Cos’è l’ascensore sociale e perché è importante

Cosa si intende per ascensore sociale e perché è un indice dello stato di salute economico della nostra società: ecco cosa sapere in merito

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta si sentiva parlare spesso di “ascensore sociale”: le nuove generazioni riuscirono infatti a raggiungere uno stato sociale più elevato – rispetto a quello di provenienza – grazie ad esempio all’istruzione.

Ed è in questo contesto, che l’immagine dell’ascensore che sale e scende per raggiungere diversi piani, risulta essere esplicativa. A definire il concetto di “ascensore sociale” è l’Enciclopedia Treccani che lo descrive come “il processo che consente e agevola il cambiamento di stato sociale e l’integrazione tra i diversi strati che formano la società”. In altri termini, consente ad un individuo di innalzare la propria condizione sociale attraverso il lavoro, l’istruzione e la crescita economica di uno Stato.

Istruzione e demografia

Nel corso degli ultimi 50 anni il livello di istruzione medio in Italia è aumentato. I laureati rappresentano oggi il 14% dei soggetti tra 50 e 64 anni, a fronte del 28% per la fascia 30-39 anni. Occorre però aggiungere un altro aspetto a questa analisi.

L’aumento si registra in termini relativi, considerando il calo demografico che bilancia il conteggio. A ciò si aggiunge anche la “diaspora” dei giovani laureati italiani. Il sistema lavoro nel nostro Paese è bloccato, gli stipendi sono visti al ribasso e in molte realtà occorre lottare per veder rispettare i propri diritti. Se a ciò si aggiunge anche il costo della vita di alcuni centri urbani, è facile comprendere la necessità di fuga.

L’Istat ha quantificato in un milione gli italiani espatriati tra il 2012 e il 2021. Di questi un quarto possiede un titolo di laurea. Ciò si traduce in un 5-8% annuo di giovani altamente formati che preferiscono seguire la propria strada altrove.

Se è vero che il sistema lavoro è bloccato in Italia, occorre anche precisare come quello dell’istruzione sia incapace di intercettare le necessità d’impiego nel Paese. Urge una rivisitazione del sistema di istruzione, che miri a esaltare competenze fondamentali, formando in una maniera tale da garantire un’aderenza dei programmi di studio alla realtà del Paese e dell’Europa tutta.

Qual è la situazione attuale in Italia

A definirla è uno studio dal titolo “Istruzione, reddito e ricchezza: la persistenza tra generazioni in Italia” che porta la firma di Giovanni D’Alessio e di Luigi Cannari, ricercatori del dipartimento di Economia e Statistica della Banca d’Italia. Stando a quanto rilevato, in Italia l’ascensore sociale sta vivendo un momento di “blocco”, ovvero coloro che nelle generazioni passate facevano parte di un determinato ceto sociale, sono rimasti nella stessa situazione, mentre nelle generazioni presenti, lo stallo è importante. Reddito di lavoro, ricchezza e istruzione tendono a essere ereditati di padre in figlio e questo porta il Bel Paese a essere tra quelli con una minore mobilità tra le generazioni.

Questa situazione di “fermo” porta dunque le generazioni attuali a non raggiungere il gradino successivo e di conseguenza, a non fare il salto di qualità. Si tratta di una condizione causata da fattori quali:

  • il lavoro. In questo contesto, l’assunzione per “raccomandazione” difficilmente porta i soggetti del ceto medio-basso a salire di livello;
  • la scuola. Spesso la scelta del tipo di scuola superiore a cui iscriversi è condizionata dal grado di scolarità dei genitori, al punto che “Gli studenti si autoselezionano nelle diverse tipologie di istruzione secondaria (o nell’abbandono scolastico) sulla base dei risultati precedentemente conseguiti e della professione e del titolo di studio dei propri genitori. Tale meccanismo determina una segmentazione della popolazione di studenti (ad esempio tra licei e scuole professionali) fortemente correlata con le classi sociali di provenienza”.

A sostenere questo fermo nella scuola è anche l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse): dati alla mano, il numero di studenti quindicenni proveniente da ambienti più svantaggiati e capaci di raggiungere buoni risultati nel Programma di valutazione internazionale delle competenze degli studenti in lettura, matematica e scienze, è inferiore rispetto alla media Ocse. Dunque, la scuola italiana non fa abbastanza per gli studenti meno fortunati.

Dal punto di vista della ricchezza invece, l’Italia può essere considerata tra i Paesi con livelli elevati di persistenza intergenerazionale e dove si riscontra un aumento delle condizioni economiche, dal punto di vista della ricchezza.