Allarme granchio blu, ha invaso il delta del Po: è strage di vongole

Adorabile per il suo aspetto, ma allo stesso tempo invasivo, il granchio blu sta colonizzando il Mar Mediterraneo, con conseguenze devastanti per la biodiversità

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Negli ultimi tre anni, i pescatori di vongole nella Sacca di Goro, una laguna situata nel delta del fiume Po, hanno notato l’appetito insaziabile del granchio blu. Questo crostaceo consuma praticamente qualsiasi cosa, ma ha una predilezione particolare per le vongole, che costituiscono l’elemento fondamentale dell’economia locale. Non disdegna neppure gamberi, piccoli pesci e altre specie di granchi che abitano le acque delle lagune dell’alto mar Adriatico. Fino a due o tre anni fa, trovare un granchio blu tra le reti e le nasse rappresentava un evento curioso, persino sorprendente, a causa delle sue notevoli dimensioni. Tuttavia, nel corso del tempo, la proliferazione di questa creatura si è trasformata in un serio problema: ha invaso le lagune e sembra non esserci nulla che possa arrestarne la diffusione. “Quest’anno, a Goro, si vedono solamente granchi. Si sono letteralmente mangiati tutto il resto: è una situazione senza precedenti”, afferma Fausto Gianella, presidente di una delle cooperative di pescatori di vongole più importanti della zona.

Una specie aliena nel Mediterraneo

Il granchio blu, noto scientificamente come Callinectes sapidus, è una specie originaria della costa orientale degli Stati Uniti, diffusa dal Canada meridionale all’Argentina settentrionale. Numerosi studi hanno individuato la sua comparsa nel Mar Mediterraneo intorno alla metà del Novecento, inizialmente in Tunisia e Algeria, per poi estendersi nel Mar Egeo, in Turchia, e infine nel Mar Adriatico. Una delle ipotesi più accreditate suggerisce che sia arrivato in Europa attraverso le acque di zavorra delle navi mercantili provenienti dal continente americano. Pertanto, si tratta di una specie aliena o alloctona, spostata dalla sua area geografica originale a causa dell’azione diretta o indiretta dell’uomo.

Il predatore dagli artigli potenti

Il granchio blu, noto per la sua caratteristica colorazione delle chele, è un predatore imponente che può raggiungere una larghezza di oltre 23 centimetri nei maschi e 20 centimetri nelle femmine, con una lunghezza media di circa 9 centimetri. Le sue potenti chele sono armate con due dentelli frontali triangolari e nove laterali appuntiti, che utilizza per catturare le sue prede.

Solitamente abita le profondità marine comprese tra i 30 e i 40 metri, ma dimostra una notevole adattabilità alle condizioni di vita, riuscendo a sopravvivere anche in fondali bassi di lagune salmastre ed estuari dei fiumi. Le sue chele blu, sebbene affascinanti, possono causare danni alle reti da pesca.

Originariamente, il granchio blu era preda di tartarughe, pesci e uccelli nelle sue aree d’origine. Tuttavia, in assenza di predatori naturali, questo crostaceo si riproduce rapidamente, con ogni esemplare femmina capace di deporre da 700.000 a 2 milioni di uova. Questo fenomeno contribuisce alla sua proliferazione incontrollata nelle acque in cui si insedia.

Una conseguenza dell’alluvione in Emilia-Romagna?

Dal 2008, la presenza del granchio blu si è diffusa in diverse regioni italiane, comprese Puglia, Abruzzo, il bacino di Torre Colimena nel Mar Ionio, il porto di La Spezia in Liguria, la costa orientale della Sicilia, la Sardegna e il litorale romano.

Nelle ultime settimane, sembra che il granchio blu abbia avuto una proliferazione esponenziale nella Sacca di Goro, in Emilia-Romagna, e nelle lagune del Veneto. Fausto Gianella e i suoi colleghi vongolari ipotizzano che ciò sia dovuto all’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna a metà maggio. Fino a quel momento, la salinità dell’acqua nella laguna era rimasta piuttosto elevata, ma è diminuita improvvisamente a causa dell’afflusso dei fiumi nell’oceano durante l’inondazione. Il granchio blu è una specie eurialina, in grado di sopportare ampie fluttuazioni nella salinità, e ciò ha favorito una massiccia proliferazione della sua popolazione. Tuttavia, per confermare questa ipotesi, sarebbe necessario condurre uno studio approfondito.

Danni economici e biodiversità minacciata

La Sacca di Goro ha subito danni considerevoli che hanno ripercussioni sull’economia. Questa laguna si trova tra due bracci del fiume Po nel suo delta: il Po di Goro e il Po di Volano. A causa delle correnti marine e della formazione di canneti, la Sacca è soggetta a costanti trasformazioni. Questa area ospita il 28 per cento della produzione nazionale di vongole vere. Inoltre, vengono allevate cozze e ostriche. I fondali della laguna hanno una profondità media compresa tra i 60 e i 70 centimetri, ed è separata dal mare da una sottile striscia di sabbia nota come “scanno”. Le vongole vengono allevate tra la terraferma e lo scanno, in zone caratterizzate da un’ampia circolazione d’acqua e un ricco fitoplancton che costituisce il nutrimento per i molluschi.

Siccità, alghe e granchi: minacce alla produzione di vongole

La produzione di vongole nella Sacca di Goro è stata fortemente compromessa dalla notevole siccità dell’estate scorsa, a causa della proliferazione di alghe che hanno ostacolato la circolazione dell’acqua, con effetti negativi sulla concentrazione di ossigeno. Nonostante la siccità di quest’anno sia meno grave, il problema persiste. Inoltre, si è aggiunta la voracità del granchio blu, che si sta nutrendo delle sementi di vongole e cozze (che vengono deposte sul fondale per favorirne la crescita) che gli allevatori hanno pagato a caro prezzo e posizionato con fatica. Questa situazione sta praticamente distruggendo la catena di produzione delle vongole, causando danni economici e mettendo a rischio l’ambiente, con la progressiva scomparsa della biodiversità nella zona.

Trasformare un problema in una risorsa richiederà tempo

L’invasione del granchio blu nelle lagune, soprattutto considerando la rapidità con cui si sta diffondendo nelle ultime settimane, supera di gran lunga le possibilità di commercializzazione. Sebbene ci siano prospettive promettenti per trasformare questo problema in una risorsa, saranno necessari anni per determinare se sarà possibile sviluppare una filiera del granchio blu, dalla pesca alla vendita nei mercati ittici italiani fino all’esportazione all’estero. Secondo Emanuele Rossetti, biologo del consorzio pescatori del Polesine che rappresenta 1.500 aziende ittiche, attualmente il mercato richiede solo gli esemplari di grandi dimensioni, che presentano maggior quantità di polpa, mentre i granchi più piccoli non sono appetibili. Tuttavia, Rossetti sostiene che sarebbe opportuno pescare i granchi più piccoli per limitarne la riproduzione.