Fisco, Concordato preventivo 2024: ecco come funziona e chi vi può accedere

Nel 2024 prenderà via il concordato preventivo. Potranno accedervi solo e soltanto alcuni contribuenti: ecco a chi è riservato il nuovo strumento

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

L’amministrazione finanziaria mette a disposizione, per i titolari di partita Iva e le aziende, un nuovo strumento: il concordato preventivo biennale. A delinearne la disciplina è un decreto legislativo, approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri lo scorso 3 novembre 2023, attraverso il quale sono state rese note le modalità per accedervi.

Al concordato preventivo potranno accedere i lavoratori autonomi dotati di partita Iva e le piccole e media imprese. I contribuenti in questione devono avere un punteggio Isa che sia pari ad almeno 8, mentre gli eventuali debiti tributari devono essere inferiori a 5.000 euro. La nuova misura permette di ottenere dall’Agenzia delle Entrate una proposta di pagamento delle imposte dovute, che riguardano l’anno di conclusione dell’accordo e quello successivo (complessivamente, quindi, per un periodo massimo di due anni). I diretti interessati hanno la possibilità di aderire a questo strumento nell’arco di cinque giorni dal ricevimento della comunicazione.

Il concordato preventivo ha uno scopo ben preciso: andare verso una maggiore partecipazione del contribuente al meccanismo di accertamento tributario. Ma non solo: i diretti interessati conosceranno con precisione quali saranno le imposte da versare.

Come funziona il concordato preventivo

Attraverso il concordato preventivo biennale i contribuenti di minori dimensioni – lavoratori autonomi e liberi professionisti e ad aziende – potranno accordarsi direttamente con l’Agenzia delle Entrate sui redditi da dichiarare e sulle relative tasse da versare. Possono accedere a questo strumento i soggetti ai quali si applicano gli ISA e i forfettari.

Questo significa, in altre parole, che a partire dal 2024 alcuni contribuenti potranno ricevere una proposta vincolante per il pagamento delle imposte dei due anni successivi. Nel caso in cui dovessero accettare la proposta non saranno sottoposti ad alcun tipo di controllo per i due anni successivi.

Con l’eccezione delle grandi aziende – per le quali è previsto un regime agevolato diverso chiamato cooperative compliance – sarà possibile fare un vero e proprio patto con l’Agenzia delle Entrate, grazie al quale sarà possibile concordare in anticipo quali tassa pagare. Ci guadagnano quanti, nell’arco dei successivi due anni, avranno delle entrate maggiori del previsto, dato che verseranno meno imposte.

Ma non solo: il concordato preventivo costituisce un vantaggio anche per quanti non vogliano essere sottoposti a dei controlli approfonditi da parte dell’Agenzia delle Entrate. Grazie a questa misura l’Erario prevede di riuscire ad incassare qualcosa come 760,5 milioni di euro. Vedendo, però, quanto è accaduto nel passato – l’esperienza del 2003 insegna – l’effettiva portata di questa misura è tutta da verificare.

Chi è ammesso al concordato preventivo

Il primo e forse più importante aspetto da prendere in considerazione sono i soggetti che hanno diritto ad accedere al concordato preventivo. Potranno accedervi le seguenti categorie di soggetti:

  • le persone fisiche o giuridiche che stiano esercitando attività d’impresa, arti o professioni ai quali si applichino gli indici sintetici di affidabilità fiscale (ISA). Questi soggetti devono aver ottenuto un punteggio di affidabilità fiscale che sia pari ad almeno 8 sulla base dei dati che sono stati trasmessi;
  • i suddetti soggetti non devono avere dei debiti tributari amministrati dall’Agenzia delle Entrate – o non devono averli estinti – per importi superiori a 5.000 euro. L’importo è comprensivo di interessi e sanzioni. Tra i debiti non devono rientrare nemmeno quelli relativi a contributi previdenziali definitivamente accertati con sentenza irrevocabile o con atti impositivi;
  • i titolari di partita Iva che abbiano aderito al regime forfettario. In questo caso l’attività professionale deve essere esercitata da più di due periodi d’imposta.

I soggetti esclusi

Come abbiamo visto in precedenza, il concordato preventivo è riservato ai soggetti che siano titolari di partita Iva e che esercitino l’attività d’impresa, arti o professioni e per i quali siano applicati gli indici sintetici di affidabilità. Anche quando versano le imposte in modalità forfetaria. Perché il concordato preventivo sia applicato in maniera trasparente sono stati posti alcuni paletti ben precisi: nel caso in cui vengano indicati, all’interno della dichiarazione dei redditi, dei dati non corrispondenti a quelli comunicati ai fini della definizione della proposta al concordato, viene stoppato l’accesso alla misura.

Ma non solo: i soggetti sottoposti agli ISA devono avere un voto, per poter aderire allo strumento, pari ad almeno otto. Esclusi anche i soggetti con dei debiti tributari – anche quando sono estinti – superiori a 5.000 euro.

Vengono esclusi da questo strumento anche i soggetti che non hanno presentato la dichiarazione dei redditi o abbiano ricevuto delle condanne per dichiarazione fraudolenta, mediante l’uso di fatture o altri documenti per attestare delle operazioni inesistenti.

Concordato preventivo: quali effetti avrà

Quali sono, in estrema sintesi, gli effetti del concordato sui contribuenti che vi aderiscono? L’Agenzia delle Entrate avanzerà una proposta relativa al pagamento delle imposte indirette per l’anno nel quale viene formalizzato l’accordo e per il successivo. Il contribuente ha facoltà di accettarlo o di rifiutarlo.

Nel caso in cui venga accettato, il diretto interessato dovrà indicare nella dichiarazione dei redditi l’importo concordato con il fisco. Nel caso in cui siano stati percepiti redditi più alti o più bassi non avranno alcun rilievo per la determinazione delle imposte. Il reddito viene, quindi determinato in modo virtuale, senza prendere in considerazione il reale andamento dell’attività del contribuente.

Sicuramente questo è un aspetto da prendere in considerazione attentamente. Anche perché gli effetti del concordato preventivo cessano solo e soltanto se il minore reddito effettivo eccede del 60% rispetto all’importo concordato. Perché questa riduzione abbia un reale impatto sul concordato preventivo, deve essere determinata da circostanze eccezionali. Questo significa che sarà necessario tenere in considerazione tutte le attività legate al reale andamento dell’attività, dei rapporti con i clienti e dell’incasso dei propri crediti.

Un ulteriore effetto del concordato preventivo è quello di stoppare la possibilità, da parte dell’Amministrazione tributaria, di poter inviare degli avvisi di accertamento per le annualità nelle quali è in vigore l’accordo. Comunque vada ci potranno essere dei controlli automatizzati. Viene esclusa, inoltre, la possibilità di accertamenti basati su delle semplici presunzioni e dalla determinazione sintetica del reddito.