Google licenzia 12mila dipendenti e richiama Brin e Page: cosa succede

Il big tech deve fronteggiare la minaccia del generatore di contenuti ChatGPT e fare i conti con il periodo di crisi che colpisce il settore

Aria di crisi in casa Google. Il big tech da un parte ha licenziato di colpo 12mila dipendenti della capogruppo Alphabet e dall’altra si è visto costretto a richiamare i due fondatori Larry Page e Sergey Brin. I due imprenditori lontani dalla gestione operativa del colosso dal 2019, hanno dovuto fare ritorno alla base dal loro “buen retiro” lontano dal mondo per fronteggiare il più grande pericolo mai fronteggiato da Google nell’era del suo predominio sui motori di ricerca: ChatGPT. Questo bot sviluppato dalla società OpenAI è uno dei più avanzati prodotti di intelligenza artificiale, un generatore di contenuti capace di elaborare saggi o tesi in pochi minuti che potrebbe rivoluzionare il modo di navigare su internet.

Google licenzia 12mila dipendenti e richiama Brin e Page: la minaccia di CahtGPT

Il timore del CEO di Google, Sundar Pichai, è che, grazie alla facilità con cui comprende le istruzioni ricevute e alla sua capacità di usare il linguaggio naturale, ChatGPT possa minacciare il suo motore di ricerca, che rappresenta da solo quasi il 90 per cento del mercato mondiale e genera, attraverso la pubblicità, il 60 per cento degli introiti del gruppo.

La minaccia vera e propria sarebbe rappresentata dall’intenzione di Microsoft di integrare il bot dei miracoli in Bing, il suo motore di ricerca che da anni vaga tra il 3 e il 4% del mercato, a distanze siderali da Google.

Il colosso informatico starebbe trattando con OpenAI, società di ricerca nella quale ha investito un miliardo di dollari nel 2019 e alla cui guida c’è l’ex capo di Y Combinator, Sam Altman, fondatore nel 2015 insieme a Elon Musk (poi uscito dal board nel 2019), Peter Thiel e Reid Hoffman di LinkedIn.

Google licenzia 12mila dipendenti e richiama Brin e Page: l’e-mail

La concorrenza non è però l’unica preoccupazione per il Ceo di Google, Pichai, che nelle ultime ore ha licenziato 12mila dipendenti dell’universo Alphabet, di cui è amministratore delegato, con una e-mail.

“Ho delle notizie difficili da condividere”, inizia la mail con la quale Pichai annuncia il maxi licenziamento in tronco, dichiarando di assumersi la “piena responsabilità della decisione” con il quale il colosso di Mountain View spiega di allinearsi ai tagli già fatti dagli altri big tech come Meta, Twitter e Amazon.

Anche Google deve, infatti, fare i conti con il momento di decrescita di tutto il settore tecnologico che ha già prodotto esuberi di massa di circa il 13% di Meta, società madre di Facebook, Instagram e Whatsapp,  che ha mandato a casa circa 11mila lavoratori, di cui avevamo parlato qui, così come più recentemente Microsoft.

“Questi – ha scritto Pichai- sono momenti importanti per affinare i nostri obiettivi, rivedere la base dei costi e dirottare i nostri talenti e i nostri capitali verso le principali priorità”.

Il Ceo, ha sottolineato che durante la pandemia la società ha goduto di una crescita esponenziale che ha permesso un piano di assunzioni molto differente rispetto alla “realtà economica che stiamo affrontando oggi. Siamo fiduciosi dell’enorme opportunità che abbiamo davanti a noi grazie a la forza della nostra missione, il valore dei nostri prodotti e servizi e i nostri primi investimenti nell’intelligenza artificiale” (qui avevamo parlato del caso Google sull’intelligenza artificiale).