Scandalo sulle armi all’Ucraina: di cosa è accusata l’Italia

Armi da rottamare, inutilizzabili e soldi spesi per la manutenzione: ecco le accuse del New York Times agli Usa e all'Italia, col Governo che però si difende

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Dagli Stati Uniti esplode lo scandalo sulle forniture di armi all’Ucraina, con un caso che coinvolgerebbe anche l’Italia direttamente. Il New York Times, attraverso un’inchiesta, avrebbe infatti fatto emergere che le armi giunte in terra ucraina non solo sarebbero state insufficienti per aiutare la difesa del Paese, ma soprattutto che si sarebbe trattato di un rifornimento di mezzi incapaci e da rottamare. Dure e pesanti accuse da parte del giornale americano che punta il dito anche contro il Bel Paese e il Governo che però, dal canto suo, si difende e smentisce ogni attacco che arriva dalla Grande Mela.

Armi da rottamare

Dovevano essere “usato sicuro”, ma alla fine si sarebbero dimostrate arme inutili, da rottamare e per le quali sarebbero stati spesi milioni inutilmente. A scoperchiare il vaso di Pandora è stato il New York Times, che in un’inchiesta ha svelato che i semoventi, blindati e fuoristrada inviati da diversi Paesi all’Ucraina non solo sarebbero stati logori, ma anche non funzionanti. E sullo sfondo aleggia il sospetto della corruzione che continua a essere altissima, con dei funzionari che potrebbero avere intascato dei soldi inviando armi non idonee a Kiev.

Oltre a non essere utilizzabili, sempre secondo la ricostruzione del NYT, le forniture ricevute dai Paesi alleati sarebbero poi state rimesse a posto dall’Ucraina, che avrebbe dovuto sborsare fior di milioni a società americane per aggiustarle. Ma dal Pentagono arrivano le smentite, con il top manager della Ultra Defense Matthew Herring che ha sottolineato che al momento della cessione dei semoventi a Kiev tutto era perfettamente funzionante. Una volta arrivati in Ucraina, però, qualcosa non sarebbe andato come doveva.

Herring ha puntato il dito contro l’esercito ucraino, colpevole secondo lui di non aver saputo gestire le armi giunte nel Paese come dono per la guerra. Ma gli Usa non sarebbero il solo Paese ad aver donato armi inutilizzabili. Tra questi, ci sarebbero anche le munizioni pakistane, i surplus marocchini, la contraerea giordana e anche gli elicotteri slovacchi. Tutti regali che una volta spacchettati avrebbero mostrato la loro inadeguatezza ad essere utilizzati contro l’esercito russo che da febbraio 2022 mette a ferro e fuoco l’Ucraina.

Le accuse all’Italia

Tra i Paesi a finire nel mirino del New York Times con pesanti accuse c’è anche l’Italia. Al Belpaese, infatti, viene puntato contro il dito per 13 cannoni mobili M109 L prelevati dai magazzini italiani e trasferiti al fronte ucraino.

Una volta giunti in Ucraina, infatti, i mezzi sarebbero stati solo ferri vecchi e quasi inutilizzabili, con l’esercito che si sarebbe fatto carico della manutenzione per cercare di metterli in campo nella guerra contro l’Ucraina. Dal canto suo il Governo, per conto del Ministero della Difesa, si difende sottolineando che non solo le accuse dal NYT sono false, ma soprattutto che Zelensky e i suoi erano a conoscenza dello stato delle armi.

Il Ministero, ha dichiarato, aveva già informato l’Ucraina delle condizioni pessime di quei semoventi da 155 millimetri, rimasti per oltre un decennio all’aria aperta tra le risaie del Vercellese. La risposta di Kiev, però, è stata comunque positiva, con l’Ucraina che avrebbe comunque accettato le armi per poi revisionarle sul proprio territorio una volta ricevute.