Calano richieste e allevamenti di bestiame nell’Ue, cambia il mercato alimentare

Negli ultimi dieci anni c'è stato un netto calo nell'Unione europea in tutte le categorie di bestiame. Come cambia il mercato alimentare e come deve adattarsi il settore

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Claudio Cafarelli

Giornalista e content manager

Giornalista pubblicista laureato in economia, appassionato di SEO e ricerca di trend, content manager per agenzie italiane e straniere

Pubblicato: 29 Giugno 2025 08:57

Nel 2024, secondo i dati pubblicati da Eurostat, l’Unione Europea contava 132 milioni di suini, 72 milioni di bovini, 57 milioni di pecore e 10 milioni di capre. Rispetto al 2023, tutte le categorie di bestiame hanno registrato un calo: suini -0,5%, bovini -2,8%, pecore -1,7%, capre -1,6%.

La diminuzione delle popolazioni zootecniche si inserisce in un trend di lungo periodo. Dal 2014 al 2024, i cali sono stati significativi:

  • suini -8,1%;
  • bovini -8,7%;
  • ovini -9,4%;
  • caprini -16,3%.

Questo scenario evidenzia una trasformazione progressiva del settore agricolo europeo, che si riflette anche sul mercato alimentare e sulle abitudini di consumo.

Sempre meno a carne a tavola

Le previsioni per il secondo semestre del 2025 confermano una tendenza alla dimuzione della produzione animale, con alcune eccezioni. La produzione indigena lorda (GIP) di bovini nell’UE dovrebbe raggiungere i 12,0 milioni di capi, con un leggero aumento dello 0,5% rispetto allo stesso periodo del 2024 (11,9 milioni).

Diversamente la produzione ovina dovrebbe diminuire del 9,3%, attestandosi a 14,2 milioni di capi, mentre la produzione di capre calerà del 6,9% (2,2 milioni di capi). Anche il settore suino registra un calo previsto dell’1,3% nell’ultimo trimestre del 2025 per un totale di 58,0 milioni di capi.

I principali produttori europei: chi sale e chi scende

In ambito bovino, la Francia si conferma primo produttore UE con il 22% della produzione, pari a 2,6 milioni di capi, sebbene in lieve calo rispetto all’anno precedente (-1,6%). Crescono invece Germania (+1,0% a 1,9 milioni), Irlanda (+7,5% a 1,1 milioni) e Spagna (-1,1% a 1,0 milioni).

Nel comparto suino, la Spagna rimane il primo produttore con 12,8 milioni di capi previsti nel quarto trimestre del 2025 (22% del totale UE), ma registra un calo del 2,6% rispetto allo stesso periodo del 2024. Produzioni in discesa anche in Danimarca (-3,2% a 7,9 milioni) e Francia (-1,0% a 5,7 milioni), mentre si osservano incrementi minimi in Germania (+0,6% a 8,9 milioni) e nei Paesi Bassi (+0,1% a 5,6 milioni).

Per quanto riguarda la produzione ovina, la Spagna subisce un calo del 14,6% ma resta il primo produttore UE con oltre un quarto del totale. La Grecia si conferma leader nella produzione di capre con 1,0 milione di capi previsti nel secondo semestre del 2025. Interessante anche la crescita spagnola in questo segmento, con un aumento stimato del 12% (0,8 milioni di capi).

Come cambia il mercato alimentare europeo

Il calo generalizzato delle popolazioni e delle produzioni zootecniche riflette un cambiamento nelle scelte alimentari dei cittadini europei. I dati suggeriscono una diminuzione della domanda di carne, in linea con la crescente attenzione verso diete più sostenibili e un maggiore consumo di alternative vegetali.

Anche le politiche ambientali dell’UE e la transizione ecologica del settore agricolo stanno influenzando le dinamiche produttive. La riduzione dell’impatto ambientale degli allevamenti, la rotazione delle colture e il benessere animale sono diventati criteri sempre più centrali nelle strategie aziendali. Questo però fa aprire ad una nuova riflessione, si andrà verso una crisi del settore?

Come sta cambiando l’alimentazione in Europa

La diminuzione delle produzioni animali coincide con l’espansione dei mercati delle proteine alternative. Aumenta l’offerta di prodotti plant-based, anche nei supermercati, e si registra un’espansione di consumatori flexitariani e vegetariani. Parallelamente l’innovazione tecnologica nel settore alimentare sta permettendo lo sviluppo di alimenti sintetici e a base cellulare.

Il cambiamento non riguarda solo i consumatori ma anche l’intera filiera produttiva. Le aziende sono chiamate a riorganizzare i processi produttivi, a migliorare la tracciabilità e a investire in pratiche più sostenibili. I dati Eurostat delineano quindi una trasformazione strutturale che coinvolge agricoltori, trasformatori, distributori e consumatori.

Una transizione inevitabile?

L’insieme dei dati analizzati conferma che l’Unione Europea si sta muovendo verso un sistema alimentare meno dipendente dalla zootecnia. La spinta arriva sia da scelte individuali che da direttive politiche, come il Green Deal europeo e la strategia “Farm to Fork”. La flessione delle produzioni animali, seppur graduale, rappresenta un indicatore chiaro di questa evoluzione, che continuerà a modellare l’intero mercato alimentare europeo nei prossimi anni.