L’Italia occupa i primi posti in Europa per la gestione rifiuti

L'Italia è tra i primi posti in Europa, attestando il tasso di riciclo dei rifiuti urbani, quelli prodotti cittadini, su un ottimo 50%, la media UE è al 47%

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

L’impatto che l’uomo e la nostra società sempre più consumistica hanno sull’ambiente sta avendo effetti preoccupanti. Il progresso economico e l’aumento dei consumi portano a un aumento esponenziale dei rifiuti, con effetti dannosi sul nostro ambiente e sulla nostra salute. È urgente trovare delle soluzioni sostenibili per invertire questa tendenza.

Il processo di riciclaggio dei rifiuti è sicuramente una di queste soluzioni e, secondo i dati europei, l’Italia si trova al primo posto per quanto riguarda il riciclaggio dei rifiuti. Il riciclaggio, infatti, è la modalità di trattamento più importante sia in Italia modalità che in Belgio. I dati, che si tratta del paese trattato al 2018, mostrando che nel nostro 79% dei rifiuti viene riciclato (in Belgio è il riciclato 77%).

Analizziamo come funziona il trattamento rifiuti in Italia.

Il trattamento dei rifiuti

È possibile dividere il trattamento rifiuti in due parti distinte. Da un lato troviamo le operazioni di trattamento e smaltimento, dall’altro troviamo invece le operazioni di recupero. La differenza sostanziale è che nel primo caso si parla discariche e incenerimento di rifiuti, mentre nel secondo caso troviamo i centri di recupero per il riciclo dei rifiuti urbani, ovvero entra in gioco la raccolta differenziata.

La raccolta differenziata in Italia

Come anticipato a inizio articolo, per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, l’Italia è tra i primi posti in Europa, attestando il tasso di riciclo dei rifiuti urbani, ovvero quelli prodotti dai singoli cittadini e non quelli industriali, su un ottimo 50%. Un ottimo risultato considerando che la media europea si attesta intorno al 47%.

Tuttavia, anche le discariche hanno avuto un ruolo molto importante fino al secolo scorso. Questo è dovuto al fatto che, tecniche come l’incenerimento dei rifiuti hanno avuto un brusco stop tra gli anni ’70 e ’90. Stop non solo grazie ai vari movimenti ambientalisti, ma anche grazie all’entrata in vigore nell’84 della normativa DPR 915/82. Questa normativa stabilisce anche la differenza tra rifiuti pericolosi e rifiuti speciali pericolosi.

La differenziazione dei rifiuti

Quando si parla di rifiuti speciali e non urbani, la principale differenza è la provenienza. I primi sono di origine industriale, ma comprendono anche materiali di scarti da costruzione, rifiuti di ospedali, macchinari obsoleti, ecc… Quando parliamo di rifiuti pericolosi, vengono presi in considerazione prodotti come solventi e oli esausti, inchiostri e pitture, minerali catalitici, ecc…

La pericolosità di questi materiali è dettata da regole specifiche che, tra quelle più comuni, troviamo l’esplosività, la reattività (in caso in cui si sviluppino gas o calore particolarmente pericolosi), l’infiammabilità, la tossicità e infine la corrosività.

Il trattamento tradizionale dei rifiuti in Italia

Lasciando fuori dall’equazione la raccolta differenziata, ecco come avviene il trattamento dei rifiuti.

Nel caso del trattamento tradizionale di rifiuti parliamo di discariche, termovalorizzatori e inceneritori. Questi ultimi bruciano semplicemente la spazzatura, con gravi conseguenze negative. Infatti, questo tipo di trattamento costituisce un pericolo non solo per l’ambiente, ma anche per la salute delle persone.

I termovalorizzatori, sfruttano sempre l’incenerimento dei rifiuti, ma per produrre energia e, spesso, con gli adeguati sistemi di produzione, possono anche svolgere il ruolo di centrali elettriche.

La raccolta differenziata in Italia

Negli ultimi anni l’Italia ha fatto grandi passi avanti per quanto riguarda la raccolta differenziata, tanto che nel 2020 ha ottenuto un ottimo risultato. Infatti, è stato riciclato oltre il 73% degli imballaggi utilizzati. Se si confronta con l’obiettivo europeo fissato al 65% per il riciclo degli imballaggi per il 2025, l’Italia non solo ha raggiunto e superato l’obiettivo, ma lo ha fatto con anni in anticipo sulla tabella di marcia.

La raccolta differenziata permette di produrre e mettere in circolazione sempre meno materiali nuovi perché sfrutta quelli già presenti. Ma come avviene il riciclo? Vediamolo per categorie.

Il riciclo dell’organico

L’organico, spesso individuato come l’umido, è probabilmente il materiale più facile da riciclare. Infatti, una grande maggioranza viene conferito agli impianti di compostaggio. In questi impianti viene trasformato in una miscela di anidride carbonica e metano, definito biogas.

Anche i rifiuti organici che finiscono in discarica vengono trasformati in biogas, ma con un processo più lento e con un materiale di scarto in più, il percolato. Questo è un liquido che si forma grazie alle infiltrazioni acquifere nei rifiuti.

Il riciclo della carta

La carta è uno dei rifiuti più importanti da riciclare. Questo perché la sua produzione impatta tantissimo sull’ambiente. Per dare qualche dato, per produrre una tonnellata di carta sono necessari circa 4mila litri di acqua e attorno agli 8mila kWh di energia. Il processo per riciclarla è molto poco dispendioso e ad altissimo rendimento, questo perché è possibile riciclare quasi la totalità della carta.

Dopo essere stata raccolta e suddivisa secondo i diversi tipi di carta, non solo in base al peso e allo spessore, ma anche in base alla qualità. Viene poi inviata alle cartiere per essere sminuzzata e sbiancata. Viene poi ridotta in poltiglia riducendo le scorie e aggiunta cellulosa vergine.

Il riciclo della plastica

La plastica è il materiale più difficile da riciclare perché deve subire un lungo processo di separazione in base alla grandezza del rifiuto e al tipo. Andando per ordine, si effettua una divisione per grandezza del frammento, si effettua un’operazione di pulizia e si va a separare a seconda del tipo di materiale e di densità. Il metodo più utilizzato è quello che trasforma la plastica in granuli omogenei, plastica pura destinata alla realizzazione di altri oggetti in plastica.

Il riciclo del vetro

Il vetro, per quanto sia un materiale chimico, è estremamente semplice da riciclare. I passaggi da seguire sono molto pochi. Viene fatta una cernita preliminare, seguita da una frantumazione del vetro in piccolissimi frammenti pronti per l’ispezione. In questa fase i frammenti vengono esaminate per controllare che rispettino parametri come, umidità, diametro dei frammenti, quantità nei frammenti di materiali nel vetro come metalli, pietre o ceramiche varie e a questo segue il trasporto in vetreria per essere fuso e trasformato in nuovi contenitori.

Il riciclo dell’alluminio

Questo è l’unico materiale che è possibile trattare anche in presenza, seppur minima, di altri materiali. Infatti, in questo caso, il primo passaggio è quello di separare grazie a un magnete le varie componenti di metallo da quelle estranee. L’alluminio raccolto viene quindi pressato in grossi cubi processati a 500°C per rimuovere eventuali residui di altre impurità. Infine, viene processato a 800°C fino a trasformarlo in alluminio allo stato liquido per essere convertito in lingotto pronto a essere riutilizzato.