Così l’Europa si libererà di Putin e del gas russo: le 10 mosse

L'Europa può diventare indipendente a livello energetico in 10 semplici passi analizzati dall'Aie

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Dopo lo shock petrolifero del 1973, l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, fondò l’Agenzia internazionale dell’energia, con lo scopo di assicurare la stabilità degi approvvigionamenti energetici e sostenere la crescita economica dei Paesi membri. Oggi la Aie si occupa anche di protezione dell’ambiente e sostenibilità, e promuove le fonti alternative. Di fronte a una nuova crisi causata dalla guerra in Ucraina, con molti stati dell’Unione Europea, tra cui l’Italia, che dipendono in larga parte dalle forniture di gas che arrivano dalla Russia, l’Aie ha stilato un decalogo per trovare una soluzione all’aumento dei prezzi e tagliare i ponti con Mosca.

Così l’Europa si libererà di Putin e del gas russo: il decalogo dell’Aie

L’Unione Europea importa dalla Russia ogni anno circa 155 miliardi di metri cubi di gas, di cui 15 miliardi in forma di gas naturale liquefatto. Nel 2021 da Mosca è arrivato circa il 45% delle forniture comunitarie, da cui è derivato poco meno del 40% dei consumi totali.

I piani dell’Europa per raggiungere le zero emissioni di Co2 ha portato nel tempo a rivedere i patti che regolano l’importazione di fonti energetiche non pulite, ma la guerra in ’Ucraina desta non poche preoccupazioni riguardo una nuova crisi energetica che metterebbe l’Ue in ginocchio. Per questo è necessario trovare soluzioni rapide che rendano i Paesi membri indipendenti dal Cremlino. E per questo l’Aie propone ai leader europei di muoversi in più direzioni.

Aspettare la fine dei contratti del gas con la Russia

Entro la fine del 2022 terminerà uno dei contratti tra l’Unione Europea e il colosso energetico russo Gazprom che riguarda la fornitura di 15 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Entro il 2030 scadranno invece gli accordi che riguardano circa 40 miliardi di metri cubi di gas all’anno.

L’Aie consiglia di non rinnovarli, e rivolgersi ad altri Paesi per le forniture, diversificando così le importazioni ed evitare la dipendenza energetica da una sola fonte. Arrivando alla fine naturale dei contratti, l’Ue eviterà inoltre di pagare le penali delle clausole take or pay.

Rivolgersi ad altri Paesi fornitori come la Norvegia

La seconda misura è complementare alla prima. Dalle analisi dell’Aie risulta che tra la produzione interna all’Unione Europea e approvvigionamenti da fonti esterne come l’Azerbaigian e la Norvegia, attraverso i gasdotti, potrebbero portare nei Paesi membri circa 10 miliardi di metri cubi di gas in più all’anno.

Considerando diverse variabili che riguardano le forniture di gas naturale liquefatto, inoltre, le forniture potrebbero arrivare a circa 30 miliardi di metri cubi all’anno da fonti diverse dalla Russia.

Introdurre una soglia minima per lo storage del gas

Per evitare oscillazioni del mercato energetico, l’Aie consiglia di introdurre una soglia minima condivisa per gli operatori commerciali di immagazzinamento del gas. Arrivare al 90% di livello di riempimento dei depositi il 1° ottobre di ogni anno permetterebbe di superare la stagione fredda senza variazioni dei prezzi e problemi di copertura.

Il grande vantaggio di questa operazione sarebbe rendere più resiliente il sistema di gas. Tuttavia, sottolinea l’Aie, riempire i serbatoi oggi significherebbe aumentare la richiesta di gas e far aumentare i prezzi, e per questo sarà necessario aspettare periodi migliori.

Puntare su bonus per il fotovoltaico e per l’eolico

Nel corso del 2022 i progetti che riguardano gli impianti fotovoltaici ed eolici dovrebbero aumentare la produzione di energia rinnovabile di circa il 15% rispetto all’anno precedente, arrivando a oltre 100 TWh.

Politiche nazionali e comunitarie per accelerare sulle fonti di energia rinnovabili, con la semplificazione e la digitalizzazione della burocrazia e dei permessi necessari per l’installazione degli impianti, potrebbero aiutare a raggiungere l’indipendenza dalla Russia.

Aiutare i cittadini con un bonus che copra il 20% dei costi di installazione di pannelli solari permetterebbe di raddoppiare gli investimenti in questo senso, con un costo di soli 3 miliardi di euro, e un incremento di ulteriori 15 TWh di elettricità, che peserebbe meno sulle tasche dei cittadini europei.

L’impatto di queste misure potrebbe ridurre l’uso del gas proveniente dalla Russia di ulteriori 6 miliardi di metri cubi all’anno, con una produzione totale stimata di 35 TWH di energia pulita nel prossimo anno e ulteriori aumenti sul lungo periodo con aiuti sistematici al settore. Virare in direzione dell’economia sostenibile è importante perché potrebbe portare alla creazione di nuovi posti di lavori e alla protezione del pianeta nonché dell’ambiente.

Usare le centrali nucleari e a biomassa a pieno regime

Nel 2021 molte centrali nucleari sono state tagliate fuori dalla griglia energetica per operazioni di manutenzione e controlli di sicurezza. La riattivazione dei reattori nel 2022, e il completamento di una centrale in Finlandia, dovrebbero già aumentare la produzione di 20 TWh durante il corso dell’anno. Posticipando i lavori e gli spegnimenti previsti per il 2022 e il 2023, si potrebbero tagliare le forniture dalla Russia di 1 miliardo di metri cubi per ogni mese di funzionamento a regime dei reattori.

Le tante centrali europee a biomassa, invece, hanno operato per il 50% della loro capacità nel 2021. Nel 2022, con gli adeguati incentivi e una normativa che permetta rifornimenti sostenibili di bioenergia, si potrebbe arrivare a 50 TWh di elettricità all’anno.

L’impatto complessivo di questa misura permetterebbe di abbattere l’uso di circa 13 miliardi di metri cubi di gas proveniente dalla Russia per generare corrente elettrica, con un output complessivo di 70 TWh di energia prodotta da fonti a basse emissioni.

Introdurre una tassa momentanea sugli utili a cascata

Introdurre una tassa momentanea sugli utili a cascata per le compagnie che non usano il gas, agevolate dall’aumento del costo della materia prima, e ridistribuire il gettito per abbassare le bollette elettriche può essere una soluzione per limitare gli alti costi sostenuti dai cittadini.

Si sbloccherebbero così circa 200 miliardi a livello comunitario per tutelare le fasce della popolazione in difficoltà di fronte all’aumento del prezzo del gas. Questa misura si inquadra in una più ampia strategia di tutelare fornitori e consumatori di fronte alle oscillazioni del mercato, che a lungo termine porterebbe a diminuire le diseguaglianze tra le varie fonti di energia.

Sostituire le caldaie a gas con le pompe di calore

Sostituire a tappeto le vecchie caldaie a gas e altri combustibili fossili con pompe di calore, più efficienti e meno onerose sul lungo termine, può abbattere i consumi comunitari di ben 2 miliardi di metri cubi di gas durante il primo anno, con un investimento di 15 miliardi di euro. Gli interventi possono essere inclusi nei bonus edilizi per l’efficientamento energetico, come quelli promossi dal governo italiano. Oltre ai cittadini la misura dovrebbe essere estesa anche alle aziende e al settore industriale.

In un primo periodo il passaggio dal gas all’elettricità per scaldare gli edifici potrebbe far aumentare la domanda di gas, ma che comunque sarebbe inferiore a quella causata dal suo uso diretto. In questo modo si risparmierebbero circa 2 miliardi di metri cubi di gas all’anno.

Istituire nuovi bonus per l’efficientamento energetico

Promuovere l’efficientamento energetico, partendo dal semplice isolamento termico, potrebbe evitare l’uso di 1 miliardo di metri cubi di gas all’anno. E avere inoltre effetti sull’economia, aumentando l’occupazione e impegnando le imprese del settore e tutta la filiera dell’edilizia.

Termostati intelligenti, manutenzione costante delle caldaie, ottimizzazione degli sprechi e altre piccole soluzioni potrebbero raddoppiare i risparmi di gas, arrivando a ridurre la richiesta totale annua di 2 miliardi di metri cubi di gas. Riducendo anche i costi delle bollette.

Abbassare la temperatura di riscaldamenti di un grado

Limitare l’uso domestico di gas può diventare una vera e propria risposta politica all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. L’Aie stima che i termostati siano regolati nelle case degli europei ben oltre i 22° C.

Imporre un tetto limite negli edifici pubblici e consigliare ai cittadini di abbassare di un solo grado i termosifoni, con pubblicità e campagne informative, potrebbe far ridurre non solo la bolletta del gas, ma anche la domanda comunitaria di materia prima di addirittura 10 miliardi di metri cubi all’anno.

Prevedere un nuovo piano per produrre l’energia

Le iniziative più importanti, comunque, devono essere portate avanti dall’Unione Europea e dai governi dei Paesi membri. Una spinta verso l’energia rinnovabile potrebbe liberarci dal giogo che ci lega alla Russia di Vladimir Putin e all’importazione di gas da altri Paesi per produrre elettricità e calore. Sarà necessario ripensare a nuovi incentivi per aumentare la produzione interna e domestica di energia.