I liberi professionisti e i lavoratori autonomi sono tenuti all’iscrizione a una cassa professionale. Chi esercita un’attività regolamentata da un albo o da un elenco professionale è tenuto ad aderire a quella dell’ordine di appartenenza, ma se quest’ultimo non lo dovesse prevedete scatta l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata Inps.
I contributi previdenziali possono essere portati in detrazione direttamente nella dichiarazione dei redditi, ma devono essere gestiti correttamente, a secondo della categoria di appartenenza.
Indice
Contributi previdenziali, come funziona la deducibilità
L’articolo 10, comma 1, lettera e) del Dpr n. 917/86 – ossia il Tuir – prevede la totale e completa deducibilità dei contributi previdenziale versati dal reddito personale. Nello specifico è previsto che sono deducibili:
I contributi previdenziali ed assistenziali versati in ottemperanza a disposizioni di legge, nonché quelli versati facoltativamente alla gestione della forma pensionistica obbligatoria di appartenenza, ivi compresi quelli per la ricongiunzione di periodi assicurativi. Sono altresì deducibili i contributi versati al fondo di cui all’articolo 1, D.Lgs. n. 565/96. I contributi di cui all’art. 30, co. 2, Legge n. 101/89 sono deducibili alle condizioni e nei limiti ivi stabiliti.
I contributi previdenziali e assistenziali che rientrano nella prima tipologia sono quelli che i professionisti devono versare per l’esercizio dell’attività professionale. I secondi – ossia i versamenti volontari – si riferiscono:
- ai versamenti che sono stati effettuati per dei periodi che non sono coperti da contribuzione;
- al versamento effettuato ai sensi dell’ex articolo 2 del Dlgs n. 184/197 relativo al riscatto di laurea;
- alla prosecuzione volontaria dei versamenti che può essere effettuata dopo il pensionamento;
- all’eventuale ricongiunzione dei periodi assicurativi che il professionista ha maturato presso altre gestioni previdenziali obbligatorie – è il caso delle ricongiunzioni effettuate tra Inps e casse private.
I versamenti effettuati dai professionisti rispettano il principio di cassa: vale, in estrema sintesi, il momento in cui è stato effettuato il pagamento, indipendentemente dal periodo contributivo che viene coperto dalla singola operazione.
Quanti tipi di contributi previdenziali ci sono
Indipendentemente dalla cassa previdenziale alla quale i singoli professionisti appartengono, l’obbligo di versare i contributi previdenziali scatta ogni anno. I contributi si dividono in 4 differenti categorie, che sono suddivise come segue:
- contributo soggettivo obbligatorio;
- contributo integrativo;
- contributo integrativo volontario;
- contributo di maternità.
Queste categorie costituiscono una suddivisione molto importante, perché la deducibilità dei versamenti varia a seconda dell’onere che viene versato.
Quali contributi sono deducibili dal reddito
Risultano essere completamente ed interamente deducibili dal reddito professionale i contributi previdenziali che devono essere versati obbligatoriamente. È necessario, però, fare un distinguo molto importante:
- la deducibilità riguarda il contributo soggettivo ed il contributo integrativo minimo;
- la deducibilità non coinvolge in genere il contributo integrativo che viene addebitato al cliente in fattura.
Questo ultimo onere – che può oscillare tra il 2% ed il 4% – è sostanzialmente a carico del committente, anche se poi materialmente a versarlo è il professionista.
Come gestire il contributo soggettivo obbligatorio
L’importo da versare a titolo di contributo soggettivo deve essere calcolato sulla base del reddito professionale che il libero professionista ha maturato nel corso del precedente periodo d’imposta. Il contribuente, entro una data che varia a seconda della cassa professionale di appartenenza, deve comunicare quanto ha guadagnato nel corso dell’anno.
Attraverso questa comunicazione il contribuente comunica il reddito imponibile Irpef realizzato nel corso dell’anno precedente e il proprio volume d’affari. Grazie a queste due informazioni viene determinato il contributo soggettivo ed integrativo obbligatorio. L’ammontare del contributo soggettivo viene determinato sulla base del reddito imponibile Irpef che il contribuente ha realizzato nel corso dell’anno precedente.
Generalmente i professionisti sono tenuti al versamento di un contributo minimo, attraverso il quale viene coperto un certo reddito. Nel caso in cui il professionista dovesse percepire un reddito imponibile più basso, non dovrà effettuare dei versamenti aggiuntivi.
Come funziona il contributo integrativo obbligatorio
Anche il contributo integrativo è un onere previdenziale obbligatorio, che i liberi professionisti devono versare ogni anno. L’ammontare di questo obolo avviene in percentuale al volume d’affari registrato nel corso dell’anno.
Il contributo integrativo, come abbiamo anticipato in precedenza, non si può dedurre dall’Irpef. L’unico contributo integrativo che si può dedurre è quello volontario: in questo caso non essendo addebitato al cliente costituisce un vero e proprio costo per il professionista.
Nella maggior parte dei casi il contributo integrativo non deducibile ha un’aliquota del 4% che viene applicata direttamente in fattura al cliente (in alcuni casi può scendere al 2%).
Per questo onere l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che risulta essere:
- indeducibile nel caso in cui l’iscritto, benché abbia maturato il diritto alla rivalsa, per qualsiasi motivo abbia deciso di non esercitarlo;
- deducibile per la parte del contributo integrativo minimo che sia rimasto effettivamente a carico del contribuente, perché lo stesso ha un insufficiente o inesistente volume d’affari.
Le regole del contributo di maternità
Contributo previdenziale obbligatorio quello di maternità deve essere versato da tutti gli iscritti ad una cassa previdenziale. Ha una scadenza annuale. L’onere è deducibile dal reddito imponibile Irpef.
L’importo da versare viene determinato ogni anno dalle singole casse previdenziali. L’obiettivo di questo obolo è quello di garantire un’indennità agli iscritti di sesso femminile che siano in maternità.
Cosa succede con la gestione separata Inps
I contributi da versare alla Gestione Separata Inps vengono calcolati nel momento in cui si presenta la dichiarazione dei redditi. L’importo da versare è condizionato dal reddito imponibile Irpef che matura dall’attività professionale.
Anche in questo caso è necessario versare una maggiorazione del 4%, importo richiesto a titolo di rivalsa del contributo Inps che il singolo professionista deve versare.
L’Agenzia delle Entrate e l’Inps, in questo caso, hanno spiegato che questo contributo, a differenza di quanto avviene per i professionisti, è considerato un reddito aggiuntivo e quindi deve essere sottoposto a tassazione Irpef.
Come si devono muovere i forfettari
I professionisti che hanno aderito al regime forfettario hanno la possibilità di portare in deduzione i contributi versati nel corso dell’anno. Per loro valgono le stesse regole che sono previste per quanti hanno aderito al regime ordinario. La deduzione avviene per cassa.