Cartelle esattoriali discaricate dopo 5 anni: cosa significa e cosa cambia dal 1° gennaio 2025

Dal primo gennaio 2025 le cartelle esattoriali non riscosse nei successivi 5 anni saranno "discaricate": cosa significa e cosa cambia con la nuova riforma

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Redazione

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A partire dal 1° gennaio 2025 le cartelle esattoriali non riscosse nei successivi 5 anni saranno “discaricate” automaticamente e la rateizzazione massima per i contribuenti passerà gradualmente da 72 a 120 rate mensili. La bozza del decreto legislativo sulla riscossione dei debiti tributari, in discussione al Cdm, fa parte della cosiddetta riforma “Fisco amico“. Lo ha annunciato il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, spiegando anche che “il governo ha approvato il provvedimento in prima lettura”.

Discarico delle cartelle esattoriali: cosa significa

Con il termine “discarico“, in riferimento alle cartelle esattoriali, si intende una procedura piuttosto semplice: se entro un determinato periodo di tempo (5 anni secondo la bozza dell’attuale decreto legislativo) queste non saranno riscosse, allora potrebbero essere direttamente cancellate, oppure, in alternativa, ritornare all’ente creditore.

La multa è un esempio concreto di questa procedura. Ipotizzando una serie di ritardi nei pagamenti, la cartella esattoriale rappresenta l’ultimo avviso per saldare il conto: nel caso ciò non avvenga al termine del quinto anno, col nuovo provvedimento, se verrà approvato senza ulteriori modifiche, quella sanzione ritornerebbe in capo al Comune.

Cosa cambia con il nuovo decreto

Nel dettaglio, il nuovo decreto introduce il discarico automatico delle cartelle esattoriali che fanno riferimento all’Agenzia delle entrate “non riscosse entro il 31 dicembre per quinto anno successivo”. L’Agenzia può anche attivare il “discarico anticipato“, a partire dal 2025, per le cartelle esattoriali su cui si è rilevata “la chiusura del fallimento, della liquidazione giudiziale o l’assenza di beni del debitore suscettibili di poter esere aggrediti”.

Il decreto è dunque pensato per svuotare il cassetto dei crediti di difficile o impossibile riscossione, senza così obbligare l’Agenzia a espletare dei tentativi infruttuosi col debitore. Al termine dei cinque anni, però,  le cartelle esattoriali non saranno stralciate. Tornando in mano all’ente creditore, quest’ultimo potrà scegliere uno dei seguenti tre modi per agire:

  • gestire in proprio la riscossione coattiva delle somme discaricate in questa maniera;
  • affidare le cartelle esattoriali a soggetti privati mediante una gara pubblica;
  • riaffidare le quote da riscuotere all’Agenzia delle entrate-riscossione per 2 anni nel caso in cui l’ente creditore venga a conoscenza di nuovi e significativi elementi reddituali del debitore.

Il ministro Leo ha elencato i tre obiettivi di questo nuovo provvedimento: “Rendere la riscossione più veloce ed efficiente, in linea coi principali Paesi europei; snellire l’attuale magazzino di debiti fiscali, attualmente a 1.200 miliardi ed evitare che se ne crei un altro della medesima entità“.

Per quest’ultimo motivo, inoltre, per i carichi affidati alla riscossione fino all’anno 2000 si renderebbe necessario l’intervento di una Commissione presieduta da un magistrato della Corte dei Conti, che dovrà proporre una soluzione legislativa ad hoc per il magazzino.

Come funziona la rateizzazione delle cartelle esattoriali

Per le cartelle esattoriali inferiori o pari a 120mila euro, si legge nel testo della bozza del decreto, sarà concessa un’ulteriore dilazione delle 72 rate mensili. L’intenzione è di procedere con lo schema seguente per chiunque abbia contratto dei debiti da saldare:

  • negli anni 2025 e 2026 si passerebbe da 72 a 84 rate mensili;
  • nel 2027 e nel 2028 le rate mensili potrebbero arrivare a essere 96;
  • nel 2029 e nel 2030 si toccherebbe quota 108 rate mensili;
  • a partire dal 2031 si valuterebbe la possibilità di concedere il massimo di 120 rate mensili.