La partita IVA in regime forfettario rappresenta un’opzione fiscale agevolata per i lavoratori autonomi e le piccole imprese in Italia. Questo regime offre semplificazioni contabili e una tassazione ridotta, risultando particolarmente vantaggioso per chi avvia una nuova attività o per chi ha ricavi contenuti.
Indice
Cosa significa regime forfettario in partita IVA
Il regime forfettario è un sistema fiscale che prevede una tassazione agevolata e semplificazioni negli adempimenti contabili per le persone fisiche titolari di partita IVA che esercitano attività d’impresa, arte o professione in forma individuale.
A differenza del regime ordinario, nel quale le imposte sono calcolate sul reddito effettivo con aliquote progressive IRPEF a partire da un 23%, il regime forfettario applica un’imposta sostitutiva fissa:
- 15% sul reddito imponibile;
- 5% per i primi cinque anni di attività, se si rispettano determinati requisiti.
Una delle principali differenze rispetto alla partita IVA in regime ordinario riguarda la gestione dell’IVA. Nel regime forfettario, l’IVA non viene applicata sulle fatture emesse, semplificando così la contabilità e gli adempimenti correlati. Inoltre, nel regime forfettario non è possibile dedurre le spese sostenute per l’attività, poiché il reddito imponibile viene determinato applicando un coefficiente di redditività ai ricavi o compensi, stabilito in base al codice ATECO dell’attività svolta.
Come funziona la partita IVA con regime forfettario
Il funzionamento del regime forfettario si basa su criteri specifici:
- Determinazione del reddito imponibile: si applica un coefficiente di redditività, variabile a seconda dell’attività svolta, ai ricavi o compensi percepiti. Questo coefficiente rappresenta la percentuale di reddito imponibile, mentre la parte restante è considerata forfettariamente come spesa deducibile.
- Tassazione: sul reddito imponibile così calcolato si applica un’imposta sostitutiva del 15%, ridotta al 5% per i primi cinque anni di attività, a condizione che si tratti di una nuova attività e che il contribuente non abbia esercitato, nei tre anni precedenti, attività artistica, professionale o d’impresa anche in forma associata o familiare.
- Semplificazioni contabili: i contribuenti in regime forfettario sono esonerati da molti obblighi contabili, come la tenuta dei registri IVA, e non sono soggetti a ritenuta d’acconto. Tuttavia, sono tenuti a conservare i documenti ricevuti ed emessi e a numerare e conservare le fatture di acquisto e le bollette doganali.
- Contributi previdenziali: i contributi obbligatori versati sono deducibili dal reddito imponibile. Inoltre, per alcune categorie è prevista una riduzione dei contributi previdenziali.
Per accedere al regime forfettario, è necessario rispettare specifici requisiti:
- Limite dei ricavi o compensi: non superare 85.000 euro annui;
- Spese per personale: non sostenere spese per un ammontare complessivo superiore a 20.000 euro lordi annui per lavoro accessorio, dipendenti e collaboratori;
- Redditi da lavoro dipendente o pensione: non aver percepito l’anno precedente redditi superiori a 30.000 euro annui da lavoro dipendente o assimilati.
I requisiti per accedere al regime forfettario
Per accedere al regime forfettario, è fondamentale soddisfare specifici requisiti stabiliti dalla normativa fiscale italiana:
- Limite di reddito da lavoro dipendente o pensione: nell’anno precedente, i redditi derivanti da lavoro dipendente o pensione non devono superare i 000 euro lordi. Tuttavia, se il rapporto di lavoro è cessato entro il 31 dicembre 2023, questo limite non si applica.
- Residenza fiscale: è necessario avere la residenza fiscale in Italia. Sono ammessi anche i residenti in uno Stato membro dell’Unione Europea o in un Paese aderente all’Accordo sullo Spazio Economico Europeo, a condizione che almeno il 75% del reddito complessivo sia prodotto in Italia.
- Partecipazioni in società: non si deve essere soci di società di persone (come SNC o SAS), associazioni professionali o imprese familiari. Questa restrizione mira a evitare sovrapposizioni tra attività individuali e collettive che potrebbero complicare la determinazione del regime fiscale applicabile.
- Regimi speciali IVA: non è possibile aderire al regime forfettario se si esercita un’attività soggetta a regimi IVA speciali, come quelli previsti per l’agricoltura, i monopoli di Stato, le agenzie di viaggio o la vendita di beni usati. Queste attività hanno già regimi fiscali particolari che non sono compatibili con il forfettario.
- Partecipazione in SRL: non si deve detenere una partecipazione superiore al 50% in una società a responsabilità limitata (SRL) che opera nello stesso settore di attività dell’individuo, né ricoprire il ruolo di amministratore in tale società. Questa misura previene l’utilizzo del regime forfettario per attività svolte attraverso strutture societarie più complesse.
- Rapporti con ex datori di lavoro: l’attività svolta non deve essere rivolta prevalentemente (oltre il 50% del fatturato) verso un datore di lavoro attuale o con cui si è intrattenuto un rapporto di lavoro nei due anni precedenti. Questo requisito impedisce l’utilizzo del regime forfettario per mascherare rapporti di lavoro subordinato come attività autonome.
Quanto puoi fatturare con il regime forfettario?
Il regime forfettario prevede un limite massimo di ricavi o compensi pari a 85.000 euro annui. Se durante l’anno si supera questo limite, ma non si oltrepassano i 100.000 euro, si rimane nel regime forfettario per l’anno in corso, ma si è obbligati a transitare al regime ordinario a partire dall’anno successivo.
Tuttavia, se i ricavi o compensi superano i 100.000 euro in un anno, l’uscita dal regime forfettario è immediata. Ciò significa che, dal mese successivo al superamento di tale soglia, si applicano le regole del regime ordinario, con tutti gli obblighi contabili e fiscali correlati, inclusa l’applicazione dell’IVA sulle operazioni effettuate.
È quindi fondamentale monitorare costantemente l’andamento dei propri ricavi o compensi per evitare sorprese e garantire una corretta gestione fiscale della propria attività.
Come aprire la partita IVA forfettaria e quanto costa
L’apertura della partita IVA forfettaria segue alcuni passaggi chiave, che richiedono attenzione per garantire la conformità fiscale. Ecco i principali step:
- Determinazione del codice ATECO: identifica il codice che meglio descrive l’attività che intendi svolgere. Questo codice è essenziale per classificare correttamente la tua attività ai fini fiscali.
- Compilazione del modello AA9/12: questo modulo, disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate, deve essere compilato con i tuoi dati personali e le informazioni relative all’attività.
- Invio della dichiarazione di inizio attività: puoi presentare il modello AA9/12:
- Online: attraverso i servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate, se possiedi le credenziali necessarie;
- Di persona: recandoti presso un ufficio dell’Agenzia delle Entrate;
- Tramite intermediario: affidandoti a un commercialista o a un consulente fiscale.
Per quanto riguarda i costi per avviare una partita IVA, invece, variano in base alla tipologia di attività. Ecco un riepilogo dei principali costi:
- Liberi professionisti: l’apertura è gratuita se gestita autonomamente, ma l’assistenza di un commercialista può comportare un costo variabile, generalmente intorno ai 200 euro.
- Artigiani e commercianti: oltre alla partita IVA, è necessaria l’iscrizione al Registro delle Imprese, che comporta:
- Imposta di bollo: circa 17,50 euro;
- Diritti di segreteria: circa 18 euro;
- Diritto camerale annuale: variabile tra 50 e 120 euro a seconda della provincia e dell’attività;
- Eventuale SCIA: costo variabile, generalmente fino ai 200 euro, in base al Comune e all’attività;
- Assistenza di un professionista: il costo può aumentare di ulteriori 300 euro o più.
Oltre ai costi diretti, è necessario prevedere spese per strumenti obbligatori come PEC e firma digitale:
- PEC: i costi variano tra 5 e 50 euro all’anno.
- Firma digitale: il costo varia tra 30 e 70 euro.
Pagamento dei contributi nel regime forfettario
Anche nel regime forfettario è previsto il pagamento dei contributi previdenziali, essenziali per garantire la copertura pensionistica e assistenziale. I contributi da versare vengono calcolati sulla base dell’imponibile, che può essere individuato moltiplicando quanto si è incassato durante l’anno per un valore percentuale, che varia in base alla tipologia di attività.
Chi si trova in regime forfettario può accedere ad una riduzione del 35% dei contributi fissi e variabili, rispetto a chi invece è in un regime ordinario. In linea generale, la quota di contributi da versare varia di anno in anno: per il 2024, ammonta al 26,04% del reddito imponibile.
Cosa si può scaricare con la partita IVA forfettaria?
Nel regime forfettario, la determinazione del reddito imponibile avviene in modo semplificato, senza considerare le spese effettivamente sostenute. Questo significa che non è possibile dedurre o “scaricare” tutte le spese che un contribuente standard potrebbe detrarre. Tuttavia, ci sono alcune eccezioni. Infatti, i versamenti effettuati alle casse previdenziali di appartenenza possono essere dedotti dal reddito imponibile, riducendo così la base su cui viene applicata l’imposta sostitutiva.
Tutte le altre spese professionali, come acquisti di beni strumentali, spese di formazione o viaggi di lavoro, non sono deducibili in questo regime. Inoltre, i contribuenti forfettari non possono beneficiare delle detrazioni IRPEF per spese personali, come quelle mediche o per ristrutturazioni edilizie, poiché non sono soggetti al regime ordinario dell’IRPEF.
Come chiudere la partita IVA forfettaria
Chiudere una partita IVA può essere necessario per diverse ragioni, come la cessazione dell’attività, il passaggio a un’altra forma giuridica o l’interruzione temporanea del lavoro autonomo. Per farlo in modo corretto, è necessario seguire una procedura ben definita.
Ecco i principali passaggi per chiudere la partita IVA forfettaria:
- Compilazione del modello AA9/12: bisogna utilizzare il modulo ufficiale dell’Agenzia delle Entrate per dichiarare la cessazione dell’attività. Il modello deve essere compilato con attenzione, riportando tutti i dati richiesti.
- Presentazione del modello: il modulo può essere presentato:
- Online, tramite i servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate, se si dispone delle credenziali necessarie;
- Di persona, recandosi presso un ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate;
- Tramite intermediario, come un commercialista o consulente fiscale.
- Cessazione delle posizioni previdenziali: è fondamentale notificare la cessazione dell’attività agli enti previdenziali di riferimento, come l’INPS o eventuali casse professionali, per interrompere l’obbligo contributivo.
- Adempimenti presso la Camera di Commercio: se l’attività è iscritta al Registro delle Imprese, è necessario comunicare la cessazione anche alla Camera di Commercio, utilizzando la procedura ComUnica.
Per chiudere correttamente la partita IVA, è importante considerare alcuni aspetti:
- Tempistiche: il modulo AA9/12 deve essere presentato entro 30 giorni dalla data di cessazione per evitare sanzioni amministrative.
- Costi: la procedura è generalmente gratuita, salvo eventuali spese per l’assistenza di un consulente o diritti camerali, se richiesti.
- Conservazione dei documenti: anche dopo la chiusura, è obbligatorio conservare la documentazione fiscale e contabile per almeno 5 anni, in caso di controlli.
Seguire con precisione ogni passaggio è essenziale per evitare problemi futuri. In caso di dubbi o difficoltà, affidarsi a un consulente esperto può essere una scelta vincente per gestire l’intero processo in modo fluido e senza errori.