Al via il nuovo calendario fiscale, commercialisti contro il governo: “Si rischia la paralisi”

Il Consiglio de Ministri ha approvato il nuovo calendario fiscale, ma da subito sono fioccate le proteste dei commercialisti

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

L’Associazione Nazionale dei Commercialisti boccia il nuovo calendario fiscale, ritenuto improbabile ed inattuabile. Approvate direttamente dal Consiglio dei Ministri, le scadenze tributarie per il 2024 hanno sostanzialmente fatto storcere il naso ai professionisti del settore, che hanno presentato le proprie proposte per un calendario fiscale che risulti essere più sostenibile per i contribuenti. Ma che sia anche in grado di conciliare le esigenze dell’amministrazione finanziare con il carico di lavoro dei commercialisti.

A finire sotto la lente d’ingrandimento dei professionisti del settore è il concordato preventivo biennale, per il quale sarebbe necessario introdurre delle date di scadenza nel nuovo calendario fiscale. Questo risulta essere uno scoglio molto importante da superare, perché si corre il rischio che si venga a creare un vero e proprio ingorgo fiscale di difficile gestione sia per le imprese che per gli stessi commercialisti.

L’associazione, inoltre, ha avanzato alcune proposte grazie alle quali è possibile superare alcuni nuovi adempimenti, che vengono introdotti proprio attraverso il decreto. Questo prevede tra l’altro, l’accorpamento dell’invio del Modello Isa con la Dichiarazione dei redditi.

Calendario fiscale: cosa prevede

Cosa prevede, nel dettaglio, il nuovo calendario fiscale per il 2024? Il governo ha approvato un decreto con il quale è stata fissata al 30 settembre 2024 la data entro la quale devono essere inviate la dichiarazione dei redditi delle persone fisiche e delle società. Questo adempimento è stato anticipato di due mesi, perché in precedenza era fissato al 30 novembre di ogni anno.

Nel tentativo di andare incontro ai contribuenti ed allentare in parte la pressione del fisco sul calendario, è stato deciso che nei mesi di agosto e dicembre non ci saranno degli adempimenti da assolvere. La definizione della nuova Irpef a tre aliquote, invece, è stata rinviata, in modo da riuscire ad effettuare un vero e proprio coordinamento con la Manovra 2024, grazie alla quale dovrebbero essere stanziate alcune risorse.

Il decreto sul calendario fiscale slitta ufficialmente di una settimana e verrà analizzato nel corso dell’ultimo Consiglio dei Ministri dell’anno. Questo si svolgerà non appena arriverà il via libera alla Manovra 2024 da parte del Senato. Nel corso della giornata del 19 dicembre 2023, invece il CdM ha approvato il decreto sulla fiscalità internazionale, grazie al quale verrà introdotta la Global Minimum Tax per le multinazionali. Ma non solo verranno introdotte:

  • le nuove norme per la residenza delle persone fisiche e per le società;
  • le regole sul reshoring, che servono ad incentivare le imprese a tornare in Italia;
  • le norme per il rientro dei cervelli dall’estero.

Il concordato preventivo

L’associazione dei commercialisti punta il dito principalmente contro il concordato preventivo. Viene chiesto un maggiore lasso di tempo per riuscire ad analizzare la proposta nel dettaglio e per avviare un contraddittorio completo con l’Agenzia delle Entrate. La richiesta di maggiore tempo serve a presentare al contribuente una valutazione finale più completa e consona con la situazione individuale.

Alle richieste dei commercialisti si affianca Assosoftware, l’associazione italiana produttori di software, che ha richiesto dei tempi adeguati per riuscire sviluppare delle soluzioni di software adatte alle nuove esigenze fiscali. Purtroppo il rischio a cui si va incontro è quello di produrre delle soluzioni che non abbiano i requisiti di efficienza e qualità necessari.

Viene a questo punto avanzata una proposta ben precisa, che è quella di andare ad unificare al 30 settembre l’invio telematico delle dichiarazioni dei redditi e contestualmente confermare l’adesione al concordato preventivo biennale. Verrebbe cassata completamente, a questo punto, la scadenza intermedia che è stata prevista per il 31 luglio 2024.

Calendario fiscale: una marea di critiche

Il calendario fiscale per il 2024 ha sollevato una marea di critiche. La prima è arrivata da Marco Cuchel, presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti, che ha sottolineato che il rischio ingorgo di scadenze fiscali è dietro l’angolo. Una situazione che con ogni probabilità metterà in difficoltà professionisti ed imprese. La cui conseguenza potrebbe essere quella di andare a vanificare gli obiettivi del governo e l’essenza stessa del concordato preventivo biennale. Secondo Cuchel è necessario effettuare una modifica per rendere efficace il sistema anche in termini di gettito.

L’anticipazione dei termini la presentazione della dichiarazione dei redditi mal si concilia soprattutto con l’aggiunta delle scadenze del concordato preventivo biennale e con un calendario che è già fitto di scadenze durante il periodo estivo – spiega Francesco Zuech, responsabile Coordinamento Fiscale Confim -. Dal nostro punto di vista non c’è fretta nel dover per forza anticipare queste scadenze. La riforma è ambiziosa, ma le criticità che sono state evidenziate sono tali da ripensare il calendario in una logica più distensiva.

Ad aprire alla possibilità di accogliere le critiche dei commercialisti, di Confimi e di Assosoftware ci ha pensato Antonio Misiani, responsabile economia e finanze del Pd, il quale ritiene che le critiche sul nuovo calendario fiscale debbano essere ascoltate. Secondo Misiami il rischio non è semplicemente quello di andare verso il fallimento della riforma fiscale che sta ridisegnando le imposte, ma anche di vedere vanificare le semplificazioni. Almeno quando si parla di adempimenti e di scadenze.

Mario Turco (Movimento 5 stelle) spiega che: “il governo sta facendo una corsa contro il tempo per rendere attuativa una riforma per la quale il Paese non è pronto, con un calendario fiscale inconciliabile con quello delle imprese e dei professionisti stessi”.

In estrema sintesi

Il governo Meloni ha predisposto un nuovo calendario fiscale per il 2024. Il problema è che si rischia un vero e proprio ingorgo di adempimenti e tasse da saldare. Una situazione che rischia di diventare pericolosa per professionisti ed imprese, che potrebbero trovarsi nella situazione di non riuscire a rispettare le tempistiche.

Per evitare quindi che sorgano dei problemi, l’associazione dei commercialisti ha avanzato alcune proposte per alleggerire il calendario fiscale del prossimo anno e suddividere alcuni adempimenti in maniera diversa. Attenzione, non si è chiesto di toglierli, ma solo di metterli in calendario con delle date diverse.