Divorzio, scattano i controlli fiscali: quanto costa separarsi

I controlli fiscali in caso di divorzio diventano più stringenti: ecco cosa rischia chi mente sui propri redditi con la riforma Cartabia

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Portare avanti un processo di separazione o divorzio non è mai cosa semplice. A quelli già esistenti, si aggiunge un altro passaggio, che potrebbe del tutto cambiare le “regole del gioco”. Tutto ruota intorno alla determinazione dell’assegno di mantenimento dell’ex coniuge o dei figli. Potrebbero diventare la norma dei controlli fiscali approfonditi.

Divorzio: verifica del reddito

La riforma Cartabia pone in evidenza tutte le possibili connessioni tra indagini tributarie e finanziarie e i processi civili in atto. Attenzione soprattutto alla fase di determinazione dell’assegno di mantenimento in seguito a un processo di divorzio o separazione.

Nel corso di un dibattimento di questa natura, infatti, potrebbero emergere delle enormi problematiche connesse a redditi differenti da quelli dichiarati. L’effetto a decorrere della riforma Cartabia è dal 28 febbraio 2023 e ha apportato in merito alcune novità che meritano un approfondimento.

Stando alla disciplina antecedente, si richiede a entrambi i coniugi di presentare la rispettiva dichiarazione dei redditi. A ciò si aggiungono eventuali ulteriori documentazioni che possano meglio definire il proprio patrimonio personale e comune.

Il tribunale può poi decidere di disporre delle indagini approfondite su tali redditi, qualora vi fossero casi di contestazione. Si procederà, dunque, a un’analisi del tenore di vita effettivo di uno o più soggetti, e sui patrimoni eventualmente celati. In casi più gravi potrebbe essere coinvolta anche la polizia tributaria.

I coniugi hanno il diritto di contestare i redditi, avendo sospetto o certezza di una dichiarazione monca o volutamente fraudolenta dei redditi dell’ex coniuge. Al momento della contestazione, il giudice incaricato del caso potrà disporre delle indagini, attraverso apposita delega alla Guardia di Finanza territoriale. Una prospettiva che potrebbe, in potenza, portare a svelare situazioni molto complesse, tali da aprire differenti procedimenti. La polizia tributaria può infatti sfruttare ogni strumento a propria disposizione, andando anche a caccia di conti segreti in paradisi fiscali, avendone il sospetto.

Riforma Cartabia

Tutto ciò, come detto, rientra nella disciplina antecedente la riforma Cartabia. Cos’ha dunque apportato come modifica quest’ultima? Nessun potere d’indagine viene rimosso. Non si mira ad alleggerire quando a rendere più gravosa la posizione delle parti, qualora evidenziato un reato.

Il giudice può ordinare d’ufficio l’integrazione della documentazione depositata dalle parti. Al tempo stesso è autorizzato a disporre ordini di esibizione e indagini sui redditi, l’effettivo tenore di vita e il patrimonio, anche nei confronti di terzi. Ciò può avvenire a prescindere da un’eventuale contestazione delle parti.

Qualora l’Amministrazione finanziaria dovesse rilevare differenze tra la dichiarazione e l’effettiva realtà finanziaria, spetterà al contribuente dimostrare che tale determinazione è errata. Di fatto vige l’onere della prova contraria, considerando come all’Amministrazione basti la semplice rilevazione dei dati per evidenziare come assolto il proprio onere di prova.

Ulteriore principio viene inoltre fissato dalla Corte di Cassazione. Le indagini bancarie eventuali hanno valore probatorio, da ricondurre poi alle presunzioni legali, che possono essere assolute, in assenza di ammissione della prova contraria. In sintesi? Se ritenuto colpevole d’aver celato dei redditi, il coniuge in questione dovrà pagare un assegno di mantenimento più elevato, deciso dal giudice, pagare più tasse, in comparazione ai propri reali profitti, e ritrovarsi al centro di un procedimento penale.