Ogni anno la nostra spazzatura percorre un lungo e inutile viaggio

Un recente studio di Utilitalia ha rivelato che, ogni giorno, su strade e autostrade, viaggiano centinaia di tir che trasporta in media 25 tonnellate rifiuti

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Secondo uno studio condotto da Utilitalia, federazione che rappresenta le imprese del settore idrico, ambientale ed energetico, ogni giorno centinaia di camion circolano sulle strade e autostrade italiane trasportando in media 25 tonnellate di rifiuti. Alla fine dell’anno, questi camion percorrono incredibili 68 milioni di chilometri. Per rendere l’idea, questa distanza equivale a circa 48 mila viaggi in auto da Milano a Palermo, 10.500 voli da Milano a New York e 3.522 tratte tra l’Italia e le Isole Chatham, che sono il luogo più lontano dall’Italia. Tuttavia, dobbiamo precisare che qui non stiamo parlando delle prossime vacanze, ma del tragitto che i rifiuti compiono annualmente in Italia per essere smaltiti correttamente.

Il turismo dei rifiuti: un problema ambientale e sociale

È evidente che se ogni regione si occupasse della gestione circolare dei rifiuti, queste situazioni non si verificherebbero. E questo sarebbe vantaggioso anche per il clima, poiché si eviterebbe l’emissione di oltre 40mila tonnellate di CO2 causate dai gas di scarico dei camion dedicati al trasporto dei rifiuti. Secondo stime di Rif ricerche, infatti, quotidianamente circolano ben 244 camion, e 187 di questi partono sempre da due regioni: Lazio e Campania (seguiti da Liguria, Puglia e Toscana). Così, nel corso di un anno, i camion diventano circa 90mila.

Questo trasporto di rifiuti potrebbe essere evitato se solo la politica non ostacolasse la costruzione di impianti dedicati allo smaltimento direttamente nelle regioni in cui i rifiuti vengono prodotti. Ma la diffusa ipocrisia permette di chiudere gli occhi e di allontanare i rifiuti altrove, in altre regioni o all’estero. Ovunque, purché non vengano smaltiti “in casa” per evitare l’inquinamento.

I rifiuti, quindi, circolano abbondantemente, più delle merci e delle persone. Rifiuti organici, vetro, plastica, imballaggi e rifiuti non differenziati vengono trasportati in grandi quantità.

Rifiuti: il “turismo” italiano è da Nord a Sud

Nel 2022, in Italia, sono state trattate 3,1 milioni di tonnellate di rifiuti in regioni diverse da quelle di produzione. Un dato che, oltre a rappresentare un problema ambientale, è anche un’anomalia economica. La maggior parte di questi rifiuti, infatti, proviene dal Mezzogiorno e dal Centro Italia e finisce al Nord, dove si concentrano gli impianti di smaltimento. Questo comporta un aumento dei costi di trasporto e di smaltimento, che ricadono sui cittadini di tutte le regioni. La Lombardia, per esempio, regione autosufficiente per la gestione dei rifiuti, si è accollata solo nel 2022 rifiuti indifferenziati per 39mila tonnellate proveniente per gran parte da Trentino, Lazio e Liguria.

Questo fenomeno è dovuto a una serie di fattori, tra cui la mancanza di impianti di smaltimento adeguati nel Mezzogiorno e la maggiore concentrazione di popolazione al Nord. Per risolvere questo problema è necessario promuovere la realizzazione di nuovi impianti di smaltimento nel Mezzogiorno e incentivare il riciclo e la riduzione dei rifiuti.

Il lungo viaggio dell’umido: disparità tra regioni italiane

I rifiuti organici raccolti al Centro e al Sud Italia finiscono prevalentemente nei camion diretti al Nord. Secondo l’ultimo rapporto Ispra del 2022, i maggiori quantitativi di rifiuti organici si spostano dalla Campania (490mila tonnellate, 24,7%) e dal Lazio (285mila tonnellate, 14,3%).

La maggior parte di questi materiali finisce quasi sempre in Veneto, Lombardia e Friuli Venezia Giulia. Anche la Toscana esporta il 10% dei propri rifiuti organici nel Nord Est, seguita dalla Puglia con un totale di 150 tonnellate. La Sicilia invia fuori regione 91mila tonnellate, mentre l’Abruzzo ne spedisce 45mila. La piccola Basilicata, che non dispone di alcun impianto di trattamento biologico, esporta 44mila tonnellate che finiscono in quattro regioni: Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto.

Questo spostamento della spazzatura è il risultato di una mancanza di infrastrutture, come indicato nel rapporto dell’Ispra, che è stata osservata in alcune zone del Centro-Sud dell’Italia. Questa disparità è chiaramente evidente: nel Nord del Paese si trovano più della metà degli impianti di compostaggio (174 su 293), 29 dei 42 impianti di trattamento integrato e 18 dei 21 impianti di digestione anaerobica.

Rifiuti italiani: un’export che costa

Nel corso del 2021, un totale di 402.000 tonnellate di rifiuti ha trovato la sua destinazione anche al di fuori dei confini nazionali. In cima alla lista dei territori che hanno effettuato queste spedizioni troviamo la consueta presenza della Campania, con quasi 251.000 tonnellate, seguita dal solito Lazio con 71.000 tonnellate. Tuttavia, è interessante notare che anche il Friuli-Venezia Giulia ha contribuito significativamente con oltre 34.000 tonnellate, seguito dall’Emilia Romagna con circa 22.000 tonnellate, dal Veneto con 14.000 tonnellate e dalla Calabria con 7.000 tonnellate. In coda alla lista, con solamente 2.000 tonnellate, troviamo la Lombardia.

La Campania ha optato per l’invio dei suoi rifiuti verso diverse destinazioni internazionali, tra cui Spagna, Portogallo, Germania, Austria e Paesi Bassi. Nel caso del Lazio, le destinazioni scelte sono state Portogallo e Cipro, mentre carta e cartone sono stati spediti in Austria. Sorprendentemente, un considerevole quantitativo di 11.000 tonnellate di rifiuti è stato destinato alle discariche in Ungheria. Nel frattempo, la Sicilia ha preso la decisione di inviare i propri rifiuti direttamente in Danimarca per lo smaltimento, un’operazione che comporterà inevitabilmente costi elevati. Attualmente, lo smaltimento di una tonnellata di rifiuti nei propri impianti ha un costo di 250 euro per tonnellata, ma inviarli in Danimarca, a Roskilde, comporterà un sovrapprezzo di ben 130 euro per tonnellata.

Costi e sfide dello smaltimento dei rifiuti in Italia

Il problema dello smaltimento dei rifiuti in Italia è complesso e costoso. Le regioni italiane lottano mensilmente per trovare risorse per la gestione dei rifiuti, con costi che ammontano a milioni di euro. Ad esempio, nel Lazio, si spendono circa 3 milioni di euro al mese, arrivando a quasi 36 milioni di euro all’anno. Questi costi gravano sui cittadini, che affrontano la mancanza di impianti per la gestione dei rifiuti non differenziati e una raccolta differenziata inefficace.

Anche in diverse città come Roma e Firenze, si trasportano grandi quantità di rifiuti verso il Nord, con costi significativi per il trasporto e lo smaltimento. Questo comporta anche problemi di inquinamento dovuti ai numerosi camion coinvolti. La Campania cerca di ridurre i costi, ma la situazione rimane sfidante. Nel frattempo, la Sicilia ha optato per l’invio diretto dei rifiuti in Danimarca, a un costo superiore alla media italiana.

In generale, lo smaltimento dei rifiuti in Italia continua a essere una sfida costosa e problematica dal punto di vista ambientale.

Impatti ambientali e obiettivi Ue

La gestione dei rifiuti in Italia è un problema in crescita. Nel 2021, ben 480mila tonnellate di rifiuti urbani, pari al 19% del totale nazionale, sono stati smaltiti in discariche senza alcun trattamento, rappresentando un aumento di 113mila tonnellate rispetto all’anno precedente. Questo dato va in controtendenza con le regole dell’Unione Europea, che prevedono che il 10% o meno dei rifiuti debba finire in discarica entro il 2025 nei paesi membri. L’Italia è divisa in due per quanto riguarda la distribuzione dei rifiuti in discarica, con il 41% che finisce al Centro e il 36,7% al Sud. La Sicilia detiene il record negativo, con il 51,5% dei rifiuti urbani smaltiti in discarica rispetto a quelli prodotti. Questi dati riflettono una strategia che favorisce il Nord a scapito delle altre regioni, secondo quanto sottolineato dall’Ispra, creando un allarme ambientale crescente.

Obiettivi europei al 2035 sull’economia circolare

L’Italia si trova di fronte a una sfida significativa per raggiungere gli obiettivi stabiliti nel pacchetto europeo sull’economia circolare entro il 2035. È necessario creare almeno 30 impianti per il trattamento dei rifiuti organici e il recupero energetico delle frazioni non riciclabili, con una capacità totale di 5,9 milioni di tonnellate. Senza una accelerazione decisa, diventerà impossibile raggiungere i target dell’Unione Europea, che prevedono un tasso di riciclaggio effettivo del 65% e un utilizzo della discarica inferiore al 10% per l’intero volume dei rifiuti raccolti.