Italia fuori dalla via della Seta: l’annuncio di Meloni

L'Italia esce dalla Via della Seta cinese e si impegna a percorrere il corridoio economico India-Medio Oriente-Europa benedetto dagli Stati Uniti

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Marcia indietro sulla Via della Seta: il governo Meloni ha deciso di ritirare l’Italia dall’accordo siglato nel 2019 da Giuseppe Conte e Xi Jinping. Il pacchetto comprendeva investimenti per miliardi nell’ambito di trasporti, energia, credito e cantieri. Al posto dell’accordo con la Cina, il Bel Paese si impegna adesso in un nuovo accordo-clone a baricentro alternativo: il corridoio economico India-Medio Oriente-Europa.

Il corridoio economico India-Medio Oriente-Europa

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Nuova Delhi in India per il G20 ha firmato l’accordo per il corridoio benedetto da Joe Biden che lo ha definito “un grande investimento”. Nessuno si è preso la responsabilità di giocare a carte scoperte e dichiarare che la nuova intesa transnazionale è una chiara alternativa alla “Belt and Road” lanciata nel 2013 da Xi Jinping. Ma non ce n’è bisogno, data l’evidenza dei fatti.

Due le note da sottolineare: la prima riguarda il tentativo degli Stati Uniti di ridimensionare l’influenza cinese nel mondo coltivando rapporti privilegiati con l’India. L’attacco agli interessi cinesi arriva nel momento peggiore per Xi Jinping, con la crisi del mattone che ha portato al fallimento del colosso Evergrande e l’economia in deflazione; la seconda nota riguarda la posizione dell’Italia nello scacchiere internazionale: dopo anni di ammiccamenti verso Mosca e Pechino, il governo Meloni ha scelto la strada di un atlantismo netto. E ogni scelta si paga, anche a costo di ritirarsi da accordi già siglati come quello della Via della Seta.

Giorgia Meloni a margine del G20 a Nuova Delhi ha firmato l’accordo per il corridoio economico India-Medio Oriente-Europa insieme a Stati Uniti, Arabia Saudita, Ue, India, Germania, Francia ed Emirati Arabi Uniti. Già da diverse settimane l’uscita dell’Italia dalla Via della Seta era nell’aria.

Rapporti fra Italia e Cina

Nell’agenda indiana di Giorgia Meloni anche un bilaterale con il premier cinese Li Qiang per confermare “la comune intenzione” di “consolidare e approfondire il dialogo tra Roma e Pechino sulle principali questioni bilaterali e internazionali”. “Forti entrambe di una storia millenaria – scrive Palazzo Chigi in una nota – Italia e Cina condividono un Partenariato Strategico Globale di cui il prossimo anno ricorrerà il ventesimo anniversario e che costituirà il faro per l’avanzamento dell’amicizia e della collaborazione tra le due Nazioni in ogni settore di comune interesse”.

Al di là delle parole, il baricentro politico-economico dell’Italia si è spostato verso posizioni più gradite agli Stati Uniti e all’Unione europea. Il corridoio, secondo Biden, “creerà posti di lavoro e rafforzerà la sicurezza alimentare. È un investimento che rappresenta un punto di svolta. Lavoriamo insieme uniti”.

Per gli Usa il corridoio ha prodotto altri due effetti benefici: il primo è quello di avere stemperato le tensioni con l’Arabia Saudita in seguito a caso Khashoggi. Jamal Khashoggi era il 60enne saudita costretto alla fuga in Usa nel 2017 per aver criticato il principe ereditario Mohammed bin Salman. L’uomo è stato ucciso nel 2018 nel consolato d’Arabia a Istanbul.

Un paese dei Brics si avvicina agli Usa

Il secondo effetto benefico per gli Usa è rappresentato dal fatto di avere attratto l’India nella propria sfera di influenza. Fra i Paesi Brics l’India è uno dei più popolosi e uno di quelli che non hanno mai assunto apertamente posizioni ostili agli Usa. Da oggi dalla neutralità si passa all’amicizia economica.