Voli di Stato, quanto spende il Governo? Ma c’è un giallo

Una spesa da record per il primo trimestre del governo Meloni in materia di voli di Stato: ecco le cifre, ma c'è un giallo su alcuni viaggi mancanti alla lista

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

I voli di Stato, così come le auto blu, sono spesso utilizzati dal Governo per spostarsi da una parte all’altra dell’Italia senza intoppi e in maniera facile e veloce. Una voce che, nei primi mesi del nuovo esecutivo, finisce sempre sotto la lente di ingrandimento per cercare di capire come il presidente e i suoi collaboratori si comportano paragonati ai predecessori. Un conto che pesa sulle casse dello Stato e, tante volte, potrebbe anche essere evitato considerando che determinate tratte sono ben coperte dai voli di linea.

E nell’analisi dei voli utilizzati dal governo Meloni tanti sono quelli di Stato, con una spesa da record per la premier e i componenti del suo esecutivo che addirittura nei primi tre mesi di lavoro hanno speso più di Draghi e addirittura di Renzi, Letta e Gentiloni. Cifre da record, ma avvolte nel mistero dei mesi successivi.

Quanto ha speso il Governo e il giallo

A svelare quelle che sono le cifre di spesa per i voli di Stato del governo Meloni ci ha pensato La Repubblica, che in un’inchiesta pubblicata a marzo ha fatto emergere numeri da record. Spese elevate se messe a paragone, ovviamente, con lo stesso periodo dei predecessori.

Analizzando infatti i primi tre mesi di ogni esecutivo recente, quello di Giorgia Meloni è stato quello che avrebbe speso di più in assoluto tra novembre e gennaio, con un totale di 193.233 euro per 11 viaggi con al seguito delegazioni composte complessivamente da 280 persone tra staff e addetti vari, tra i quali 17 esterni alla presidenza: una media di 27 persone in delegazione a viaggio. Numeri che, paragonati al recente passato firmato Draghi, doppiano di netto il predecessore. Draghi, infatti, nei mesi successivi all’insediamento (febbraio-giugno 2021) aveva speso solo 80.000 euro per viaggi di Stato, 10 voli di cui due in Italia e otto all’estero.

Andando ancora più indietro, Giuseppe Conte tra il giugno e l’agosto 2018 registrò 148.496 euro di spesa, mentre nel Conte II tra settembre e novembre 2019 arrivò la spesa record di 260.000 euro.

Andando ancora a ritroso nel tempo, il governo Gentiloni nei primi tre mesi ha speso 25.000 euro per sei missioni e il governo Renzi ha speso in totale 78.000 euro nello stesso arco di tempo in gran parte per viaggi all’estero e con una media di 11 persone a delegazione.

Ma in tutto questo per il governo Meloni c’è un giallo. Perché se è vero che i dati sono aggiornati ai primi mesi dell’esecutivo, da marzo in poi Meloni non ha più aggiornato la pagina relativa ai dati sui voli di Stato, con i numeri che quindi sono fermi a mesi e mesi fa.

Attenzione ai ministri

A giocare un ruolo fondamentale nelle voci di spesa sui voli di Stato della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ovviamente, vanno sottolineati i tanti impegni istituzionali nei primi mesi di lavoro, come la Cop27 a Sharm el Sheikh e il G20 in Indonesia a Bali. Ma attenzione, perché a pesare ci sono anche le tante spese dei ministri.

Come riferito da La Repubblica, infatti, tanti sarebbero i componenti del Governo che avrebbero preso voli di Stato anche quando le tratte erano ben coperte dai voli di linea. È il caso del ministro Nordio, che ha utilizzato 5 volte i voli di Stato per rientrare nella sua Treviso, come anche Urso, che ad aprile volò da Roma a Foggia per inaugurare il nuovo stabilimento di produzione dell’Iveco.

Da Crotone, in occasione di quella che fu la strage di migranti di Cutro, partirono diversi voli di Stato tra cui quello che riportò i ministri a Roma e il vicepremier Matteo Salvini a Milano. E a proposito di vicepremier, non si salva neanche Antonio Tajani, che ha preso un volo di Stato Roma-Verona-Roma per andare alla Fiera di Verona. Insomma, spese che probabilmente sarebbero potute essere evitate utilizzando voli meno costosi come quelli di linea per viaggi, il più delle volte, che erano facilmente programmabili con settimane (se non mesi) d’anticipo.