L’Ucraina stoppa il gas russo: è la prima volta. Le conseguenze per l’Italia

Per la prima volta dall'inizio della guerra, l'operatore ucraino che gestisce il gasdotto ha dichiarato che interromperà le spedizioni russe di gas

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Stop al gas russo in Ucraina. Per la prima volta dall’inizio della guerra, l’operatore ucraino che gestisce il gasdotto ha dichiarato che interromperà le spedizioni russe di gas attraverso il suo hub di Novopskov, nell’Ucraina orientale, in una zona controllata dai separatisti sostenuti da Mosca.

L’hub gestisce circa un terzo del gas russo che passa attraverso il Paese verso l’Europa occidentale, anche se il colosso statale russo del gas naturale, Gazprom, ha stimato la cifra a circa un quarto. L’operatore ha lamentato interferenze lungo il percorso il mese scorso, e ha ribadito che lo stop parte oggi mercoledì 11 maggio proprio a causa dell’interferenza delle “forze occupanti”, compreso l’apparente sifonamento di gas.

Stando a quando ha dichiarato, la Russia potrebbe reindirizzare le spedizioni attraverso l’altro hub principale dell’Ucraina, Sudzha, nella parte settentrionale del Paese. Il portavoce di Gazprom Sergei Kupriyanov ha affermato però che la richiesta di reindirizzamento dell’Ucraina sarebbe “tecnologicamente impossibile” e che la società non vede motivi per la decisione di Kiev.

Intanto, la guerra prosegue con un bilancio disastroso. L’Organizzazione internazionale per le migrazioni delle Nazioni Unite parla di 8 milioni di sfollati interni, che necessitano urgentemente di aiuto finanziario. Due terzi degli intervistati a un sondaggio condotto tra il 19 aprile e il 3 maggio ha affermato di aver bisogno di assistenza in contanti, rispetto al 49% all’inizio dell’invasione.

Scioccanti i dati sui bambini: sono 226 i piccoli rimasti uccisi e 417 quelli feriti fino ad oggi. Lo riferisce l’ufficio del procuratore generale ucraino, precisando che il maggior numero di vittime si registra nelle regioni di Donetsk, Kiev e Kharkiv.

Cosa stanno facendo UE e Usa

Per fronteggiare l’emergenza l’UE ha approvato lo stanziamento di altri 600 milioni di euro, che dovrebbero arrivare in questi giorni. La somma fa parte del pacchetto di assistenza di emergenza dell’Unione da 1,2 miliardi di euro adottato all’inizio di quest’anno.

L’UE sta anche finalizzando un piano per facilitare le esportazioni via terra delle scorte di prodotti alimentari dell’Ucraina, visto che i russi stanno bloccando l’accesso ai porti, vitali, sul Mar Nero. Oggi arriveranno le indicazioni tecniche e burocratiche per accelerare la spedizione di oli vegetali, mais e grano, alcune delle principali esportazioni dell’Ucraina.

Ma i 27 restano divisi. Il presidente ungherese Orban ha parlato martedì di sicurezza energetica con Emmanuel Macron (la Francia detiene la presidenza di turno dell’UE) e, per quanto prosegua la diplomazia sulle potenziali sanzioni al petrolio russo, non sarà semplice che si convinca a stare con l’Occidente.

Il sesto pacchetto di sanzioni UE contro la Russia di Putin vieterebbe infatti le spedizioni di petrolio greggio nei prossimi 6 mesi e i combustibili raffinati entro l’inizio di gennaio. L’Ungheria ha minacciato di porre il veto alle misure a causa della sua dipendenza dalle importazioni di energia russe. Orban e von der Leyen hanno fatto progressi nei colloqui sulla questione, ma non sono riusciti a raggiungere un accordo.

Anche oltreoceano le trattative continuano. La Camera dei rappresentanti Usa ha approvato un disegno di legge sugli aiuti all’Ucraina di oltre 40 miliardi di dollari, che finanzia l’invio di nuove armi e fornisce assistenza economica. La legislazione, che è più grande del pacchetto da 33 miliardi di dollari richiesto dal presidente Joe Biden il mese scorso, ora approderà in Senato, dove si attende l’approvazione per la prossima settimana.

Mario Draghi ha incontrato Biden alla Casa Bianca e ha invitato gli alleati a lavorare su un processo di pace di lunga durata in Ucraina, anche se verrà fatto tutto il possibile per punire la Russia per la sua invasione (qui cosa hanno deciso di fare i Paesi del G7 contro la Russia).

La strategia italiana per smarcarsi dal gas russo

La questione nodale per l’Europa, e l’Italia, chiaramente resta l’affrancamento dal gas russo. Dei 28,9 miliardi di metri cubi di gas importati nel 2021 dalla Russia, pari al 38% del fabbisogno, due terzi per l’Italia sono già stati recuperati sulla carta, ma non basta.

Oltre ad aumentare da 3 a 4 miliardi di metri cubi la produzione nazionale, il governo Draghi ora punta tutto sull’Algeria, che dovrebbe fornire 5 miliardi di metri cubi di gas in più a partire già da giugno, fino ad arrivare a 9 nel 2023, per un totale di oltre 30 miliardi.

L’altra fronte, minore, è l’Egitto, da cui il nostro Paese dovrebbe importare 1 miliardo di metri cubi: dal giacimento offshore di Zohr ne potrebbero arrivare subito 3. E poi c’è l’Azerbaijan, che aumenterà il gas tramite il gasdotto Tap da 7,2 a 9,1 miliardi. Anche il Qatar, co-proprietario del rigassificatore di Rovigo, potrebbe rappresentare una frontiera da sfruttare meglio. E poi naturalmente c’è il Mar Caspio, da cui potrebbero arrivare investimenti essenziali, una volta però accertata la stabilità dei rapporti con la difficile Turchia.

Gli obiettivi caldi della guerra di Putin: la mappa

Il presidente ucraino Zelensky, intanto, ha dichiarato che il suo esercito sta gradualmente allontanando le truppe russe da Kharkiv, mentre il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba ha fatto intendere che Kiev potrebbe andare oltre il semplice respingimento di Mosca verso le aree che deteneva prima dell’inizio dell’invasione lo scorso 24 febbraio.

Kuleba ha detto a una intervista al Financial Times che l’Ucraina inizialmente credeva che la vittoria sarebbe stata il ritiro delle truppe russe nelle posizioni che occupavano prima dell’invasione del 24 febbraio. Ma l’attenzione si è spostata al cuore industriale del Paese, a Est, la regione del Donbass, proprio dove è stato interrotto il gas, dopo che le forze russe non sono riuscite a prendere Kiev all’inizio del conflitto.

“Ora, se siamo abbastanza forti sul fronte militare e vinciamo la battaglia per il Donbass, che sarà cruciale per le successive dinamiche della guerra, ovviamente la vittoria per noi in questa guerra sarà la liberazione del resto della nostra territori”, ha detto Kuleba. Dichiarazione però estremamente aleatorie. Le forze russe hanno fatto progressi nel Donbass e ne controllano più di quanto non facessero prima dell’inizio della guerra, ma l’Ucraina è riuscita a ostacolare l’esercito russo, più grande e meglio armato.

Tra gli obiettivi di Mosca c’è anche l’interruzione dell’accesso marittimo per gli ucraini sia al Mar Nero che al Mar d’Azov. Questo significherebbe per Putin avere a disposizione un corridoio che collegherebbe la Russia sia alla penisola di Crimea, che ha occupato nel 2014, sia alla Transnistria, la regione filo-russa nella vicina Moldavia.

Al centro degli interessi c’è senz’altro Odessa, porto strategico per le spedizioni di grano, attraverso il cui blocco Mosca minaccia le forniture alimentari globali (anche se non manca la rivolta interna, per reprimere la quale Putin ha assoldato un uomo speciale). Per proteggere la città, Kiev potrebbe aver bisogno di spostare le forze a sud-ovest, allontanandole dal fronte orientale nel Donbass, dove stanno combattendo vicino a Kharkiv per respingere i russi oltre il confine.

Kharkiv e i suoi dintorni sono stati oggetto di continui attacchi russi sin dall’inizio della guerra. Nelle ultime settimane, i droni hanno ripreso le immagini scioccanti che testimoniano tutto l’orrore delle battaglie, con corpi carbonizzati e mutilati disseminati lungo le strade.

Sull’Isola dei Serpenti nel Mar Nero si sta consumando un’altra battaglia fondamentale per l’esito del conflitto: Kiev sta ostacolando i tentativi di Mosca di espandere la sua influenza. La Russia ha cercato di rafforzare la sua presenza sull’Isola, ma “l’Ucraina ha colpito con successo le difese aeree russe e rifornito le navi con droni Bayraktar”, ha affermato il ministero della Difesa britannico.

Certo è che, come ha messo in guardia l’esercito britannico, “se la Russia consolida la sua posizione sull’Isola dei Serpenti con missili da crociera per la difesa aerea strategica e la difesa costiera, potrebbe dominare il Mar Nero nord-occidentale”.