Cantiere riforme al via: da premierato a presidenzialismo, le ipotesi in campo

Meloni, intanto, continua a ribadire che cercherà l'intesa con le opposizioni ma in caso contrario tirerà dritto per la sua

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Redazione

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Ha preso il via ieri il confronto tra Governo e opposizioni sulle riforme costituzionali che ancora prima di iniziare era già in salita. E il “day after” registra posizioni ancora decisamente distanti con la Premier Meloni che continua a ribadire che cercherà l’intesa con le opposizioni ma in caso contrario tirerà dritto per la sua strada.

Cantiere riforme al via

“Non accetto atteggiamenti aventiniani o dilatori. Voglio fare una riforma ampiamente condivisa ma la faccio perché ho avuto il mandato dagli italiani e tengo fede a quel mandato: voglio dire basta ai governi costruiti in laboratorio, dentro il Palazzo, ma legare chi governa al consenso popolare”, aveva detto il Presidente del Consiglio prima dell’incontro.

In particolare, si ragiona su tre forme di governo che ovviamente hanno caratteristiche diverse: premierato, cancellierato sul modello tedesco e semipresidenzialismo alla francese.Con premierato ci si riferisce all’elezione diretta del presidente del Consiglio o al rafforzamento dei poteri del capo del governo che prevede la possibilità di revocare i ministri, fatto salvo comunque un rapporto di fiducia con il Parlamento.

Resta figura di garanzia il Capo dello Stato. L’ipotesi – che  piace al coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani – potrebbe trovare la convergenza dei centristi di Azione e Italia viva.

Da premierato a presidenzialismo, le ipotesi

Potrebbe raccogliere invece l’adesione delle opposizioni la formula del cancellierato. Come accade in Germania,  il cancelliere detiene il potere esecutivo e deve avere la fiducia del parlamento. Viene comunque nominato dal Presidente che mantiene poteri e  ruolo attuale.

Con presidenzialismo, invece, si intende la forma di governo in cui il presidente della Repubblica ha funzioni politiche, viene eletto dai cittadini con una concentrazione dei poteri più marcata. Ce ne sono diversi esempi: da quello americano – dove non c’è rapporto di fiducia tra il capo dello Stato e le Camere – a quello francese (semipresidenzialismo). Poteri più elevati, dunque, per il Presidente rispetto a quelli che ha attualmente il capo dello Stato in Italia: nomina il primo ministro e su proposta di questi, nomina gli altri membri del governo e pone fine alle loro funzioni.

“L’elezione diretta del premier assicura stabilità al governo: è questa la più potente riforma economica che possiamo realizzare.E’ una nostra priorità e formuleremo una nostra proposta.Spero in una condivisione ampia, che vada oltre la maggioranza ma non a costo di venir meno all’impegno assunto con i cittadini”. Il giorno dopo Giorgia Meloni tiene fede alle sue promesse in campagna elettorale e va avanti. 

The “day after”

Ma il Pd e il M5s non ci stanno a un radicale stravolgimento dell’architettura istituzionale, al passaggio da una Repubblica parlamentare a una presidenziale. E in uno stato di incertezza sull’esito delle trattative con l’opposizione spunta anche l’ipotesi di una commissione ad hoc. Per la leader dem Elly Schlein, tra l’altro, quella delle riforme “non è una priorità del Paese”. Bene rafforzare la rappresentanza e la stabilità magari riformando la legge elettorale, senza liste bloccate, con la sfiducia costruttiva, ma non a scapito dei “pesi e dei contrappesi”, del parlamento e soprattutto ai danni del presidente della Repubblica. “Non siamo per ridimensionare il ruolo del presidente della repubblica verso un modello di un uomo o un donna sola al comando”, ha detto la segretaria del Pd.

Opposizioni pungono, Governo tira dritto

La delegazione del Movimento 5 Stelle, che ha aperto ieri la giornata di incontri guidata dal leader Giuseppe Conte, mette subito nero su bianco che non prenderà in considerazione né presidenzialismo né premierato. “Abbiamo condiviso – spiega Conte all’uscita – una diagnosi sul nostro sistema, a partire dalla instabilità degli esecutivi, ma da questo primo incontro non è venuta fuori una condivisione delle soluzioni. Siamo disponibili a un rafforzamento dei poteri del premier ma in un quadro che non mortifichi il confronto parlamentare e che non mortifichi neppure la funzione del presidente della Repubblica, che ha una funzione di garanzia, e ha un ruolo chiave”.

L’idea di Conte, che non piace però al governo, è quella di una commissione ad hoc sulle riforme: “Siamo disponibili, per quanto riguarda il metodo, al dialogo. Abbiamo proposto una commissione parlamentare, raccomandiamo questa soluzione”.