Pensioni: dopo lo stop in Portogallo, dove vivere pagando meno tasse

Il Governo portoghese ha messo la parola fine a partire da gennaio 2024 alle agevolazioni fiscali per i pensionati stranieri che si trasferiscono nel Paese

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Portogallo, la pacchia è finita. Negli ultimi anni il Paese lusitano ha rappresentato un vero e proprio paradiso per migliaia di pensionati italiani che hanno approfittato dell’esenzione fiscale dedicata agli stranieri andati a vivere a Lisbona e dintorni con in tasca l’assegno previdenziale. Il Governo lusitano ha però detto stop all’agevolazione a partire da gennaio 2024, assicurando che il regime di esenzione resta comunque in vigore per quei pensionati che già lo hanno ottenuto.

Stop all’esenzione

Dal 1983 vige un accordo tra Roma e Lisbona per evitare la doppia imposizione e che permette quindi agli italiani trasferiti in Portogallo di pagare le tasse soltanto nel luogo dove si vive. Con l’obiettivo di attrarre capitali stranieri, il governo lusitano ha introdotto nel 2009 un’esenzione fiscale nei confronti dei pensionati provenienti dall’estero, alle sole condizioni di risiedere nel Paese per almeno 6 mesi (anche non consecutivi) e di dimostrare di aver acquistato una casa o di aver sottoscritto un contratto di affitto.

La possibilità di non pagare tasse in uno Stato con un costo della vita molto basso ha subito riscosso un grande successo tra coloro che con l’assegno previdenziale in tasca era disposto a cambiare vita: circa 10mila tra cittadini francesi, britannici e italiani hanno approfittato dell’opportunità, in buona parte connazionali, che si sono trasferiti soprattutto nei dintorni di Lisbona e nella regione dell’Algarve.

Il boom degli arrivi dall’estero ha però avuto l’effetto collaterale di far registrare un’impennata dei prezzi sul mercato immobiliare ai danni dei residenti: secondo uno studio della Fondazione portoghese Francisco Manuel dos Santos, tra il 2012 e il 2021 il costo delle case in Portogallo è cresciuto del 78%, rispetto al 35% dell’intera Unione Europea.

Già dal 2020 il governo lusitano ha quindi ridimensionato l’esenzione totale fissando per i pensionati stranieri un’aliquota fissa del 10%, fino alla decisione di eliminare del tutto l’agevolazione dal prossimo anno.

“Mantenere in futuro le esenzioni equivarrebbe a prolungare una misura di ingiustizia fiscale ingiustificata e sarebbe un modo indiretto per continuare ad aumentare i prezzi nel mercato immobiliare” ha spiegato il primo ministro portoghese, Antonio Costa (qui tutti i dettagli sull’addio per i pensionati italiani alle tasse agevolate in Portogallo).

Pensioni esentasse, le alternative al Portogallo

I connazionali con le valigie pronte per godersi la vecchiaia in Portogallo dovranno dunque rivedere i propri piani, ma il governo di Lisbona non è l’unico ad avere introdotto dei benefici fiscali per i pensionati in arrivo dall’estero.

Malta, ad esempio, prevede una tassazione agevolata con un’aliquota fissa del 15% sui redditi da pensione provenienti dall’estero, regime fiscale soggetto al rispetto di determinati requisiti sulla cittadinanza e regole stringenti sul possesso di immobili o sottoscrizione di contratti d’affitto. Criteri dettagliati anche in Grecia, dove la tassazione è fissata ad un’aliquota del 7% per 15 anni (qui avevamo parlato della sfida della Grecia al Portogallo sulle tasse ai pensionati stranieri).

In Slovacchia gli assegni previdenziali sono completamente esentasse, mentre l’isola di Cipro presenta una delle tassazioni sui redditi da pensioni più favorevoli d’Europa, grazie a un’aliquota del 5% per tutti gli importi che vengono dall’estero e che superano i 3420 euro. Sotto questo livello la pensione è esentasse.

In Romania la tassazione per chi si ritira dal lavoro è al 10%, così come in Bulgaria, dove però per beneficiare dell’agevolazione è necessaria anche la cittadinanza. Tra le mete preferite dei pensionati italiani c’è anche la Tunisia che applica al trattamento previdenziale lordo dei cittadini stranieri soltanto il 20% di tasse, per un prelievo totale pari a circa il 5% dell’importo.