Dalla fattoria alla forchetta, la strategia Ue per il cibo

La strategia Farm to Fork: ostacoli e dibattiti sulla svolta verde dell'agricoltura europea

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Alessandro Mariani

Giornalista

Nato a Spoleto, dopo una laurea in Storia e una parentesi in Germania, si è stabilito a Milano. Ha avuto esperienze in radio e in TV locali e Nazionali. Racconta la società, con un focus sulle tematiche ambientali.

Pubblicato: 25 Luglio 2023 12:43

A fine maggio 2020, la Commissione europea ha pubblicato l’attesa strategia “Farm to Fork” come parte importante dell’European Green Deal,la proposta legislativa sull’ambiente sviluppata dalla Commissione.

La strategia “Farm to Fork”: cos’è e come funziona

La strategia “Farm to Fork” è stata studiata per trasformare il sistema alimentare europeo, rendendolo più sostenibile sotto molti aspetti e riducendo il suo impatto sui Paesi terzi. La strategia tocca molti aspetti della filiera, dall’agricoltura fino al modo in cui vengono etichettati gli alimenti. In questo vademecum cerchiamo di rispondere a una serie di domande importanti per capire perché e in che modo la strategia rappresenta davvero un passo importante per il futuro delle filiere alimentari.

La strategia “Farm to Fork” e la sua implementazione

La strategia “Farm to Fork” è dunque il piano decennale messo a punto dalla Commissione europea per guidare la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente. È la prima volta che l’Unione europea cerca di progettare una politica alimentare che proponga misure e obiettivi che coinvolgono l’intera filiera alimentare, dalla produzione al consumo, passando naturalmente per la distribuzione. L’obiettivo di fondo è rendere i sistemi alimentari europei più sostenibili di quanto lo siano oggi. Ogni Stato membro dell’UE dovrà seguire la strategia, adottando norme a livello nazionale che consentano di contribuire a raggiungere gli obiettivi stabiliti dall’UE. I Paesi membri riceveranno eventuali misure di sostegno aggiuntive durante l’implementazione della strategia.

La strategia “Farm to Fork” mira a:

    • garantire una produzione alimentare sostenibile, la sicurezza alimentare, una filiera sostenibile dall’inizio alla fine
    • promuovere il consumo di cibi sostenibili
    • ridurre gli sprechi alimentari e combattere le frodi lungo la filiera.

Per raggiungere questi obiettivi, è necessario investire in ricerca, innovazione, servizi di consulenza e sviluppo di competenze. Inoltre, l’UE si impegna a promuovere la transizione verso sistemi agroalimentari sostenibili a livello globale, attraverso politiche commerciali e strumenti di cooperazione internazionale. La strategia “Farm to Fork” rappresenta un importante passo avanti verso un sistema alimentare più sostenibile e riflette l’impegno dell’UE nel creare una filiera equa, sana ed ecologicamente responsabile.

Una svolta verde in bilico: complesse dinamiche della “Farm to Fork”

La strategia Farm to Fork si è rivelata un terreno fertile per accesi dibattiti e conflitti tra gli Stati membri, i commissari europei e i produttori agricoli. Le questioni che animano le discussioni sono molteplici, ma ruotano attorno a un presunto conflitto tra la tutela dell’ambiente e la produttività agricola. Molti attori nel settore agricolo sono riluttanti ad abbandonare i “privilegi” accumulati nel corso degli anni, che hanno favorito grandi produzioni su vasta scala, l’uso massiccio di pesticidi e fertilizzanti, nonché la zootecnia intensiva.

Le recenti crisi alimentari e l’inflazione, innescate dalla guerra in Ucraina, hanno dato spazio agli oppositori della strategia Farm to Fork per invocare la “sicurezza alimentare” come pretesto per fermare gli obiettivi ambiziosi della strategia stessa.

Tra conservatorismo e visione progressista dell’agricoltura europea

La strategia Farm to Fork ha però incontrato resistenza da parte della fazione più conservatrice dell’agricoltura europea, rappresentata dal commissario Janusz Wojciechowski. Al contrario, la commissaria alla Salute Stella Kyriakides e Frans Timmermans, vice-presidente della Commissione europea e responsabile dell’attuazione del Green Deal, hanno abbracciato le responsabilità legislative connesse alla strategia.

Nel frattempo, alla Direzione Generale dell’Agricoltura (Dg Agri) sono state affidate principalmente le competenze relative ai mercati agricoli e alla distribuzione dei fondi della Politica Agricola Comune, che rappresenta oltre un terzo del bilancio europeo. Ma quali sono i temi principali e divisivi che animano il dibattito?

Regole comuni, comportamenti diversi

I critici, tra cui le lobby agricole italiane e francesi, ritengono che la strategia Farm to Fork imponga cambiamenti troppo rapidi e ambiziosi. Si lamentano anche di oneri iniqui tra i Paesi membri. Ad esempio, l’obiettivo di ridurre della metà l’uso dei pesticidi entro il 2030 ha suscitato l’indignazione di alcuni produttori, come quelli di barbabietole da zucchero, che hanno beneficiato di eccezioni applicate anche a sostanze vietate. Inoltre, la ripartizione delle responsabilità solleva interrogativi: alcuni Paesi utilizzano tra i 6 e i 10 chili di sostanze per ettaro, come Olanda (10,8) e Italia (6,1), mentre altri Stati si limitano a meno di 1 chilo, come Romania e Svezia (dati Fao 2020). Pertanto, sebbene le regole siano comuni, è necessario valutare ogni situazione specifica.

Un altro punto di contrasto riguarda le norme sul benessere animale, che secondo i funzionari rischiano di essere bloccate dai partner commerciali e da alcuni produttori interni, soprattutto quelli spagnoli, che si oppongono alle limitazioni sul trasporto di animali vivi. Le divisioni tra i Paesi si manifestano anche nelle etichette alimentari, in particolare per quanto riguarda il noto sistema di valutazione Nutriscore, che il Governo Meloni non approva. Mentre la Francia ha adottato Nutriscore da diversi anni, l’Italia e altri produttori europei di olio, salumi e formaggi si oppongono fermamente a valutazioni “severee” che penalizzano i loro prodotti ricchi di grassi.

Un’altra area di dibattito riguarda i sussidi agricoli. Poiché la strategia Farm to Fork promuove regimi alimentari più sani e incentrati sulla frutta e verdura, riducendo il ruolo dei prodotti trasformati, molti legislatori ritengono inappropriato che l’Unione Europea continui a erogare generosi finanziamenti per la promozione di alimenti come prosciutti e carni lavorate, così come per l’industria vinicola. Dopo una strenua battaglia, anche quest’anno i sussidi sono stati confermati. Inoltre, l’etichettatura degli alcolici è diventata un ulteriore punto di contesa. Il documento evidenzia una “forte preoccupazione politica” riguardo a questo tema. Di recente, l’Irlanda ha proposto l’introduzione di etichette simili a quelle delle sigarette sulle bottiglie di alcolici, ma ciò ha sollevato opposizione da parte di Italia, Francia e Spagna, patrie di rinomati vini, che temono che tali avvertenze possano danneggiare uno dei pilastri delle loro esportazioni.

Sostenibilità contro sicurezza alimentare: un delicato equilibrio

Durante un discorso al parlamento polacco lo scorso dicembre, il Commissario europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale Janusz Wojciechowski ha sottolineato che il Green Deal non è una legge, ma un programma politico che include una vasta gamma di obiettivi e sarà attuato in misura maggiore o minore. In quanto commissario, Wojciechowski sta cercando di mitigare gli obiettivi ambientali al fine di ridurre l’impatto sulla produzione agricola e sostenere gli allevatori. Questo crea un’ipotetica contrapposizione tra produzione agricola e tutela ambientale.

La strategia Farm to Fork rimane quindi al centro di un acceso dibattito all’interno dell’Unione Europea. Mentre mira a promuovere un’agricoltura sostenibile e responsabile, diversi interessi e visioni confliggenti creano sfide e resistenze nell’attuazione degli obiettivi. Tuttavia, è fondamentale trovare un equilibrio tra la sostenibilità ambientale e la sicurezza alimentare per garantire un futuro duraturo per il settore agricolo europeo.