Dopo le devianze, Meloni si scaglia contro Peppa Pig

I cartoni animati irrompono nella campagna elettorale in vista delle elezioni del 25 settembre. Con Fratelli d'Italia e Pro Vita Famiglia Onlus contro la "retorica LBTQIA+"

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

A volte la campagna elettorale prende pieghe del tutto inaspettate. E finisce col parlare di cartoni animati, in maniera talmente seriosa da farne un baluardo della propria comunicazione. Come ha fatto Fratelli d’Italia, uno dei partiti più lanciati nella corsa alle elezioni del 25 settembre e che potrebbe esprimere la prima donna Presidente del Consiglio della storia italiana: Giorgia Meloni.

Dopo l’accesa polemica sulle “devianze”, Federico Mollicone, responsabile cultura di FdI e candidato nel collegio plurinominale Lazio 1-01 della Camera, ha lanciato un’invettiva contro una puntata del celebre cartone Peppa Pig, chiedendo addirittura alla Rai di non trasmetterla.

Fratelli d’Italia contro Peppa Pig: perché

A puntare il dito contro lo show animato con protagonista il maialino rosa beniamino dei più piccoli era stata anche Pro Vita Famiglia Onlus. Il motivo? La presenza in un episodio di una famiglia con due mamme, presentata con orgoglio da un personaggio. L’allarme di FdI è scattato per l’anticipazione in Gran Bretagna della puntata.

È inaccettabile la scelta degli autori di inserire un personaggio con due mamme lesbiche“, ha tuonato Mollicone. “Ancora una volta il politicamente corretto ha colpito e a farne le spese sono i nostri figli. Ma i bambini non possono essere solo bambini? Chiediamo alla Rai, che acquista i diritti sulle serie di Peppa Pig in Italia col canone di tutti gli italiani, di non trasmettere l’episodio in questione su nessun canale o piattaforma web”.

Anche la protesta dell’associazione Pro Vita è stata offerta seguendo il medesimo copione. Coadiuvata addirittura dal lancio di una petizione online in cui si intimava alla Rai di non trasmettere “cartoni gay per bambini”, definendo “intollerabile usare cartoni animati in salsa LBTQIA+ per influenzare la mente” dei piccoli “e normalizzare situazioni che si fondano sull’ideologia gender”.

Le parole di Giorgia Meloni

Contro il cartone animato e in difesa della famiglia tradizionale si è espressa anche la stessa Giorgia Meloni. “Peppa Pig è un cartone che guardano mediamente bambini di tre anni. Sono materie che dovrebbero maneggiare le famiglie. Questo ho sempre pensato e questo continuo a pensare. Altrimenti si rischia di voler per forza imporre concetti che è un po’ presto per metabolizzare. Non ci sono le famose fobie che qualcuno ritiene”.

Le reazioni degli altri partiti

Non si è fatta ovviamente attendere la replica degli avversari politici di FdI, con in prima linea il centrosinistra. Alessandro Zan risponde usando l’ironia, evidenziando che il partito della Meloni ha scoperto un nuovo avversario, “un nuovo nemico che assedia la nazione: Peppa Pig”. Imbevuta di sarcasmo anche la reazione di +Europa, che cita il Manifesto del Partito Comunista e vede nel cartone animato britannico “uno spettro che si aggira per l’Italia”, mettendo il “Paese è in pericolo”. E rincara la dose: “Chissà cosa accadrà quando in Fratelli d’Italia verranno a sapere che le famiglie omogenitoriali esistono non solo nei cartoni animati, ma nella realtà“.

Che “le famiglie arcobaleno esistano, e che gli si debbano essere riconosciuti tutti i diritti”, dichiara invece Nicola Fratoianni dell’Alleanza Verdi-Sinistra, “la destra se ne deve fare una ragione”. E anche in questo caso va di scena il sarcasmo: “Suggerisco alla Meloni di eliminare Qui Quo Qua, i tre nipotini che crescono con Paperino. Oppure Masha, che cresce addirittura con Orso“. Completa il quadro la domanda, sempre ironica, rivolta a Giorgia Meloni dal segretario dem Enrico Letta: “Ma quindi Peppa Pig va censurata e il video della donna violentata a Piacenza va rilanciato senza limiti?”.