Sanità sempre più al collasso: quanto costerebbe “curarla”

Secondo un rapporto del Crea, mancano all'appello 30mila medici e 250mila infermieri. E quelli che ci sono vengono pagati meno dei loro colleghi europei

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Dopo l’allarme per la “desertificazione sanitaria” che sta colpendo l’Italia (ne abbiamo parlato qui), viene ribadito a gran voce lo stato di profonda crisi in cui versa il SSN. La situazione è davvero preoccupante: rispetto al livello di altri Paesi europei di riferimento, nel nostro mancano all’appello 30mila medici e 250mila infermieri.

È quanto emerge dal 18esimo Rapporto Sanità del Crea (Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità) dell’Università di Roma Tor Vergata, presentato al Cnel. I costi per “curare” la nostra Sanità appaiono davvero enormi.

Quanto costerebbe riformare la Sanità italiana

Si calcola che, per colmare questa carenza, l’Italia dovrebbe investire almeno 30,5 miliardi di euro, tenendo conto del maggiore bisogno di personale sanitario causa dell’età media più alta della popolazione italiana. Un costo praticamente insostenibile, se non si rivoluzionano le voci di spesa previste dal Governo nel loro attuale assetto.

Le cose non vanno meglio neanche dal punto di vista delle risorse umane. Considerando i circa 12mila medici che vanno in pensione ogni anno, per colmare il gap col resto d’Europa se ne dovrebbero assumere almeno 15mila ogni anno per i prossimi 10 anni. Uno scenario altamente improbabile, per non dire impossibile. Anche (e soprattutto) se si considerano le poco appetibili condizioni economiche per chi volesse intraprendere la carriera col camice bianco. I medici italiani guadagnano infatti in media il 6% in meno dei colleghi europei (qui abbiamo parlato del fenomeno dei medici a gettone: ecco quanto guadagnano in sole 48 ore).

Agli infermieri va anche peggio: il 40% in meno. “Senza risorse e senza personale sanitario è impossibile recuperare il 65% di prestazioni perse durante la pandemia, di cui hanno sofferto soprattutto i grandi anziani”, sottolineano gli autori del rapporto Crea.

I dati su medici e infermieri

Stando ai dati, all’interno del Sistema Sanitario Nazionale ci sono 3,9 medici ogni 1.000 abitanti contro la media di 3,8 registrata in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna. Correggendo però il dato per l’età media della popolazione – in relazione all’elevata presenza di over 75 nel nostro Paese rispetto ad altri – a mancare sarebbero appunto circa 30mila medici.

Per gli infermieri i numeri e la situazioni si fanno ancora più gravi: se ne calcolano 5,7 per 1.000 abitanti contro i 9,7 degli Stami membri dell’Ue. La carenza supera le 250mila unità rispetto ai parametri comunitari e, in ogni caso, anche se si volessero considerare “soltanto” le richieste contenute nel modello del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), ne servirebbero tra i 40mila e gli 80mila in più rispetto alla situazione attuale.

I professionisti faticano inoltre tantissimo ad arrivare dall’estero. In Italia si trasferisce meno del 5% degli infermieri, contro il 15% nel Regno Unito e il 9% in Germania. Per i medici si scende addirittura sotto l’1%, a fronte del 10% degli altri Paesi del Vecchio Continente.

Carenza di medici e infermieri, le Regioni più colpite

Mentre in alcune province del Nord Italia si assiste a un sovraffollamento negli studi dei pediatri, a Caltanissetta, ad esempio, la carenza di ginecologici ospedalieri è 17 volte peggiore rispetto al dato di Roma. In tutto sono 39 le province più colpite dalla desertificazione sanitaria, che si concentrano in 9 Regioni: Lombardia, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Calabria, Veneto, Emilia-Romagna, Trentino-Alto Adige, Lazio e Liguria. Qui trovate la classifica dei migliori ospedali d’Italia.

Ecco qualche esempio che mostrano il peso maggiore che grava sulle spalle dei camici bianchi: in provincia di Asti ogni pediatra di famiglia segue 1.813 bambini a fronte di una media nazionale di 1.061. A Bolzano ogni medico di medicina generale segue in media 1.539 cittadini a fronte di una media nazionale di 1.245 pazienti. Prendendo in esame invece i cardiologi ospedalieri, la situazione nella Provincia autonoma di Bolzano risulta 70 volte peggiore rispetto a Pisa, con un medico ogni 224.706 abitanti, a fronte di uno ogni 3.147.

L’Azienda sanitaria dell’Alto Adige (Sabes) è però intervenuta per “correggere” i dati. “Nello studio si legge che nella Provincia di Bolzano c’è un cardiologo ospedaliero ogni 224.706 abitanti. Visto che l’Alto Adige ha 533mila residenti, questo significherebbe che in tutta la Provincia ci dovrebbero essere appena due cardiologi. È evidente che non è così”.