Meloni al G20 in India: il nodo Italia nella Via della Seta

Giorgia Meloni è a New Delhi per il G20. La premier dovrà decidere il ruolo dell'Italia in merito alla Via della Seta. Fra gli altri dossier più caldi vi sono Africa, Ucraina, petrolio e microchip

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Gli occhi del mondo sono puntati su New Delhi per il summit fra i big del pianeta. In rappresentanza per l’Italia al G20 in India c’è Giorgia Meloni. La premier è atterrata intorno alle 07:20 (ora italiana) di venerdì 8 settembre. Tanti e tutti importanti i dossier sul tavolo, fra i quali l’incontro con il premier cinese Li Qiang a margine del summit sulla posizione italiana nell’ambito della Via della Seta e la posizione del nostro Paese nei confronti delle realtà emergenti in Africa.

Giorgia Meloni al G20 in India

I grandi assenti al G20 2023 sono Putin, Xi Jinping e Zelensky. Al posto del presidente russo c’è il ministro degli Esteri Sergej Lavrov. E il presidente ucraino non è stato invitato a partecipare come ospite a differenza del summit di Bali del 2022.

Non è al momento previsto un incontro fra Giorgia Meloni e Paolo Gentiloni. Nei giorni passati la premier aveva auspicato che il commissario europeo all’Economia Gentiloni avesse un “occhio di riguardo per l’Italia”. Esternazione che ha fatto storcere il naso alle alte sfere Ue: la portavoce della Commissione europea Dana Spinant ha puntualizzato che “i commissari europei rappresentano l’interesse europeo che portano avanti nei loro portafogli in modo collegiale”. Caso chiuso.

Previsti invece momenti di confronto con alcuni leader del Vecchio Continente: il nemico-amico Emmanuel Macron e poi, Olaf Scholz e Mark Rutte. Lo spagnolo Pedro Sanchez è assente giustificato causa Covid. Con il premier britannico Rishi Sunak la Meloni ha trovato una sponda per discutere del contenimento dell’immigrazione clandestina e ha ribadito l’importanza di sostenere Kiev.

Piano Mattei per l’Africa

L’esecutivo italiano rivendica di aver posto l’Africa al centro del dibattito. La Meloni ha in mente un Piano Mattei per l’Africa, definito “un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane, anche per contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell’area sub-sahariana”. La Meloni punta a “recuperare, dopo anni in cui si è preferito indietreggiare” il “ruolo strategico” italiano nel Mediterraneo”.

Le incognite sul tavolo sono diverse e partono, prima di tutto, dagli appetiti russi e cinesi nel continente africano. Poi ci sono le tensioni seguite al colpo di stato in Niger dove esercito e parte della popolazione hanno voluto scrollarsi di dosso le ingerenze francesi. Dopo la smobilitazione in Mali e Burkina Faso adesso l’esercito francese si prepara a ritirarsi gradualmente anche dal Niger.

La Meloni intende dare maggiore attenzione al Sud del mondo sotto il profilo politico ed economico. Incontri in tal senso sono previsti con i vertici di Fmi e Banca mondiale.

Quale ruolo per l’Italia nella Via della Seta

Si cerca una quadra in merito alla Via della Seta, l’accordo siglato con la Cina dal governo Conte nel 2019: quello meloniano è il governo più atlantista degli ultimi anni e dalla Casa Bianca non vengono visti con favore gli affari fra Roma e Pechino. Tagliare del tutto i ponti con i cinesi, però, non solo non è auspicabile ma non è neppure possibile.

I Brics si agitano

Queste le questioni sul tavolo che riguardano direttamente l’Italia, mentre sullo sfondo i Brics (paesi emergenti dalle economie promettenti) si agitano e cercano di spostare l’asse dell’economia globale dal dollaro americano a una nuova moneta a loro favorevole. Proprio l’India, che ospita il summit, è una delle economie più frizzanti dell’area Brics nonché uno dei Paesi più popolosi, con il suo miliardo e quasi 450milioni di abitanti.

Petrolio e accordo sul grano

E poi, naturalmente, c’è l’ormai annosa questione della guerra in Ucraina. L’accordo sul grano è in stallo e l’inverno è alle porte: la Russia e i Paesi Opec spingono per tagliare la produzione di petrolio per far impennare i prezzi. Ancora di più.

Ma l’Italia strizza l’occhio anche all’estremo oriente: Giappone, Corea del Sud e Taiwan, l’isola contesa dalla Cina. Non si tratta di esotismo, ma di intavolare trattative per la produzione di microchip e batterie.