Quoziente familiare: ecco come funziona e quanto fa risparmiare ogni anno

Giorgia Meloni ha proposto l'introduzione del quoziente familiare in Italia. Ecco come funziona e quanto fa risparmiare alle famiglie.

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Una delle novità più importanti che il governo guidato da Giorgia Meloni vuole introdurre è il quoziente familiare. Attraverso questo nuovo parametro, l’esecutivo ha intenzione di rivedere il sistema di tassazione e calcolare le agevolazioni che spettano alle famiglie, come il bonus bollette e l’assegno unico universale. In estrema sintesi, il quoziente familiare andrà a sostituire definitivamente l’Isee, l’indicatore socio economico.

Ma come funziona questo nuovo parametro, che in linea teorica andrà a sostituire quelli che noi tutti conosciamo? Volendo semplificare al massimo, è possibile affermare che il quoziente familiare è il sistema attraverso il quale vengono stabilite le aliquote d’imposta e le varie agevolazioni, basandosi sul numero dei componenti di una famiglia e sulla loro condizione: disabilità, età e grado di parentela.

Quoziente familiare: scopriamo cos’è

Cerchiamo di capire in cosa consiste il quoziente familiare. Volendo provare a tratteggiare un primo esempio, è possibile affermare che le aliquote delle imposte, che si basano sul reddito familiare, vengono divise per il numero dei componenti della famiglia, corretti su una particolare scala di equivalenza. Adottando questo sistema, in linea teorica, si riesce a raggiungere una maggiore equità orizzontale, ma soprattutto la dichiarazione dei redditi sarebbe in grado di bilanciare anche le regressività delle imposte indirette, che inevitabilmente vanno a pesare anche sui redditi più bassi delle famiglie.

Senza dubbio, l’Isee potrebbe fungere da base di partenza per introdurre il quoziente familiare. Tra l’altro, l’Isee si basa sul reddito complessivo di ogni singola famiglia: di per sé questo indicatore è già sufficientemente completo, perché prende in considerazione anche il 20% del patrimonio mobiliare ed immobiliare, che viene poi diviso per una scala di equivalenza, dove:

  • il primo membro della famiglia pesa: 1,00;
  • il secondo membro pesa: 0,57;
  • il terzo membro (generalmente il primo figlio) pesa: 0,47;
  • il quarto membro (secondo figlio) pesa: 0,42.

Vi sono, poi, delle ulteriori maggiorazioni nel caso in cui ci sia un terzo figlio e se ci sono dei problemi di disabilità.

L’Isee, comunque, in linea strettamente teorica dovrebbe essere semplicemente uno strumento di politica assistenziale e non di politica familiare, visto che la famiglia dovrà essere sostenuta indipendentemente dal reddito. Questo è il motivo per il quale alcune misure, come l’assegno unico, dovranno necessariamente legarsi a delle riforme complessive della fiscalità della famiglia, che portino all’introduzione del quoziente familiare, che permetta di passare dalla tassazione individuale dei contribuenti alla tassazione per parti.

La tassazione per parti

Il concetto che sta alla base del sistema della tassazione per parti è molto semplice: ad ogni componente della famiglia deve essere garantito lo stesso ammontare di risorse prima e dopo il pagamento delle varie imposte. Per riuscire ad attuare questo modello, sono due le strade che si possono percorrere:

  1. splitting del reddito. Grazie a questo sistema i redditi complessivi dei due coniugi vengono divisi per due e viene applicata al reddito complessivo l’aliquota corrispondente al 50% del reddito;
  2. quoziente familiare. In questo caso il reddito complessivo familiare viene tassato per quote, dividendo il reddito complessivo per un quoziente, il quale viene determinato basandosi sul numero di persone che compongono la famiglia e sulle caratteristiche dei componenti che costituiscono il nucleo.

Quest’ultima soluzione è stata ampiamente adottata in sede comunitaria. In Francia, ad esempio, il quoziente familiare è una regola: l’aliquota da applicare e l’imposta da versare vengono calcolate su una parte del reddito, che viene individuata dividendo il reddito complessivo familiare per un determinato quoziente, che si ottiene attribuendo ad ogni singolo individuo un coefficiente. L’imposta, che il nucleo familiare sarà tenuto a versare, si ottiene moltiplicando l’imposta calcolata su ciascuna parte per il quoziente.

Rimanendo sempre in Europa, lo splitting tra i coniugi è obbligatorio in Portogallo ed è opzionale in Irlanda ed in Germania.

Le possibili applicazioni del quoziente familiare

Grazie all’introduzione del quoziente familiare in Italia ogni famiglia potrebbe risparmiare ogni anno fino ad 800 euro. Ad effettuare questi calcoli è stata Eurispes, che ha anche sottolineato come il risparmio andrebbe ad aumentare con il crescere del reddito e del numero dei componenti delle famiglie.

Questa operazione, complessivamente, verrebbe a costare per le casse dello Stato qualcosa come 3 miliardi di euro, sempre che alla perdita di gettito dell’Erario, corrisponda un incremento dei consumi familiari, che farebbe aumentare il gettito fiscale generale.

In estrema sintesi, il quoziente familiare permette l’applicazione dell’imposta sul reddito complessivo di tutti i membri della famiglia fiscale, composta dal contribuente, dal coniuge, dai figli e dalle eventuali persone invalide conviventi.

Volendo essere leggermente più concreti, il quoziente familiare – nel caso in cui venisse applicato il modello francese – porterà al ricalcolo delle imposte attraverso le seguenti operazioni:
determinazione delle imposte che ogni contribuente deve pagare, a seconda della propria tipologia: sposato, celibe, divorziato o vedovo;

  • il reddito complessivo viene diviso per il numero di quote;
  • l’imposta viene calcolata sul quoziente familiare;
  • moltiplicazione dell’imposta dovuta per ogni quota per il numero delle quote stesse.

Il risultato corrisponderebbe così all’imposta lorda dovuta.

Facciamo un esempio concreto. Una coppia sposata, con due figli a carico, ha diritto a tre quote: una per ogni coniuge più mezza per ciascun figlio. A parità di reddito familiare, man mano che il numero dei componenti della famiglia aumenta, l’imposta dovrebbe decrescere.