Cosa prevede la direttiva Ue sulla qualità dell’aria che non piace alle regioni del Nord Italia

La revisione Ue concede otto anni di tempo agli Stati membri per adeguarsi ai nuovi limiti, Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna si schierano contro

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Le Regioni del Nord Italia hanno avviato una mobilitazione in risposta ai nuovi vincoli imposti dall’Unione Europea sulla direttiva per la qualità dell’aria. Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha sollevato la domanda: “È sostenibilità o follia?”, presentando a Bruxelles la posizione comune condivisa anche dalle regioni Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna. Questa posizione si oppone alla proposta della Commissione europea, la quale mira ad adeguarsi gradualmente ai parametri stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’eurodeputato di Fratelli d’Italia, Carlo Fidanza, ha definito tale proposta come una “eurofollia”, una definizione condivisa anche dal governo che ha espresso critiche significative. Il governo promette di combattere questa proposta.

Obiettivo 2050: ridurre l’inquinamento atmosferico

Le misure di Bruxelles mirano a una significativa riduzione dell’inquinamento atmosferico entro il 2050, al fine di raggiungere livelli non più dannosi per la salute umana e gli ecosistemi naturali. Per raggiungere questo obiettivo, è necessario un calo del 55% entro il 2030 degli impatti sulla salute derivanti dall’inquinamento atmosferico (misurati in termini di riduzione dei decessi prematuri attribuibili all’esposizione) e del 25% sugli ecosistemi, rispetto al livello del 2005. Questi obiettivi richiedono una significativa riduzione delle emissioni dei principali inquinanti, come i PM10, PM2.5 e gli ossidi di azoto.

La posizione di Fontana sulla proposta dell’UE sull’inquinamento atmosferico

Il presidente lombardo, Fontana, solleva interrogativi sulla proposta della Commissione europea riguardante l’inquinamento atmosferico. Contrariamente ai parametri identificati dall’Organizzazione mondiale della sanità, Fontana si chiede se stiamo perseguendo la sostenibilità o se stiamo seguendo un percorso folle. Egli sostiene che il provvedimento avrebbe conseguenze drammatiche non solo per le regioni padane, ma anche per altri territori europei, come la Catalogna, la Comunità di Madrid, la Stiria e alcune province olandesi, che partecipano all’Iniziativa sulla Qualità dell’Aria.

Misure irragionevoli e conseguenze disastrose

Nonostante la revisione della direttiva Ue sulla qualità dell’aria conceda ancora sette anni di tempo agli Stati membri per adeguarsi ai nuovi limiti, che entreranno in vigore il 1 gennaio 2030, ciò non basta. Il Presidente della Regione Lombardia, Fontana, considera queste misure “irragionevoli” e teme che comportino la chiusura della Pianura Padana, ovvero il 75% delle attività produttive. Secondo Fontana, l’adeguamento ai nuovi standard impedirebbe anche la circolazione di tre quarti dei veicoli attualmente in uso, costringendo alla chiusura il 75% degli allevamenti e delle attività agricole presenti sul territorio. Inoltre, ha sottolineato che oltre il 60% dei sistemi di riscaldamento diventerebbe illegali. Le critiche di Fontana sono state supportate anche dai rappresentanti delle regioni Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna, i quali ritengono che le modifiche siano “assolutamente irraggiungibili”. Anche il rappresentante permanente aggiunto dell’Italia presso l’UE, Stefano Verrecchia, ha affermato che non è la prima volta che a Bruxelles “il tema dell’ambizione” non si sposa bene con “un certo pragmatismo”.

Critiche e Preoccupazioni sollevate da Autorità e Industria

Il Governatore del Piemonte, Alberto Cirio, e il Presidente del Consiglio Regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, hanno definito gli obiettivi di riduzione dell’inquinamento “assolutamente irraggiungibili”. Secondo Ciambetti, durante un’audizione presso il Parlamento Europeo, è necessario sensibilizzare l’UE sulle peculiarità territoriali al fine di raggiungere gli obiettivi fissati dalla Direttiva. Tali obiettivi devono essere realistici e raggiungibili attraverso strumenti praticabili a livello europeo, nazionale e locale.

Confindustria, d’altra parte, sostiene che gli obiettivi proposti dalla Commissione presentino scenari troppo ottimistici, mentre i risultati ottenuti sarebbero sottostimati. Nel position paper presentato a marzo, l’associazione industriale afferma che raggiungere i limiti proposti entro il 2030 nella Pianura Padana non sia fattibile, nemmeno entro il 2050, nonostante notevoli riduzioni delle attività industriali che avrebbero conseguenze insostenibili.

Un’altra critica importante riguarda il principio di risarcimento dei danni, che presupporrebbe un collegamento causale tra violazione e danno. Secondo le amministrazioni, tale approccio esporrebbe a richieste risarcitorie strumentali, non supportate da dati scientifici chiari, aumentando il rischio di contenziosi opportunistici. Ciò potrebbe anche influire sui procedimenti autorizzativi e sul sistema delle sanzioni.

La lotta all’inquinamento richiede azioni urgenti

L’associazione Cittadini per l’aria e il progetto Prepair sostengono la necessità di modificare la mobilità, ridurre l’utilizzo di combustibili solidi e promuovere un’agricoltura sostenibile per affrontare l’inquinamento atmosferico. Secondo uno studio condotto dai ricercatori del progetto Prepair, tali azioni sinergiche possono portare a risultati significativi nel ridurre sia gli inquinanti primari, come NOx, PM10 e ammoniaca, che quelli secondari, come PM2.5 e ozono.

Prima dell’incontro di Bruxelles, 50 medici, scienziati ed esperti, insieme a sette associazioni nazionali, hanno scritto una lettera aperta per opporsi al testo della Commissione UE. Nella lettera, essi sottolineano che qualsiasi ulteriore flessibilità o deroga nell’attuazione di misure per la riduzione delle emissioni di inquinanti non farebbe altro che peggiorare i danni alla salute dei cittadini, aumentando le malattie e i decessi. Inoltre, tali deroghe aggraverebbero la crisi ambientale, il cambiamento climatico e gli eventi estremi, come alluvioni, siccità e frane, e comporterebbero costi sanitari insostenibili, compresi quelli legati alle pandemie.

La voce degli scienziati è chiara: è necessario agire con urgenza per contrastare l’inquinamento atmosferico e i suoi effetti nocivi sulla salute umana e sull’ambiente.