Se non si riduce l’uso dei pesticidi non ci può essere salute per la Terra

Il WWF definisce quella dei pesticidi una economia di veleni legalizzati

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Alessandro Mariani

Giornalista green

Nato a Spoleto, dopo una laurea in Storia e una parentesi in Germania, si è stabilito a Milano. Ha avuto esperienze in radio e in TV locali e Nazionali. Racconta la società, con un focus sulle tematiche ambientali.

Nell’ambito agricolo i pesticidi sono tra le sostanze più preoccupanti in termini di impatto sulla salute umana e della Terra. Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che anche piccole dosi di queste sostanze possono risultare estremamente dannose per l’organismo umano, rappresentando un grave problema di salute pubblica. Nonostante ciò, l’uso di pesticidi a livello globale è cresciuto in modo esponenziale dal 1990, e l’Italia risulta essere il secondo mercato più grande di pesticidi nell’Unione Europea, come evidenziato dai dati Eurostat.

Un’economia di veleni legalizzati, troppi pesticidi in agricoltura

Secondo il WWF, che ha pubblicato recentemente l'”Atlante dei pesticidi” insieme alla Coalizione Cambiamo Agricoltura, siamo di fronte ad un’economia di veleni legalizzati. Questo rapporto non solo mette in luce il ruolo significativo dei pesticidi nel declino della biodiversità, in particolare per gli insetti impollinatori come le api, ma anche la diffusione pervasiva di queste sostanze in tutte le matrici ambientali, come acqua, aria e suolo, con i conseguenti effetti negativi sulla salute delle persone. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima infatti che ogni anno ci siano oltre 385 milioni di casi di avvelenamento da pesticidi e 258.000 decessi in tutto il mondo.

La campagna Cambiamo Agricoltura si pone come obiettivo quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sui danni provocati dall’uso di pesticidi. Questi danni non si limitano alla perdita di biodiversità e alla contaminazione delle falde acquifere, ma riguardano anche la salute umana. Infatti, le sostanze chimiche utilizzate come pesticidi si ritrovano in molti alimenti e organismi, compreso l’uomo, e l’esposizione cronica a basse dosi di queste sostanze comporta un elevato rischio di malattie cronico-degenerative, come il cancro, il diabete, le disfunzioni respiratorie, neurologiche, cardiovascolari, immunitarie, riproduttive e metaboliche. Ancora più preoccupante è l’effetto cocktail prodotto dalla combinazione di diverse sostanze chimiche, che possono essere legalmente utilizzate nelle dosi previste dalla legge ma che, insieme, possono essere ancora più pericolose per la salute umana.

I pesticidi causano danni gravi per l’uomo

Le donne e i bambini sono tra le categorie più a rischio per l’esposizione a sostanze chimiche nocive presenti nell’ambiente. Secondo il World Wildlife Fund (WWF), le donne hanno una percentuale di grasso corporeo più alta rispetto agli uomini e quindi sono più inclini ad accumulare agenti inquinanti che possono bioaccumularsi nel tessuto adiposo. Inoltre, le donne hanno più tessuti sensibili agli ormoni, il che le rende più vulnerabili ai pesticidi che agiscono a livello ormonale o interferiscono con il sistema endocrino. Il WWF sostiene che esiste un legame evidente tra l’esposizione a certi pesticidi e il cancro al seno, mentre altre sostanze chimiche sono legate all’endometriosi, una condizione dolorosa che può causare infertilità e rappresentare un rischio significativo per la salute riproduttiva delle donne e del feto.

Il problema è particolarmente grave durante la gravidanza e l’allattamento, poiché le sostanze nocive possono essere trasferite dalla madre al feto e ai neonati. Ciò può comportare gravi problemi di salute a lungo termine, come un aumento del rischio di tumori cerebrali e di alterazioni neurologiche e di sviluppo che possono causare deficit cognitivi, comportamentali e di crescita.

Il nuovo piano dell’Ue per salvare api e farfalle dai pesticidi

L’Unione Europea ha presentato il “Nuovo accordo per gli impollinatori” per affrontare il preoccupante declino degli insetti impollinatori selvatici come api e farfalle. L’iniziativa definisce le azioni che le istituzioni comunitarie e gli Stati membri devono intraprendere per invertire il declino degli impollinatori entro il 2030. Attualmente, sul continente europeo, sta scomparendo una specie di api, farfalle e sirfidi su tre. L’obiettivo giuridicamente vincolante è di invertire il declino delle popolazioni di impollinatori entro il 2030.

Il nuovo accordo prevede azioni in tre priorità, la più importante delle quali è il miglioramento della conservazione degli impollinatori e la riduzione delle cause del loro declino. Tra le azioni proposte dalla Commissione europea per la tutela degli insetti impollinatori, compare la creazione di una rete di corridoi ecologici per gli impollinatori (le cosiddette ‘Buzz Lines’) e l’identificazione degli impollinatori tipici degli habitat protetti dalla Direttiva Habitat che gli Stati membri dovrebbero salvaguardare. Ma per l’esecutivo comunitario è anche prioritaria la riduzione del rischio e la mitigazione dell’impatto dei pesticidi sugli impollinatori, considerato il fatto che “l’uso eccessivo di pesticidi è un fattore chiave della perdita di impollinatori”. Si potrebbe quindi imporre per legge l’attuazione di una “gestione integrata dei parassiti” o l’introduzione di “ulteriori metodi di test per determinare la tossicità dei pesticidi per gli impollinatori, compresi gli effetti sub-letali e cronici”.

La Commissione indica anche la necessità di ripristinare gli habitat nei paesaggi agricoli, in particolare attraverso un maggiore sostegno all’agricoltura favorevole agli impollinatori nell’ambito della Politica agricola comune, ma anche nelle aree urbane. Da affrontare anche l’impatto dei cambiamenti climatici, delle specie esotiche invasive, dei biocidi e dell’inquinamento luminoso sugli insetti impollinatori. In sintesi, il nuovo accordo per gli impollinatori dell’Unione Europea rappresenta un importante passo avanti nella protezione della biodiversità e della salute dell’ecosistema.

Secondo il Wwf la soluzione contro i pesticidi è il biologico

Il WWF ritiene che l’agricoltura biologica sia l’unica soluzione per proteggere la salute dall’uso dei pesticidi. Nel mondo, si consumano circa 4 milioni di tonnellate di pesticidi, e il mercato globale dei prodotti biologici ha raggiunto un valore di 84,5 miliardi di dollari nel 2019, con un tasso di crescita che quest’anno raggiungerà l’11,5%, sfiorando i 130,7 miliardi di dollari.

In Italia, nel 2020 sono stati venduti 125 milioni di kg di sostanze chimiche per l’agricoltura, con un consumo di 5,2 kg/ettaro. Nonostante l’Italia sia ai primi posti in Europa per l’export di prodotti biologici certificati, i consumi interni sono ancora bassi. Tuttavia, i dati dimostrano che il consumo di prodotti biologici in Italia è quasi raddoppiato in 10 anni ed è in costante crescita, seppur lentamente.

Il WWF sostiene che è indispensabile far crescere il mercato del biologico nazionale per arrestare “la pandemia silenziosa dei pesticidi”. Oltre a una strategia europea e al rinnovo della normativa nazionale, l’acquisto di prodotti bio liberi da veleni contribuisce non solo alla crescita dell’agricoltura biologica, ma anche alla tutela della propria salute.