L’Agenzia delle Entrate può mettere mano nei conti correnti senza preavviso?

La manovra 2024 facilita l'accesso dell'Agenzia delle Entrate ai conti correnti per il pignoramento dei debiti fiscali, grazie a interventi telematici

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

La legge di bilancio 2024 ha introdotto un’importante modifica che semplifica l’accesso dell’Agenzia delle Entrate ai conti correnti degli italiani. Questa misura, parte del disegno di legge di bilancio approvato dal Consiglio dei Ministri, ha suscitato ampie discussioni.

Nonostante le rassicurazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni sull’assenza di tali norme, il testo contiene effettivamente disposizioni che rendono più agevoli le procedure di pignoramento.

La nuova legge di bilancio stabilisce che l’Agenzia delle Entrate ha facoltà di consultare direttamente i conti correnti dei cittadini morosi per verificare la presenza di fondi sufficienti al saldo dei debiti fiscali. Se viene rilevata la disponibilità necessaria, l’ente fiscale ordinerà immediatamente alla banca di procedere al pagamento, notificando successivamente il debitore entro un termine di trenta giorni.

L’Agenzia delle Entrate può entrare nei conti correnti? La situazione attuale

L’Agenzia delle Entrate ha, in realtà, da anni la facoltà di pignorare conti correnti in base a quanto stabilito dal D.P.R. 29 settembre 1973, n. 602, articolo 72 bis. Tale normativa permette al fisco di recuperare crediti imponendo al debitore di pagare direttamente al concessionario. Il termine di sessanta giorni per l’adempimento delle somme maturate è una delle specifiche di questa procedura.

La legge di bilancio 2024 introduce ulteriori facilitazioni per l’Agenzia delle Entrate. L’articolo 23, comma 13 del disegno di legge specifica che l’ente potrà utilizzare strumenti telematici per acquisire tutte le informazioni necessarie al recupero delle somme dovute. Questo significa che le procedure di pignoramento saranno non solo più veloci ma anche più efficaci, riducendo il rischio di elusioni da parte dei debitori.

La manovra mira a rendere più efficiente l’attività di riscossione mediante l’uso di strumenti informatici avanzati. La relazione illustrativa del testo della manovra ribadisce l’intenzione del governo di incrementare l’efficacia delle azioni di recupero, garantendo un maggior numero di esiti positivi nelle operazioni di pignoramento.

Procedure attuali: cosa stabilisce il nuovo articolo 75-ter

Il processo di pignoramento è complesso e richiede diverse fasi burocratiche, che spesso rallentano le operazioni di recupero crediti. Nel 2022 sono stati effettuati 256mila pignoramenti, ma le inefficienze procedurali hanno spesso impedito il successo di queste operazioni. La riforma mira a superare questi ostacoli, rendendo il sistema più rapido e meno dispendioso in termini di risorse.

L’inclusione dell’articolo 75-ter nel Testo unico sulla riscossione prevede che l’Agenzia delle Entrate utilizzi collegamenti telematici per ottenere informazioni aggiornate sui conti correnti dei debitori. Questo approccio tecnologico consente di sapere immediatamente se ci sono fondi disponibili per il pignoramento. In caso affermativo, l’ordine di pagamento viene emesso alla banca senza ritardi e il debitore viene informato successivamente.

La normativa vigente prevede la protezione di una somma pari all’ultimo stipendio percepito, che non potrà essere pignorata. Questo aspetto è, per fortuna, rimasto invariato con l’introduzione delle nuove disposizioni.

Effetti finanziari della misura

Secondo la relazione tecnica allegata al disegno di legge, le modifiche introdotte permetteranno un significativo incremento degli introiti per il bilancio pubblico. Come riporta Today, il governo prevede di ricavare circa 1 miliardo di euro tra il 2025 e il 2026, anche se questa cifra è prudenzialmente ridotta a 700 milioni in attesa di una definizione più chiara del meccanismo.