Come funzionano i fringe benefit esentasse fino a 3000 euro

Il governo Meloni ha introdotto la possibilità di usufruire dei fringe benefit esentasse fino a 3.000 euro. Scopriamo come funzionano e chi può beneficiarne

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Tra le novità più importanti introdotte attraverso il Decreto Lavoro vi è la nuova soglia dei fringe benefit per i dipendenti con figli a carico, che adesso è pari a 3.000 euro. Per i lavoratori senza figli a carico, invece, è confermata l’esenzione fino ad un tetto massimo di 258,23 euro. Queste due soglie – 3.000 euro per chi ha figli e 258,23 euro per gli altri – si riferiscono al tetto massimo di beni e servizi che i datori di lavoro possono elargire ai propri dipendenti esentasse. Da queste due soglie rimangono escluse le bollette.

La scelta del Governo di permettere di accedere ai fringe benefit esentasse fino a 3.000 euro unicamente ai dipendenti con figli ha innescato una serie di polemiche, perché si viene a creare una vera e propria disparità di trattamento tra i contribuenti con figli a carico e quanti non ne hanno.

Ricordiamo che i fringe benefit costituiscono una vera e propria integrazione al reddito dei lavoratori. Comprendono beni e servizi di vario genere, che possono essere erogati indistintamente a tutti i dipendenti o solo a specifiche categorie. Ma cerchiamo di capire meglio come funzionano i fringe benefit.

Fringe benefit: cosa sono

Cerchiamo di capire, come prima cosa, in cosa consistono i fringe benefit. Sono, sinteticamente, dei redditi che vengono erogati ai dipendenti, che si vanno ad aggiungere alla remunerazione che è prevista dal contratto. I fringe benefit possono essere delle vere e proprie somme di denaro, che vengono concesse a titolo di rimborso. In alternativa – questo è il caso più frequente – possono essere costituiti da beni o servizi erogati a titolo gratuito o a condizioni più vantaggiose rispetto a quelli che possono essere trovati sul mercato.

Dei fringe benefit possono beneficiarne i titolari di redditi da lavoro dipendente e vengono erogati direttamente dalle aziende nelle quali i singoli soggetti sono occupati.

I potenziali servizi o beni che possono essere erogati è esteso e molto eterogeneo. Volendo fare un elenco parziale e sicuramente non esaustivo possiamo affermare che possono essere erogati per utilizzati per:

  • istruzione dei figli;
  • auto aziendale;
  • smartphone;
  • viaggi;
  • palestre e centri benessere;
  • utenze energetiche.

Il welfare aziendale

I fringe benefit sono una particolare forma di welfare aziendale, che risulta essere particolarmente diffusa all’interno di certe aziende. Il quadro fiscale attualmente in vigore riconduce queste particolari erogazioni all’interno di un’area di specifico vantaggio: questi redditi, fino al raggiungimento di una determinata soglia massima, non vengono considerati come redditi imponibili. In altre parole vengono azzerate le imposte per le aziende, che ne possono dedurre il costo dal proprio reddito, e per il dipendente.

È importante sottolineare che il datore di lavoro non ha alcun obbligo ad erogare dei fringe benefit. La decisione se erogarli o meno è interamente e completamente dell’azienda. Nel caso in cui, però, dovessero essere superati i limiti previsti dalla normativa per la loro erogazione, essi contribuiscono a formare il reddito del dipendente, con la relativa tassazione.

Nel momento in cui vengono erogati dei fringe benefit ai dipendenti con figli, l’azienda non è tenuta ad effettuare alcuna verifica circa la reale presenza di figli a carico. Il lavoratore, comunque vada, è tenuto a compilare una dichiarazione con la quale deve attestare il possesso dei requisiti necessari.

Bonus dipendenti: chi ne può beneficiare

Ultimamente i fringe benefit sono stati ribattezzati come bonus dipendenti. La denominazione, ben diversa dalla precedente, ma che in un certo senso sembra essere più corretta. E soprattutto giustificata dal fatto che il vantaggio fiscale può essere maturato esclusivamente a favore dei lavoratori dipendenti delle aziende che operano nel settore privato. Non possono ricevere queste particolari agevolazioni, quindi, i dipendenti della pubblica amministrazione, i consulenti ed i collaboratori.

Attraverso il Decreto Lavoro, il governo Meloni ha provveduto ad alzare la soglia dei fringe benefit a 3.000 euro per il 2023. L’agevolazione rivista e corretta al rialzo, però, spetta unicamente ai dipendenti con dei figli a carico. Il Decreto Legge n. 48/2023, infatti, ha introdotto l’incremento della soglia di non imponibilità prevista dall’articolo 51, comma e, del TUIR a 3.000 euro. Ma solo e soltanto per i dipendenti con dei figli fiscalmente a carico. La soglia rimane ferma a 258,23 euro per tutti gli altri dipendenti. Per tutto il 2023 continuano a rientrare nell’esenzione delle tasse anche le somme che sono state erogate per il pagamento delle bollette di luce, acqua e gas.

Questa decisione ha sollevato molte critiche, soprattutto da parte dei sindacati. L’accusa è molto precisa: viene creata una certa disparità di trattamento tra i lavoratori che hanno dei figli e gli altri. Uno degli obiettivi che il governo Meloni ha intenzione di centrare è il sostegno della genitorialità: a parità di reddito ed in assenza di figli, per i contribuenti rimane la sola esenzione per i beni e i servizi assegnati dal datore di lavoro con un tetto annuo pari a 258,23 euro.

Cosa fare per beneficiarne

Come si devono muovere i dipendenti per poter beneficiare dei fringe benefit? Per ottenerli non è necessario presentare una domanda: la loro erogazione dipende esclusivamente dalle scelte che effettuerà l’azienda. Quest’ultima ha la possibilità di valutare liberamente se garantire questo vantaggio ai propri dipendenti e, a questo punto, a questi ultimi sarà possibile usufruire del relativo beneficio fiscale.

Spetterà, quindi, alle imprese compiere i passi necessari ed indispensabili per erogare beni e servizi, predisponendo le piattaforme telematiche attraverso le quali i dipendenti avranno la possibilità di utilizzare per accedere ai benefici previsti. In alternativa potranno concedere dei voucher o altre forme di agevolazioni ad hoc, come possono essere, ad esempio, i buoni pasto.

Come abbiamo anticipato in precedenza, per i lavoratori con dei figli a carico, l’azienda non è tenuta ad effettuare alcuna verifica. Sarà lo stesso dipendente a dover compilare un’apposita dichiarazione, con la quale attesta il possesso dei requisiti necessari per accedere ai fringe benefit, inserendo il codice fiscale dei propri figli. Per gli eventuali rimborsi delle utenze di luce, acqua e gas, il dipendente sarà tenuto a produrre una documentazione relativa all’effettivo consumo, che dovrà essere accompagnata da un’autocertificazione con cui si sostiene di non aver usufruito di simili agevolazioni presso altri datori di lavoro.