Qualità della vita, le 10 città italiane dove si vive meglio e peggio

Realizzato la classifica annuale sulla qualità della vita. Dalla ricerca emerge che la qualità della vita è risultata buona o accettabile in 63 province italiane su 107

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Quali sono le città con il miglior tenore di vita e, al contrario, quali presentano sfavorevoli condizioni socio-economiche? La risposta a questa domanda è stata cercata anche quest’anno attraverso la pubblicazione della 25esima edizione della classifica sulla qualità della vita, elaborata da ItaliaOggi e Ital Communications in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma.

La classifica

La ricerca si basa su nove dimensioni principali, tra cui affari e lavoro, ambiente, reati e sicurezza, sicurezza sociale, istruzione e formazione, popolazione, sistema salute, tempo libero e turismo, reddito e ricchezza. Inoltre, vengono considerate 14 sottodimensioni e 92 indicatori di base. Leggendo la classifica si vede come Bolzano conquisti il primo posto nella classifica. Le città di Milano e Bologna seguono a ruota, completando il podio. Al contrario, come già avvenuto nel 2022, Crotone occupa l’ultima posizione (107ª), affiancata dalle province siciliane di Messina e Caltanissetta (105ª e 106ª).

Questa la classifica delle prime 10 posizioni e i relativi punteggi:

  1. Bolzano: 1000,00
  2. Milano: 924,00
  3. Bologna: 890,21
  4. Trento: 887,73
  5. Firenze: 864,74
  6. Padova: 849,88
  7. Parma: 842,10
  8. Monza e della Brianza: 831,76
  9. Aosta: 827,30
  10. Pordenone: 819,16

Queste sono invece le province con i punteggi più bassi:

  1. Crotone: 0,00
  2. Caltanissetta: 18,74
  3. Messina: 93,05
  4. Agrigento: 95,15
  5. Catania: 95,37
  6. Siracusa: 114,53
  7. Taranto: 144,24
  8. Enna: 149,24
  9. Napoli: 151,76
  10. Palermo: 161,46

Cosa emerge

Le province e le città metropolitane del Centro-Nord emergono come principali attori della ripresa economica, accentuando al contempo la divisione rispetto alle regioni meno sviluppate del Mezzogiorno e delle Isole. In queste ultime aree, si evidenziano crescenti segnali di disagio sociale e personale.

Nell’attuale edizione, la qualità della vita si attesta come buona o accettabile in 63 delle 107 province italiane. Principalmente coinvolte sono le province dell’arco alpino, centrale e orientale, della pianura padana e dell’Appennino tosco-emiliano, con estensioni verso Toscana, Umbria e Marche. Al contrario, le province del Sud e delle Isole sono prevalentemente presenti nei gruppi 3 e 4 dell’indagine, dove la qualità della vita è valutata come scarsa o insufficiente.

Confrontando i risultati delle ricerche pubblicate nei due anni precedenti, emerge un quadro di stabilità sostanziale. Come già nell’anno passato, solo due province situate nel Nord-Ovest e un’altra nel Nord-Est mostrano un livello di qualità della vita scarso o insufficiente. Allo stesso modo, quattro province dell’Italia centrale presentano questa condizione, in leggero aumento rispetto alle tre della passata edizione. Le province dell’Italia meridionale e insulare dominano prevalentemente i gruppi inferiori, con un totale di 37, mantenendo la stessa cifra dell’anno precedente.

Traducendo questi dati in termini di popolazione, si evince che 21 milioni 909 mila residenti, pari al 37,2% della popolazione italiana, vivono in territori caratterizzati da una qualità della vita scarsa o insufficiente. Tale cifra rappresenta un lieve aumento rispetto ai 21 milioni 789 mila della passata edizione, corrispondenti al 36,9% della popolazione, indicando così un modesto arretramento rispetto al 2022.

Nel corso dell’attuale anno, si delinea un’altra tendenza che potremmo definire “post-Covid”: una robusta ripresa, verificatasi negli ultimi due anni, che ha coinvolto le province e le città metropolitane del Centro-Nord, rientranti nel cluster denominato “Metropoli”. Questa tendenza è ben evidenziata dal secondo posto ottenuto dalla città capoluogo della Lombardia, nonché dai dati positivi registrati a Bologna e Firenze. Inoltre, sono buone le prestazioni di Torino (31ª) e Roma (33ª), entrambe in ascesa di circa venti posizioni rispetto al 2022.

Le altre classifiche nelle varie categorie

Ma Bolzano non è al primo posto solo nella classifica generale. La provincia trentina è al primo posto anche nella classifica “Affari e lavoro”, seguita da Bologna, Cuneo, Trento e Belluno. La parte inferiore della classifica vede Crotone chiudere la lista. La classifica sulla qualità ambientale vede sempre Bolzano in testa, con Padova, Mantova e Milano subito dietro. Catania occupa l’ultima posizione.

Ascoli Piceno si colloca invece al primo posto per quanto riguarda reati e sicurezza, seguita da Pordenone, Frosinone e Benevento. L’indagine conferma la persistenza delle grandi città nelle posizioni di coda, con Milano a chiudere la classifica e le grosse città a poca distanza (Torino, Bologna e Roma sono rispettivamente al 101,102 e 103imo posto).

Nella classifica della sicurezza sociale, la provincia che quest’anno apre la classifica è Prato, seguita da Bolzano, Vicenza, Cuneo e Savona. Nel raggruppamento di testa, composto da 30 province (una in più rispetto allo scorso anno), sono ricomparse 16 province del nord-ovest, tre in più rispetto alla passata edizione.

Per quanto riguarda l’istruzione e formazione, Bologna si piazza al primo posto. A seguire altre due province del nord-est, Trieste e Trento come lo scorso anno, e Firenze in rappresentanza dell’Italia centrale, confermando gli eccellenti piazzamenti già conseguiti nelle due passate edizioni.

Bolzano mantiene invece il primo posto nella graduatoria della popolazione per il nono anno consecutivo. Tra le prime 25 province, un aumento rispetto alle 21 della passata edizione, ben 8 sono situate nel nord-ovest, tutte collocate in Lombardia (Monza e della Brianza, Brescia, Milano, Bergamo, Como, Varese, Lodi e Lecco, nell’ordine). Nel nord-est, invece, sono rappresentate 12 province, rispetto alle 9 della precedente edizione. Tra le ultime 27 posizioni, si registra una presenza significativa di province del Nord-Ovest e delle regioni meridionali e insulari. Oristano chiude la classifica.

Siena mantiene la prima posizione nella classifica del tempo libero e turismo, seguita da Rimini, Aosta e Verbano-Cusio-Ossola. Crotone si posiziona all’ultimo posto, come già accaduto negli anni precedenti. Complessivamente, il gruppo di testa comprende 21 province ed è caratterizzato da una notevole
stabilità nel tempo, con una presenza pressoché esclusiva di province dell’Italia centro-settentrionale, ad eccezione della provincia di Sassari in rappresentanza dell’Italia meridionale e insulare.

Infine, in quella sul reddito e la ricchezza, Milano conferma il primo piazzamento già ottenuto nelle tre passate edizioni. A seguire nel gruppo di testa troviamo Trieste, Bologna, Aosta e Monza e della Brianza. Le 33 posizioni di testa (erano 24 lo scorso anno) comprendono quasi esclusivamente province dell’Italia settentrionale.

Chi sale e chi scende

In conclusione vale la pena porre l’attenzione sulle realtà che hanno scalato più gradini nel giro di dodici mesi. Padova, che l’anno scorso si trovava al 29imo posto, quest’anno si trova al sesto. Monza e Brianza scala dodici posizioni, dalla ventesima all’ottava. Sale anche Brescia, che si piazza al dodicesimo posto dopo la ventitreesima posizione dello scorso anno. Ultima salita significativa è quella di Prato; l’anno scorso era al 60imo posto, quest’anno è invece al 29.

Ma ci sono anche tanti peggioramenti: come avevo già detto in precedenza, Trieste, l’anno scorso nella top ten al nono posto, è crollata in questa edizione al 30imo. Anche Siena esce dalle prime dieci posizioni, da sesta a undicesima.