Torna a crescere l’abusivismo edilizio in Italia, +9,1%, non accadeva dal 2004

L’abusivismo edilizio rappresenta da decenni un grave problema che ostacola l’integrità del territorio, il rispetto della legalità e il progresso del nostro Paese

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Il fenomeno dell’abusivismo edilizio, principalmente concentrato nel sud e lungo le coste, rimane per l’Italia una grave piaga difficile da debellare. Nonostante un territorio segnato dal dilagare del cemento illegale, che sembra non risentire delle crisi, la demolizione degli edifici abusivi incontra notevoli ostacoli nella penisola, mentre aumenta il numero delle disposizioni legali a riguardo.

Dal 2004 al dicembre 2022, nelle regioni maggiormente a rischio – Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia – solo il 15,3% dei 70.751 immobili abusivi soggetti ad abbattimento da parte dei 485 Comuni che hanno partecipato al monitoraggio civico promosso da Legambiente è stato effettivamente demolito. Questo corrisponde al 24,5% del totale degli edifici oggetto di valutazione. Considerando anche le risposte parziali, il numero totale di ordinanze emesse si eleva a 83.430, con una media di una disposizione ogni 310 cittadini. È significativa l’incidenza dell’abusivismo edilizio nei comuni costieri, dove si registra una media di 395,9 ordinanze di demolizione per Comune, cinque volte superiore a quella riscontrata nei Comuni dell’entroterra.

Particolare attenzione è rivolta anche alle isole minori, dove si osserva un abuso edilizio ogni 12 abitanti, ma dove la percentuale di demolizioni è più elevata, raggiungendo il 20,5% (contro una media del 15,3% nei comuni delle cinque regioni). Al di sotto della media nazionale, invece, si collocano gli abbattimenti effettuati nei sette Municipi di Roma che hanno fornito dati sull’abusivismo edilizio nei loro territori: su 2.676 ordinanze di demolizione emesse, solo 323 sono state eseguite, pari al 12,2%.

Lotta all’abusivismo edilizio, il report di Legambiente

Il III Report di Legambiente sull’abusivismo edilizio, presentato a ottobre 2023, offre una panoramica dettagliata sulle cinque regioni più esposte all’invasione del mattone illegale. Queste regioni, che includono le quattro con una tradizionale presenza mafiosa e il Lazio, sono costantemente al vertice della classifica sull’illegalità ambientale, come stilato ogni anno nel Rapporto Ecomafia. L’associazione ambientalista ha preso in considerazione quattro indicatori nel suo monitoraggio civico: trasparenza, ordinanze di demolizione e abbattimenti effettuati, trascrizioni immobiliari nel patrimonio comunale e trasmissione alle prefetture delle ordinanze di demolizione non eseguite.

Le proposte di Legambiente al Governo Meloni per combattere l’abusivismo edilizio

Di fronte alla situazione attuale, Legambiente ha presentato al Governo Meloni sei proposte volte a contrastare l’abusivismo edilizio in Italia. La prima proposta riguarda un maggiore ruolo e responsabilità dei prefetti, mentre la seconda mira a restituire il senso originario all’articolo 10bis della Legge 120/2020. Nel caso fosse necessario, si suggerisce anche l’adozione di un nuovo intervento legislativo.

L’articolo 10bis della Legge 120/2020 era stato approvato dal Parlamento per affrontare il problema delle demolizioni non effettuate dai Comuni riguardo agli abusi edilizi non sanabili, nonostante tre condoni edilizi, l’ultimo dei quali risalente al 2003. In questo caso, l’onere delle demolizioni sarebbe stato assunto dallo Stato. Tuttavia, poco dopo l’entrata in vigore della norma, una circolare del Ministero dell’Interno ha limitato l’applicazione della legge solo agli abusi edilizi accertati dopo l’entrata in vigore della legge stessa, salvando così decine di migliaia di manufatti illegali.

Legambiente ritiene che sia necessario ripristinare l’efficacia dell’articolo 10bis della Legge 120/2020, anche attraverso un nuovo intervento legislativo, per far fronte al problema dell’abusivismo edilizio e garantire la demolizione degli abusi non sanabili.

Strategie di intervento contro l’abusivismo edilizio

Legambiente evidenzia l’importanza di adottare misure concrete per affrontare l’abusivismo edilizio. Abbiamo giù detto della necessità di dare un maggiore ruolo e responsabilità dei prefetti, ma l’associazione ambientalista è andata oltre. Di seguito sono riportate alcune delle azioni proposte:

  1. Danno erariale: Legambiente sottolinea l’importanza del ruolo della Corte dei Conti nel verificare, quantificare e attribuire in modo sistematico eventuali danni erariali causati dalla mancata entrata nelle casse comunali del corrispettivo economico dovuto per l’occupazione di immobili abusivi non demoliti e diventati di proprietà comunale.
  2. Prescrizione e demolizione: Legambiente propone che le demolizioni per via giudiziaria siano basate sulla sentenza che accerta il reato, anziché sulla condanna del reo. Questo approccio mira a garantire che le demolizioni siano basate su una valutazione accurata del reato commesso.
  3. Ricorsi al Tar: Legambiente suggerisce di prevedere la sospensione delle procedure di demolizione solo in presenza di un provvedimento di sospensione emesso da un tribunale. In assenza di tale provvedimento, non ci sarebbe motivo di bloccare le procedure di demolizione.
  4. Chiusura delle pratiche di condono: Legambiente propone l’istituzione di un fondo di rotazione con uno stanziamento di 100 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2026, al fine di chiudere le pratiche di condono ancora in sospeso.
  5. Emersione degli immobili non accatastati: Legambiente suggerisce che l’Agenzia delle Entrate metta a disposizione delle informazioni relative ai fabbricati non accatastati acquisite tramite immagini aeree e verifiche, al fine di consentire ai ministeri dell’Ambiente e Sicurezza energetica, delle Infrastrutture, ai Comuni e ai Prefetti di verificare la regolarità edilizia di tali immobili.

Salvini e il condono edilizio

Le proposte avanzate da Legambiente sembrano essere state evidentemente ignorate. Infatti, a due mesi dalle elezioni europee, Matteo Salvini pone in primo piano la questione del condono edilizio, presentandolo come un “pacchetto di norme per intervenire sulla casa”, secondo la recente comunicazione del ministero delle Infrastrutture. Si afferma che l’obiettivo sia quello di sanare “difformità di natura formale, legate alle incertezze interpretative della disciplina vigente e difformità edilizie ‘interne’, riguardanti singole unità immobiliari, a cui i proprietari hanno apportato lievi modifiche”. Si sostiene che questa normativa mirerebbe a “tutelare i piccoli proprietari immobiliari che in molti casi attendono da decenni la regolarizzazione delle loro posizioni e che non riescono, spesso, a ristrutturare o vendere la propria casa”, oltre a “deflazionare il lavoro degli uffici tecnici comunali, spesso sommersi dalle richieste di sanatorie”.

Secondo uno studio del Consiglio nazionale degli ingegneri, citato dal Ministero delle Infrastrutture, quasi l’80% del patrimonio immobiliare italiano presenta piccole difformità o irregolarità strutturali, giustificando così la necessità di un nuovo condono.

Il nuovo condono edilizio proposto da Salvini

Una nota del dicastero spiega che l’obiettivo del condono edilizio è proteggere i piccoli proprietari immobiliari, spesso bloccati nel processo di regolarizzazione delle loro proprietà e incapaci di ristrutturare o vendere la propria casa. Si mira anche a ridurre il carico di lavoro sugli uffici tecnici comunali, sovraccaricati dalle richieste di sanatoria. Si prevede inoltre di semplificare le procedure amministrative per garantire risposte rapide ai cittadini.

Matteo Salvini ha lungamente lavorato su questo intervento, definendolo “pace edilizia” e cercando supporto tra le associazioni di categoria e le amministrazioni locali. Questo si inserisce nel quadro più ampio dell’azione del governo Meloni, che ha già approvato 18 condoni in vari settori, dall’imposizione fiscale alla casa. L’avvicinarsi delle elezioni europee suggerisce a Salvini, il cui partito non è al vertice nei sondaggi, di accelerare questa sanatoria.

Secondo il vice ministro Edoardo Rixi, il condono mira a garantire risposte certe e tempestive ai cittadini, ed è parte di un pacchetto normativo per intervenire sul settore residenziale. Tuttavia, c’è un dibattito sulle vere intenzioni del condono. Mentre l’Ance afferma che si tratta solo di risolvere piccole irregolarità formali all’interno delle abitazioni, altri sollevano dubbi sulla sua effettiva portata e impatto sul territorio.

Legambiente critica la proposta di Salvini sulla “pace edilizia”

Il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, ha espresso rammarico per il mancato coinvolgimento dell’associazione da parte del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, nella lotta contro l’abusivismo edilizio. Questo fenomeno, che affligge il nostro Paese da molti anni, continua a crescere, come evidenziato dall’Istat nel suo recente rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes), che in collaborazione con il Cresme stima un incremento del 9,1%, il più alto dal 2004. I dati sulle attività delle forze dell’ordine contro il ciclo illegale del cemento, riportati nel Rapporto Ecomafia di Legambiente, mostrano un aumento del 28,7% nel 2022 rispetto all’anno precedente. Questa è la vera emergenza da affrontare.

L’annuncio di una nuova pace edilizia per sanare piccole difformità edilizie rischia di alimentare ulteriormente il business del mattone illegale. In un Paese dove le ordinanze di demolizione degli edifici abusivi spesso non vengono attuate, è fondamentale che il ministro Salvini riconsideri la sua strategia. L’abusivismo può essere contrastato solo accelerando le demolizioni delle case abusive e conferendo maggiori ruoli e responsabilità ai prefetti.

L’abusivismo edilizio in Italia: una piaga persistente, soprattutto al Sud

L’abusivismo edilizio continua a rappresentare un grave problema in Italia, particolarmente nelle regioni meridionali e lungo le coste. Il report di Legambiente “Abbatti l’abuso” evidenzia che in Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia, le demolizioni degli immobili abusivi procedono a rilento: dal 2004 a dicembre 2022, solo il 15,3% delle ordinanze di abbattimento è stato eseguito, con una media di un’ordinanza ogni 310 cittadini.

Il fenomeno dell’abusivismo edilizio è particolarmente diffuso nei comuni costieri e nelle isole minori, dove si registra un abuso ogni 12 abitanti. L’Istat, nel suo ultimo report, definisce la situazione nelle regioni del Sud Italia come insostenibile, con 42,1 abitazioni costruite illegalmente ogni 100 realizzate nel rispetto delle norme.

Legambiente: “Basta condoni, serve un piano per demolire le case abusive”

Secondo Ciafani, l’abusivismo edilizio è un’autentica piaga che tiene in ostaggio il territorio, la legalità e lo sviluppo del nostro Paese da molti decenni. Nonostante le crisi edilizie e pandemiche, questo fenomeno continua a mantenersi a livelli preoccupanti, addirittura in crescita nel 2022 come valori assoluti. “Il Governo Meloni – ha affermato il presidente nazionale di Legambiente – dovrebbe potenziare l’attività di demolizione delle case abusive anziché annunciare nuovi possibili condoni, e dovrebbe conferire più ruoli e responsabilità ai prefetti. Da anni, Legambiente sostiene la necessità di un intervento nazionale e risolutivo che non venga procrastinato”.

“A frenare il processo di risanamento delle aree devastate da decenni di anarchia urbanistica e illegalità – commenta Laura Biffi, coordinatrice dell’Osservatorio nazionale Ambiente e legalità di Legambiente – è la politica, sia a livello locale che nazionale, che continua ad essere ostaggio di interessi a breve termine. Nonostante la consapevolezza tra i cittadini, si continua ad avallare il ‘mattone illegale’ attraverso tentativi di condono, proclami a favore di un falso ‘abusivismo di necessità’ e disinteresse sul tema. Secondo l’ultimo rapporto sul BES dell’Istat, in collaborazione con il Cresme, l’abusivismo edilizio è in crescita del 9,1%. La situazione nelle regioni del Sud è definita ‘insostenibile’, con 42,1 abitazioni costruite illegalmente ogni 100 realizzate nel rispetto delle regole”.

L’abusivismo edilizio in Italia, una piaga che minaccia il territorio e la legalità, i quattro indicatori del Rapporto

Il Rapporto si concentra su quattro indicatori chiave per valutare l’abusivismo edilizio in Sicilia, Lazio, Puglia, Campania e Calabria.

  • Trasparenza e risposta dei comuni: il Rapporto evidenzia che la Sicilia è la regione più virtuosa in termini di risposta dei comuni, con il 39,4% dei comuni che hanno risposto in modo esaustivo, seguita dal Lazio con il 41,9% e dalla Puglia con il 26,8%. Al contrario, la Calabria risulta essere la regione con la percentuale più bassa di risposta, con solo il 13,4% dei comuni che hanno fornito una risposta completa. La provincia di Trapani si distingue come la provincia più “trasparente”, con il 52% dei comuni che hanno risposto, mentre Crotone risulta essere la provincia peggiore, senza alcuna risposta.
  • Ordinanze di demolizione ed esecuzioni: le ordinanze di demolizione emesse dai comuni lungo la costa rappresentano il 61% del totale, mentre quelle emesse dai comuni dell’entroterra costituiscono il 39,1%. Le esecuzioni delle demolizioni corrispondono al 62,2% del totale per i comuni costieri e al 38% per quelli dell’entroterra. La Campania risulta essere la regione con il maggior numero di ordinanze emesse (23.635), mentre la Sicilia ha il miglior rapporto tra ordinanze emesse e quelle eseguite, con il 19,2%. Al contrario, la Calabria si posiziona all’ultimo posto con il 9,6%. La provincia di Rieti si distingue per il miglior rapporto tra ordinanze emesse ed eseguite, con il 41,8%, mentre Catanzaro risulta essere la provincia con il più basso numero di abbattimenti eseguiti (2,7%).
  • Trascrizione degli immobili abusivi nel patrimonio comunale: la trascrizione degli immobili abusivi nel patrimonio del comune è un aspetto preoccupante. A livello regionale, solo la Sicilia presenta una percentuale relativamente più alta, con il 12,5% degli immobili trascritti. A livello provinciale, i comuni della provincia di Siracusa si distinguono per la percentuale maggiore di immobili trascritti (56,5%), seguiti da Ragusa (25,3%) e Trapani (18,8%). Tra le città capoluogo, Catanzaro è al primo posto con il 9,7%, seguita da Ragusa (7,2%) e Benevento (6,7%). Roma supera di poco il 5%, mentre altre città non hanno immobili abusivi trascritti.
  • Trasmissione delle pratiche di demolizione ai prefetti: la trasmissione delle pratiche di demolizione non eseguite da parte dei comuni ai prefetti competenti per territorio presenta un dato preoccupante. Solo il 2,1% delle ordinanze emesse è stato trasmesso ai prefetti in base all’art.10bis della legge 120/2020. Il Lazio e la Sicilia superano di poco il 3%, mentre la Campania registra il dato più basso con lo 0,5%. Limitando l’analisi ai comuni costieri, solo l’1,4% delle ordinanze è stato trasmesso ai prefetti.