Benzina, sentenza ribalta tutto: la novità sui prezzi

Accolto il ricorso di due federazioni di gestori ma il Mimit annuncia appello al Consiglio di Stato. Le associazioni di consumatori: misura inefficace

Foto di Giorgio Pirani

Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

La disposizione che imponeva l’esposizione dei cartelli con i prezzi medi di benzina e diesel presso i distributori è stata dichiarata illegittima dal Tar del Lazio. Questa decisione è stata presa in seguito al ricorso presentato da Fegica (Federazione Gestori Impianti Carburanti e Affini) e Figisc (Federazione Italiana Gestori Impianti Stradali).

Il decreto, approvato il 31 marzo e entrato in vigore ad agosto, era stato fortemente sostenuto dal ministro per le Imprese e il made in Italy, Alfonso Urso. Esso stabiliva le modalità con cui gli esercenti dovevano comunicare obbligatoriamente i prezzi dei carburanti.

Prezzi in calo ad ottobre

Il Mimit ha incaricato l’Avvocatura dello Stato di presentare un appello immediato al Consiglio di Stato, chiedendo la sospensione degli effetti della sentenza del Tar del Lazio che ha annullato il decreto. L’annullamento è avvenuto senza la prevista comunicazione preventiva al Presidente del Consiglio dei ministri e senza il parere del Consiglio di Stato.

Il ministero sottolinea che la decisione del Tar si limita a questioni procedurali e non mette in discussione l’obbligo stabilito dalla legge riguardo all’esposizione del cartello. Aggiunge che nonostante le turbolenze geopolitiche, la norma ha dimostrato la sua efficacia, evidenziata dalla costante diminuzione dei prezzi che perdura da oltre un mese.

Attualmente, i prezzi si collocano a 1,827 euro al litro per il gasolio e a 1,838 euro al litro per la benzina, registrando una diminuzione di circa 10 centesimi al litro rispetto al 10 ottobre scorso. Il ministero afferma inoltre che nei mesi recenti, il prezzo industriale di benzina e gasolio in Italia è stato inferiore a quello degli altri grandi Paesi europei.

Le associazioni di consumatori: misura inefficace

Le opposizioni, con il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle in testa, criticano il governo per la figuraccia derivante dallo stop del Tar al decreto sui cartelli, accusandolo di adottare misure demagogiche e inefficaci. Le associazioni dei consumatori concordano, sostenendo che l’annullamento del decreto non avrà alcun impatto sulle famiglie. Il Codacons evidenzia che nonostante la misura avesse l’obiettivo di garantire maggiore trasparenza, non ha prodotto gli effetti sperati nel contenimento dei prezzi dei carburanti.

Il presidente di Assoutenti assicura che, in caso di rimozione dei cartelloni con i prezzi medi dei carburanti dai distributori stradali, saranno avviate verifiche approfondite in tutta Italia per evitare eventuali aumenti dei prezzi da parte dei gestori. L’Unione Nazionale Consumatori propone l’introduzione dell’app carburanti prevista dal decreto-legge del 14 gennaio 2023, sottolineando che questa educerebbe gli automobilisti a fare rifornimento nel distributore più conveniente della zona, a differenza del prezzo medio che fornisce informazioni distorte e erronee.

La norma sui cartelli, contestata dai gestori, è entrata in vigore l’1 agosto, nel bel mezzo delle polemiche sull’aumento del costo della benzina che ha superato i due euro, anche a causa della decisione del governo di rinnovare il taglio delle accise. Nonostante le proteste, la norma ha richiesto più di sei mesi per essere attuata. Essa impone agli esercenti l’obbligo di esporre non solo i prezzi praticati, ma anche i prezzi medi regionali per benzina e gasolio (self-service) e per metano e gpl (servito). In autostrada, i cartelli indicano il prezzo medio per la rete autostradale, identico in tutte le regioni. La norma prevede sanzioni da 200 a 2.000 euro, in base al fatturato, e la sospensione dell’attività dopo quattro violazioni.