La guerra in Ucraina si combatte anche sul piano economico. L’Occidente, deciso a fermare i piani di espansione di Putin, continua a infliggere pesanti sanzioni alla Russia, con l’unico scopo di isolare il paese e portarlo al fallimento. Limitando e bloccando le risorse finanziarie del Cremlino si cerca di fermare lo zar, che pare abbia commesso un grande passo falso, che potrebbe davvero essere causa di un default.
Perché la Russia rischia il default
Da quando il valore del rublo è crollato, Putin ha messo in campo diverse strategie per evitare il default. La prima mossa è stata quella di imporre il pagamento in rubli per l’acquisto di gas russo (della decisione presa e delle conseguenze vi abbiamo parlato qui). A livello commerciale, poi, il Cremlino si è aperto a una serie di Paesi considerati “meno ostili”, permettendo a questi di ricorrere a un metodo di pagamento diverso (del piano dello zar per aggirare le sanzioni Ue vi abbiamo parlato qui).
A mettere seriamente a rischio la Russia, però, è stato il tentativo – non andato a buon fine – di pagare delle obbligazioni in dollari usando i rubli. Secondo quanto riportato da Reuters, infatti, il Credit Derivatives Determinations Committee, un panel all’interno dell’International Swap and Derivatives Association (ISDA), ha classificato l’operazione come “potenziale mancato pagamento”, il che vuol dire che il Paese risulta ad oggi insolvente.
Cosa può fare la Russia per evitare il fallimento
Da quello che emerso, e dalla versione data dal comitato dell’ISDA (che- ricordiamolo – si occupa di vigilare sugli accordi per scambiare strumenti finanziari o flussi di cassa o pagamenti tra i membri), è ancora possibile però per la Russia evitare un default. L’unica condizione da rispettare, in questo caso, è quella di riuscire a pagare gli obbligazionisti utilizzando dollari (e non rubli) prima della scadenza del periodo di grazia di un mese, ovvero prima del 4 maggio.
Intanto, il ministero delle finanze russo ha dichiarato di aver adempiuto a tutti i suoi obblighi di debito. Ma la verità è che, al di là dei messaggi ufficiali (spesso figli della propaganda bellica, che nasconde sotto il tappeto eventuali crisi e debolezze), la Russia è stata tagliata fuori dai mercati finanziari globali da quando ha invaso l’Ucraina. E le nazioni occidentali hanno deciso di procedere con il pugno duro, infliggendo sanzioni sempre più severe, tra cui il congelamento di circa la metà dei 640 miliardi di dollari di riserve estere a disposizione del Cremlino.
Di tutta risposta i funzionari russi hanno minacciato di fare causa per riottenere l’accesso alle riserve di valuta estera. Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha definito il congelamento delle scorte un atto di “furto” da parte delle nazioni occidentali, ma questo non ha fatto indietreggiare di un passo i leader, finiti nella lista nera di Putin dei Paesi definiti “ostili”.
La governatrice della banca centrale russa, Elvira Nabiullina, non ha specificato chi Mosca avrebbe citato in giudizio per riottenere l’accesso alle riserve di dollari e ora lo zar, che non ha ancora fatto sapere come pagare il debito scoperto, sembra essere in una fase di stallo.