Allarme sanità, addio alle ricette elettroniche dal 1° gennaio 2023

Il 31 dicembre scade l'utilizzo della cosiddetta ricetta dematerializzata. Cosa cambia per i pazienti? E per i medici?

Si torna alle ricette cartacee? Forse. In tanti state scrivendo a QuiFinanza per capire bene cosa succederà a partire dal 1° gennaio 2023, dopo le notizie circolare in queste ore. Iniziamo col dire che il 31 dicembre scade in effetti l’utilizzo della cosiddetta ricetta dematerializzata.

Tutti i vantaggi della ricetta digitale

La ricetta elettronica, introdotta nel sistema sanitario italiano a novembre 2011, è uno strumento molto diffuso ovunque sul territorio nazionale che consente ai cittadini di accedere molto più rapidamente a visite ed esami e ottenere farmaci, oltre che semplificare il lavoro dei medici.

Proprio in riferimento ai medicinali, la ricetta digitale ha fatto sì che qualunque cittadino possa recarsi in una farmacia di un’altra regione e avere diritto all’acquisto dei farmaci prescritti.

La digitalizzazione delle prestazioni erogabili dal Servizio sanitario nazionale consente anche di attivare strumenti di controllo, sia in termini di verifiche preventive all’erogazione che di rendicontazione da parte degli stessi erogatori.

Cosa cambia dal 1° gennaio 2023

Ma tutto questo sta per terminare, a fine anno. Un duro colpo per i medici, ma anche per i pazienti. La Segretaria Generale dello SMI-Sindacato Medici Italiani Pina Onotri ha chiesto al ministro della Salute Orazio Schillaci di prorogare l’utilizzo della ricetta dematerializzata almeno per tutto il 2023, e un provvedimento che lo renda strutturale.

Il problema è che i medici sono pochi, e sempre meno. E questo rappresentava un aiuto immenso. “Bisogna tener conto che i medici di medicina convenzionata risultano essere carenti in tutta Italia. Al tempo stesso sono sempre più oberati da impropri carichi burocratici con una sempre minore disponibilità di tempo per l’attività clinica quotidiana” spiega Onotri.

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Il ritorno alla ricetta cartacea rappresenterebbe insomma un salto indietro, causando lunghe attese negli studi medici.

“Siamo convinti che la ricetta dematerializzata debba diventare uno strumento strutturale per il lavoro dei medici e auspichiamo, in questo senso, un impegno del Governo e del Parlamento. Liberare i medici convenzionati del Servizio Sanitario Nazionale da impropri carichi burocratici è la scelta più giusta per valorizzare la professione, contrastare l’esodo dalla categoria, permettere di utilizzare più tempo alla cura e all’assistenza dei pazienti”.

“Abbiamo interpellato sul provvedimento la segreteria del ministro e ci aspettiamo una risposta positiva su una eventuale proroga” ha detto il presidente della Fnomceo (Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri), Filippo Anelli. “Sappiamo che il tema è sul tavolo, sicuri che il ministro mostrerà la sua attenzione verso l’argomento” aggiunge Silvestro Scotti, segretario nazionale dei medici di medicina generale.

Qui gli aumenti previsti per i medici (le tabelle con tutti gli importi).

Come funziona la ricetta elettronica

Ma come funziona la ricetta elettronica? Semplice. Il medico di base registra sul Sistema Tessera Sanitaria i dati del cittadino e della prescrizione. Al cittadino rilascia il Numero di ricetta elettronica (NRE) e il promemoria cartaceo della ricetta, quest’ultimo nel caso in cui ci fossero problemi ai sistemi informatici di ospedali e ambulatori.

Con il Decreto interministeriale del 25 marzo 2020, che ha esteso le modalità elettroniche alternative al promemoria cartaceo oltre la fase emergenziale, è stato avviato un percorso per rendere la prescrizione completamente digitale. La situazione di emergenza Covid ha dato ulteriore impulso alla dematerializzazione delle ricette mediche, per assicurare la disponibilità di farmaci ai soggetti più fragili e, in generale, ridurre l’afflusso di pazienti negli studi medici.

Il decreto aveva anche previsto l’estensione della ricetta dematerializzata ai farmaci con piano terapeutico AIFA e ai medicinali distribuiti per conto del Servizio Sanitario Nazionale.

Con il decreto del 30 dicembre 2020 del Ministero dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministero della salute, è stata poi estesa ulteriormente la dematerializzazione delle ricette mediche alla prescrizione di farmaci non a carico del Servizio Sanitario Nazionale e ha previsto modalità di rilascio del promemoria della ricetta elettronica attraverso ulteriori canali, sia a regime che nel corso della pandemia.

Tra l’altro è importante ricordare che sono prescrivibili con ricetta dematerializzata anche i medicinali a base di sostanze stupefacenti e psicotrope incluse nelle sezioni B, C, D, E della tabella dei medicinali e i medicinali con forte attività analgesica per il trattamento di pazienti affetti da dolore severo, contrassegnati nella sezione A della tabella dei medicinali con il simbolo (**).

Al Ministero della salute si sta lavorando anche alla dematerializzazione dei buoni destinati all’erogazione dei prodotti senza glutine per i celiaci, buoni che saranno spendibili ovunque in Italia, anche al di fuori della propria regione di residenza. Infine – pochi lo sanno – anche i farmaci veterinari rientrano.

Restano escluse dalla dematerializzazione le ricette per la prescrizione di medicinali compresi nella sezione A della tabella dei medicinali, con indicazioni diverse dalla terapia del dolore.

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Ricetta, i diversi gradi di urgenza: come leggerla

La ricetta dematerializzata dura 30 giorni. I limiti di tempo massimi, entri i quali deve essere garantita una prestazione ambulatoriale, variano a seconda del grado di priorità, che il medico indica sull’impegnativa. Per indicare l’urgenza di una data prestazione ambulatoriale vengono utilizzate le lettere U, B, D e P:

  • U-Urgente: prestazione da fare entro 72 ore e da prenotare presso gli sportelli CUP. Nelle giornate festive e prefestive si può accedere, come sempre, ai pronto soccorso ospedalieri
  • B-Breve: prestazione da fare entro 10 giorni e da prenotare entro 4 giorni dalla data della ricetta presso qualsiasi sportello CUP o tramite call center
  • D-Differita: prestazione da fare entro 30 giorni per le visite e 60 giorni per gli accertamenti diagnostici. Da prenotare entro 30 giorni dalla data della ricetta presso qualsiasi sportello CUP o tramite call center
  • P-Programmata: prestazione da fare entro 120 giorni. Viene utilizzato nei casi in cui il tempo di attesa per l’erogazione non influenza lo stato clinico o la prognosi. Da questa classe di priorità sono escluse le prestazioni programmate di approfondimento, controllo, follow-up e/o inserite in percorsi diagnostico terapeutici. Da prenotare entro 120 giorni dalla data della ricetta presso qualsiasi sportello CUP o tramite call center.