É stato annunciato l’accordo di pace tra Israele e Hamas, firmato al Cairo dopo settimane di intensi negoziati tra le delegazioni israeliana, statunitense e palestinese. Se da una parte, però, si mira alla tutela degli interessi dei primi due gruppi, dall’altra il popolo massacrato e vittima non ha di certo avuto piena rappresentanza nei leader di Hamas.
Una dinamica che ha dell’assurdo e che lascia tantissimi sgomenti, mentre il mondo parla di pace a un passo e di fine del conflitto (che tale non è, in assenza di due eserciti pronti a scontrarsi. Non è pace, è la sospensione di un genocidio dinanzi alla chance di garantirsi migliori profitti.
“Gli ostaggi torneranno a casa lunedì, anche quelli che non ce l’hanno fatta. È un grande giorno per Israele, il mondo arabo e gli Stati Uniti”, ha dichiarato Trump. Il Presidente USA ha poi confermato la firma della prima fase del piano di pace, prevista alle ore 11:00 italiane.
Stando alle anticipazioni, si prevede il rilascio immediato degli ostaggi israeliani e un ritiro progressivo delle truppe di Netanyahu dalla Striscia di Gaza, lungo una linea concordata con i mediatori egiziani e qatarioti.
La ricostruzione dopo la “pace”: il piano di Trump
Nel corso della conferenza stampa tenuta alla Casa Bianca, Trump ha ampiamente sottolineato il ruolo determinante della diplomazia americana e, dunque, suo. Al tempo stesso ha evidenziato i meriti di Egitto, Qatar e Turchia, definendo l’accordo “una vittoria per la pace e l’umanità”.
Si è detto fiducioso che la pace sarà duratura e, ovviamente, ha svelato la partecipazione degli USA alla ricostruzione di Gaza e non solo. Gli Stati Uniti saranno coinvolti anche nel garantire la sicurezza dell’intera area.
Sembra di essere in un romanzo distopico, a metà strada tra Orwell e Dick, con i “pacificatori” al fianco dei genocidi, che si lasciano applaudire al mondo mentre ripuliscono ciò che resta di Gaza, allontanano gli indesiderabili, riposizionandoli altrove come bambole, ricostruiscono e guadagnano sulle ceneri create. La narrativa del potere ha avviato la sua seconda fase e i media israeliani, ovviamente, riferiscono che la popolazione sia scesa in strada in giubilo a Gaza.
I termini dell’accordo
Il rilascio degli ostaggi avrà inizio entro 72 ore dalla ratifica del piano, come riportato da ABC News. Hamas otterrà la liberazione di 1.950 detenuti palestinesi, di cui 250 condannati all’ergastolo.
Per quanto non si possa parlare di pace, per ovvie ragioni, si può fare riferimento a un cessate il fuoco, scattato immediatamente. Il tutto sotto la supervisione delle Nazioni Unite e delle forze americane, incaricate di monitorare il rispetto degli accordi.
Il premier israeliano Netanyahu si gode il momento, che rinsalda la sua posizione casalinga. Dopo una telefonata definita “calorosa e commovente” con Trump, ha dichiarato: “Con l’aiuto di Dio, riporteremo tutti a casa”. Il presidente israeliano Herzog ha poi ringraziato apertamente Trump, candidandolo ufficiosamente al Nobel per la Pace.
Le reazioni del mondo
Antonio Guterres, Segretario generale dell’ONU, ha accolto l’intesa con favore, chiedendo un cessate il fuoco permanente. Si è però espresso soprattutto sulla necessità e urgenza degli aiuti umanitari da far entrare a Gaza.
Il premier britannico Keir Starmer ha invece parlato di “momento di profondo sollievo per il mondo intero”, mentre il presidente argentino Milei, terminata la sua parentesi da frontman, si è detto pronto a proporre Trump per il Nobel per la Pace (e siamo a quota due).
E in Italia? il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha espresso soddisfazione per il risultato diplomatico: “La pace è vicina, ma non basta la firma. Ora bisogna difendere questa tregua e iniziare il lavoro di ricostruzione”. Il Governo Meloni, ha aggiunto, è pronto a contribuire con militari e aiuti umanitari alla forza internazionale di mantenimento della pace che accompagnerà la transizione a Gaza.
Giunta infine anche una dichiarazione ufficiale di Giorgia Meloni, denunciat alla CPI per complicità con il genocidio israeliano: “L’accordo raggiunto in Egitto per l’applicazione della prima fase del Piano di pace del Presidente Trump è una straordinaria notizia che apre la strada al cessate il fuoco a Gaza, al rilascio di tutti gli ostaggi e al ritiro delle forze israeliane su linee concordate. Desidero ringraziare il Presidente Trump per aver incessantemente ricercato la fine del conflitto a Gaza e i mediatori – Egitto, Qatar e Turchia – per i loro sforzi che si sono rivelati cruciali per l’esito positivo raggiunto. Questo accordo e il più ampio percorso tracciato dal Piano Trump costituiscono un’opportunità unica per porre fine a questo conflitto che deve assolutamente essere colta”.
Sostiene poi come l’Italia sia pronta a sostenere tutti gli sforzi necessari per la “stabilizzzione, ricostruzione e sviluppo di Gaza”. Di colpo tutti sono interessati al rimettere in piedi la Striscia, più bella che mai, più ricca che mai e colma di grattacieli, hotel di lusso, resort fronte mare e altro ancora. Se quel famoso video IA lanciato da Trump aveva fatto inorridire mezzo mondo, l’altra metà pare sfregarsi le mani. Del resto con un “palazzinaro” alla Casa Bianca cosa c’era da aspettarsi. Chi sa se qualcuno avrà avuto la decenza di lavarsi le mani sporche di sangue prima di tutte queste calorose strette di mano.