranno indispensabili in quattro campi: salute, istruzione, produttività e tempo libero.

Agenti intelligenti per la salute: cosa potranno fare

Oggi l’intelligenza artificiale è in grado di sopperire a compiti amministrativi nel settore della salute. Può catturare l’audio durante una visita medica e trascriverlo, prendere un appuntamento o controllare la disponibilità di uno specialista per un esame specifico. Gli agenti potranno fare molto di più.

Bill Gates ipotizza che saranno in grado di fare le basilari operazioni di triage, indicando all’utente a quale medico o ospedale rivolgersi in base ai sintomi e alle metriche vitali. Saranno anche in grado di aiutare gli operatori sanitari, analizzando le cartelle cliniche e suggerendo diagnosi da prendere in considerazione in base alla storia clinica, alla familiarità, agli esami e ai segnali spia raccolti durante le visite.

L’utilizzo dell’intelligenza artificiale in campo medico potrebbe essere particolarmente importante nei Paesi in via di sviluppo e del Terzo Mondo, dove l’accesso alle strutture può essere particolarmente difficile o costoso. Gli agenti potrebbero permettere in questi contesti di tagliare i tempi di attesa e condurre delle prime verifiche per velocizzare il lavoro dei camici bianchi.

Ma non solo. Addestrando l’intelligenza artificiale sarà possibile dare sostegno a chi non può permettersi la psicoterapia e non ha i mezzi per prendersi cura della propria salute mentale, un lusso che non tutti possono concedersi al giorno d’oggi, anche nella maggior parte dei Paesi occidentali. Gli agenti saranno in grado di monitorare e comprendere l’umore degli utenti, mettendosi in contatto con uno psicologo in caso di necessità e offrendo una prima assistenza in situazioni di crisi.

Bill Gates profetizza che gli agenti della salute saranno quelli introdotti più tardi nelle nostre vite, perché dovranno essere sicuri e particolarmente intelligenti ed efficienti, dato che avranno a che fare con questioni di vita o di morte, in un settore in cui una decisione sbagliata può fare davvero la differenza.

Gli agenti AI cambieranno il modo in cui studiamo

Gli agenti non sostituiranno professori e maestri. Ma permetteranno agli insegnanti di ogni ordine e grado di lavorare con più facilità e a tutti gli studenti di apprendere con esperienze personalizzate e adatte al loro livello e alle loro modalità di apprendimento. Saranno in grado di correggere i compiti e segnare le presenze o preparare schemi e diapositive, permettendo agli educatori di approfondire il legame con i ragazzi, e a questi ultimi di imparare meglio e divertendosi.

Potranno poi spiegare concetti, nozioni e formule, creare test e problemi matematici con cui fare pratica, diventare veri e proprio tutor per le ripetizioni o per permettere agli studenti più curiosi di approfondire le proprie materie preferite. Magari usando i loro interessi, spiegando la matematica con i videogiochi o la struttura della poesia con i testi dei rapper.

Come cambierà il lavoro con l’intelligenza artificiale

Le Big Tech stanno già integrando l’intelligenza artificiale nei loro strumenti di lavoro. Copilot e Bard stanno entrando a far parte progressivamente delle applicazioni, rispettivamente, di Microsoft e Google. Oggi sono capaci di trasformare testi complessi in presentazioni, rispondere a domande che riguardano i fogli di calcolo e sintetizzare lunghi scambi di e-mail.

In futuro diventeranno però veri e propri segretari e collaboratori: gli agenti potranno scrivere un business plan, creare il mock-up di un nuovo prodotto o delineare la roadmap di un progetto. Potranno essere consultati direttamente durante le riunioni e avranno anche l’abilità di gestire al meglio le risorse da investire all’interno di un’azienda.

Potranno poi occuparsi anche delle relazioni all’interno degli uffici, organizzando feste o inviando fiori a un collega dopo un’operazione chirurgica. E saranno in grado di organizzare le nostre giornate anche fuori dall’orario di lavoro, ricordandoci, proprio come un assistente personale, il nome dei figli di un amico che non vediamo da molto tempo o la data del suo compleanno.

Intrattenimento e shopping: la rivoluzione degli agenti

L’intelligenza artificiale può giù aiutarci già a scegliere quale serie tv iniziare o consigliarci libri, film e podcast adatti ai nostri gusti. Spotify ha introdotto da tempo un dj che seleziona le canzoni in base alle abitudini di ascolto e Pandora era in grado di trovare la musica giusta già due decenni fa. In cosa differirà l’azione degli agenti IA nell’intrattenimento e nel tempo libero?

Saranno in grado di fare ricerche su una pellicola o controllare la sua disponibilità sulle piattaforme di streaming, darci le notizie per noi più rilevanti in anteprima, creare podcast personalizzati e addirittura automazioni e vere e proprie applicazioni basate sui nostri interessi e le nostre necessità, funzionando come veri e proprie piattaforme e ambienti digitali autogeneranti.

Gli esseri umani non dovranno più apprendere codici o essere dei grafici per sviluppare un software, creare un logo e pubblicarlo sugli store. Le attività di sviluppo saranno dunque totalmente in mano agli agenti.

Secondo la profezia di Bill Gates, inoltre, internet cambierà radicalmente volto. Gli e-commerce potrebbero sparire, sostituiti dagli stessi agenti che troveranno direttamente i prodotti da comprare al prezzo migliore. Social network, motori di ricerca, pubblicità, shopping e strumenti per i lavoro e la produttività saranno tutti un unico servizio.

I limiti allo sviluppo dell’AI: non esiste la tecnologia

Ma come cambierà il settore informatico con gli agenti? Il magnate prevede che non ci sarà una sola azienda che monopolizzerà il mercato, ma vedremo nascere diversi motori di intelligenza artificiale. Alcuni agenti intelligenti saranno gratuiti, anche se gli alti costi di ricerca e sviluppo saranno sostenuti dalla pubblicità, mentre per altri ci saranno piani di abbonamento che permetteranno agli utenti di tenere al sicuro i propri dati. La concorrenza sarà spietata e i costi saranno per questo accessibili a tutti, o quasi.

Prima che questo scenario possa concretizzarsi, però, la tecnologia dovrà affrontare alcune sfide che riguardano in primo luogo la struttura e l’organizzazione dei dati utilizzati dagli agenti. Avranno bisogno di nuovi tipi di database che dovranno permettere al software di catalogare nel modo corretto informazioni qualitative relative a interessi o relazioni, e accedervi senza rappresentare un pericolo per la privacy.

Un’altra incognita è rappresentata dal modo in cui interagiremo con gli agenti. Seguiranno il modello degli assistenti vocali, come Siri e Alexa, come voci racchiuse nei dispositivi? Oppure interagiremo con loro attraverso speciali auricolari, smartwatch o addirittura proiettori di ologrammi? Difficile a dirsi: siamo in un’epoca di transizione in cui lo sviluppo di software, tra AI e metaverso, è diventato decisamente più creativo di quello degli hardware.

Errori e sfide degli agenti dell’intelligenza artificiale

Sarà necessario poi capire se un unico agente potrà occuparsi di ogni funzione o se avremo a nostra disposizione tanti agenti specializzati. E in questo caso sarà da capire se potranno interagire tra loro e quali informazioni potranno scambiarsi. L’agente tutor di matematica e l’agente psicoterapeuta, usando un esempio citato da Bill Gates nel suo blog, potranno parlare della salute mentale dell’utente o delle sue carenze scolastiche?

Bisognerà poi evitare le cosiddette allucinazioni dell’intelligenza artificiale, vale a dire le risposte sbagliate che potrebbero, in questo scenario, costare la carriera o la vita a un essere umano. Bisognerà anche trovare il giusto mezzo tra una sorta di libero arbitrio delle macchine, per permettergli di evolversi e imparare, e un sistema che ne prevenga comportamenti illeciti o illegali.

Privacy e sicurezza: le sfide per la legge e la morale

I temi della privacy e della sicurezza digitale, insomma, continueranno a essere al centro del dibattito pubblico, ancora più di quanto non lo siano oggi. Nel futuro immaginato da Bill Gates gli esseri umani dovranno avere il controllo totale delle informazioni che scambieranno con gli agenti intelligenti. Ma chi possederà tali dati? E come faranno le aziende a garantirne l’uso corretto? Le forze dell’ordine potranno usare le informazioni raccolte da questi software per scovare i criminali?

In ultima analisi il papà di Microsoft si chiede chi sceglierà i valori intrinsechi degli agenti e in che modo questi ne influenzeranno il comportamento. Saranno in grado di dire bugie? Oppure scriveranno informazioni personali dell’utente nelle e-mail di lavoro perché non avranno la stessa discrezione del loro proprietario?

Sembrano domande particolarmente specifiche e strane, ma tanto i legislatori internazionali quanto gli esperti del settore e le grandi aziende stanno lavorando per trovare delle risposte a tutti i quesiti che potrebbero rendere questo strumento potentissimo un aiuto indispensabile nel quotidiano o un’arma nelle mani del capitalismo o di regimi dittatoriali. Bill Gates è convinto che sarà necessaria una forte cornice normativa per regolare il funzionamento degli agenti.

Rimarrebbero però da risolvere le questioni morali, a iniziare da come l’azione dell’intelligenza artificiale modificherà i rapporti umani. Una sorpresa romantica organizzata da un agente avrà lo stesso valore? Un messaggio di auguri inviato da un automatismo sarà gradito?

In un futuro lontano gli agenti intelligenti potrebbero addirittura spingere gli esseri umani a radicali cambiamenti. Con molto più tempo libero potremmo diventare una cultura di pensatori, come ipotizzato da alcuni classici della fantascienza. O magari i nostri discendenti potrebbero trovarsi nella posizione di non dover mai toccare un libro o studiare. E nessun antropologo è in grado di predire oggi come sarà la società del futuro. Di certo c’è che gli agenti arriveranno nelle nostre vite nel giro dei prossimi cinque anni. Ma non è dato sapere quale altra parte della profezia di Bill Gates si realizzerà.