Quanto valgono le cartelle esattoriali e chi le paga

I numeri diffusi dall’Agenza delle entrate mostrano quali sono le fasce di contribuenti che ricevono il numero maggiori di lettere per il pagamento dei debiti

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Federico Casanova

Giornalista politico-economico

Giornalista professionista specializzato in tematiche politiche, economiche e di cronaca giudiziaria. Organizza eventi, presentazioni e rassegne di incontri in tutta Italia.

È di queste ore l’annuncio diramato dall’Agenzia delle entrate in merito alla stretta dei controlli sui conti correnti dei cittadini. L’obiettivo dichiarato dall’istituto di previdenza sociale – per voce del presidente Ernesto Maria Ruffini – è quello di recuperare 2,8 miliardi di euro entro il 2025 attraverso un aumento esponenziale delle verifiche sui depositi effettuati dai contribuenti presso le banche. Un risultato davvero molto ambizioso, che dovrà prevedere un innalzamento verso l’alto sia per quanto riguarda la quantità degli accertamenti, sia per quel che concerne la qualità delle ispezioni in programma.

Lo strumento principale che verrà utilizzato per pianificare i controlli è stato denominato Anonimometro: stiamo parlando di un nuovo super algoritmo che permetterà ai tecnici dell’ente statale di incrociare numeri e dati riferiti ai singoli contribuenti con le transazioni ritenute sospette. Il tutto nel tentativo di far entrare nelle casse dello Stato la somma preposta tramite una lotta serrata all’evasione fiscale, che ancora oggi nel nostro Paese raggiunge ogni anno l’ammontare di oltre 120 miliardi. Per capirci, ben quattro volte il valore dell’ultima legge di Bilancio bollinata a fine 2022.

Cartelle esattoriali, cosa succede dopo la Rottamazione quater: la strategia del governo di Giorgia Meloni

La svolta sull’inasprimento dei risconti arriva in un momento in cui il governo presieduto da Giorgia Meloni sta iniziando a raccogliere i primi risultati derivanti dalle scelte fatte sul fronte delle politiche fiscali. In particolare, proprio in queste settimane sta arrivando a conclusione il procedimento della cosiddetta Rottamazione quater, che ha permesso a migliaia di persone di ricevere uno sconto sul debito accumulato nei confronti dell’erario pubblico.

Il ricalcolo finale della somma dovuta al Fisco è stato comunicato ai diretti interessati nelle prime dieci giornate di agosto. Ora tutti coloro che hanno ricevuto il nuovo bollettino potranno saldare i propri arretrati con un pagamento unico, il cui valore è frutto dello sgravio delle maggiorazioni rispetto alla somma evasa (o non dichiarata) in principio. Uno stratagemma che – nella logica dell’esecutivo – permetterà allo Stato di incassare cifre che altrimenti difficilmente avrebbe potuto recuperare.

Il ragionamento che hanno fatto sia a Palazzo Chigi che al ministero dell’Economia è il seguente: moltissime delle cartelle esattoriali che non si riescono ad estinguere sono intestate a cittadini che si trovano in una condizione di tenue o grave difficoltà economica, a maggior ragione dopo le tante incertezze vissute nel periodo di emergenza sanitaria globale. Per questo, se si decide di abbassare l’ammontare complessivo che ancora devono versare alla collettività, è più facile che chi non ha rispettato le norme decida di ravvedersi e compiere il passo decisivo verso la regolarizzazione definitiva.

Politiche fiscali, le mosse dell’esecutivo per abbassare il numero di cartelle esattoriali emesse dall’Agenzia delle entrate

Affianco a questa “strategia di ascolto” delle esigenze della collettività, la maggioranza di centrodestra ha elaborato altri due metodi per provare a ridurre l’emissione di documenti fiscali per il recupero dei debiti. Il primo è quello che stiamo imparando a chiamare concordato preventivo: si tratta di una sorta di patto che imprenditori e dipendenti possono sottoscrivere con l’Agenzia delle entrate per stabilire in maniera preliminare quale sarà l’ammontare complessivo delle tasse che andranno pagate nei successivi 24 mesi. Un modo per mettere le mani avanti, sia per il singolo cittadino (“so già quanto dovrò versare e mi regolo di conseguenza”), sia per gli agenti incaricati della riscossione (“sai già quanto dovrai versare, questa volta non puoi sgarrare”).

Il secondo provvedimento che l’esecutivo intende introdurre in questo senso è il taglio delle aliquote Irpef. In generale, secondo quanto dichiarato in campagna elettorale, tutti i partiti della coalizione intendono arrivare ad una fascia di calcolo unica per tutti i contribuenti entro la fine della legislatura corrente. Intanto però, come primo step, si è deciso di passare da quattro a tre aliquote: la riforma fiscale prevede infatti il pagamento del 23% per coloro che guadagnano fino a 28mila euro l’anno, mentre la quota sale al 27% per i redditi compresi tra 28mila e 50mila euro annui, per poi assestarsi al 43% oltre questa soglia.

Quanto valgono le cartelle esattoriali in Italia e com’è suddivisa l’evasione fiscale: l’analisi completa

La domanda che però in molti si continuano a fare è la seguente: considerando tutta la popolazione attiva in Italia in questo momento (composta da circa 22,8 milioni di contribuenti totali), come sono ripartite le cartelle esattoriali in base al loro valore? In sostanza, ad oggi come si compone l’evasione fiscale in Italia? Quante sono le persone che devono allo Stato meno di mille euro? Quante fino a 100mila euro? E quante oltre mezzo milione?

Ebbene, l’ultima reportage reso pubblico dall’istituto della Riscossione è relativo all’anno 2022 e si può riassumere nel seguente schema.

Ripartizione delle cartelle esattoriali per fascia di debito:

  • Sotto la soglia di 1000 euro si colloca il 47,6% dei contribuenti attivi, per un ammontare complessivo di 10,4 miliardi di euro;
  • Tra i 1000 euro e i 10mila euro si colloca il 30,1% dei contribuenti attivi, per un ammontare complessivo di 27,7 miliardi di euro;
  • Tra i 10mila euro e i 50mila euro si colloca il 13,4% dei contribuenti attivi, per un ammontare complessivo di 75 miliardi di euro;
  • Tra i 50mila euro e i 100mila euro si colloca il 3,6% dei contribuenti attivi, per un ammontare complessivo di 57,7 miliardi di euro;
  • Tra i 100mila euro e i 250mila euro si colloca il 2,8% dei contribuenti attivi, per un ammontare complessivo di 96,8 miliardi di euro;
  • Tra i 250mila euro e i 500mila euro si colloca l’1,2% dei contribuenti attivi, per un ammontare complessivo di 89,9 miliardi di euro;
  • Sopra la soglia di 500mila euro si colloca l’1,3% dei contribuenti attivi, per un ammontare complessivo di 795,6 miliardi di euro.

I dati sono facilmente interpretabili. La stragrande maggioranza dei debiti con l’erario pubblico vale meno di 1000 euro, ma anche qualora si riuscissero a recuperare tutti, il Fisco incasserebbe davvero pochissimo in relazione al totale, una cifra calcolabile in poco più di un centesimo del valore sommerso che l’Agenzia delle entrate sta faticosamente cercando di assottigliare. Viceversa, se il nuovo Anonimometro riuscisse a scovare i cosiddetti grandi evasori sopra i 500mila euro di debito, assisteremmo ad un fatto davvero epocale per la storia della nostra Repubblica.