Benzina, Antitrust boccia l’esposizione prezzi medi

L'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha segnalato diverse "controindicazione" sulla misura adottata dal Governo

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

L’obbligo di esporre il prezzo medio regionale di benzina e diesel disposto dal Governo Meloni ha fatto scoccare la scintilla con le organizzazioni dei benzinai portando allo sciopero nazionale dei gestori degli impianti, ma a ritenere “non necessaria” la misura è anche l’Antitrust. Lo ha spiegato in audizione alla Camera il presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, Roberto Rustichelli, che, pur apprezzando “lo spirito e gli obiettivi” del decreto legge sulla trasparenza dei prezzi dei carburanti, ma segnala alcune “controindicazioni”.

Benzina, Antitrust boccia l’esposizione prezzi medi: l’audizione di Rustichelli

Tra le norme varate dal Cdm sui carburanti, è stato previsto per i distributori l’obbligo giornaliero di comunicare il prezzo di vendita praticato e il prezzo medio su base regionale. Secondo il provvedimento il prezzo medio giornaliero pubblicato dal ministero delle Imprese, dovrà dunque essere esposto dai gestori, insieme al prezzo praticato alla pompa (qui avevamo spiegato cosa cambia con il decreto benzina mentre qui per sapere quanto vale e a chi va il bonus benzina 2023).

Di fronte alla Commissione attività produttive, il numero uno dell’Antitrust ha però affermato che “la media aritmetica del prezzo regionale risulta molto poco rappresentativa dell’effettivo contesto competitivo in cui un impianto di distribuzione di carburanti opera” e questo perché un impianto di distribuzione di carburanti “risulta effettivamente in concorrenza soltanto con gli impianti situati a pochi chilometri di distanza che possono costituire una concreta alternativa per il consumatore”.

Per Rustichelli “la conoscibilità da parte dei consumatori dei prezzi praticati dal distributore è un obiettivo auspicabile” e che “informazioni puntuali, chiare, certe e tempestive sul prezzo applicato dal distributore rendono il consumatore soggetto attivo in grado di valutare correttamente le offerte”.

Secondo quanto spiegato dal presidente dell’Agcm “potrebbe facilmente verificarsi che, per motivi collegati ai costi e alla logistica, alla densità di distributori, nonché al livello della domanda, il prezzo in una determinata sotto-zona sia diverso da quello medio regionale, che quindi costituirebbe un indicatore non rappresentativo della situazione locale e, come tale, poco utile al consumatore”.

L’esposizione del doppio cartello avrebbe inoltre la controindicazione di indirizzare automaticamente le imprese su un “prezzo focale” cioè un parametro fisso da seguire che ridurrebbe la concorrenza sui prezzi tra distributori, a discapito degli automobilisti che invece ne potrebbero beneficiare.

Al termine dell’analisi in audizione, Rustichelli ha annunciato l’avvio di un’indagine conoscitiva da arte dell’Autorità della durata dai due ai tre mesi, per tracciare le “dinamiche competitive della filiera di carburanti per autotrazione, al fine analizzare l’andamento dei prezzi e alcune fasi specifiche della filiera petrolifera”.

Benzina, l’istruttoria dell’Antitrust

Alcuni giorni fa l’Antitrust aveva annunciato di avere riscontrato delle irregolarità da parte di alcune grandi compagnie petrolifere e di aprire un’istruttoria, per verificare se siano stati applicati prezzi alla pompa diversi da quelli pubblicizzati o non siano state comunicate le variazioni.

A finire sotto la lente dell’Autorità, Eni Spa, Esso Italiana Srl, Italiana Petroli Spa, Kuwait Petroleum Italia Spa, Tamoil Italia Spa, accusate di violazione dell’articolo 20 del Codice dei consumatori e in particolare di omessa diligenza sui controlli della rete dei distributori.