Il nuovo testo della manovra di Bilancio, discusso lunedì 21 novembre 2022 in Consiglio dei ministri, ha portato a importanti novità per l’economia italiana dei prossimi mesi, con misure che il Governo ha deciso di mettere in campo per cercare di arginare sempre più la crisi. Nella bozza della legge di Bilancio sono però inserite una serie di operazioni che avranno la necessità, per essere attuate, di reperire nuove risorse che il Governo ha ben chiaro da dove pescare.
Nel 2023, infatti, ci sarà una brutta sorpresa per gli italiani che, dopo aver incassato il taglio dello sconto delle accise sui carburanti, storceranno nuovamente il naso su altre accise, quelle del tabacco, che provocheranno l’aumento dei costi delle sigarette.
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Stangata sulle sigarette in arrivo
Il Governo ha infatti deciso di far crescere le tasse sul tabacco, anche allo scopo di reperire ulteriori risorse da utilizzare per la legge di Bilancio, portando quindi a un netto aumento del prezzo delle sigarette nel 2023. L’operazione che verrà portata a termine nelle prossime settimane è quella di intervenire sulle accise sul tabacco, con l’esecutivo che ha deciso per l’aumento che si tradurrà in un netto rincaro sul prezzo finale per il consumatore. Una crescita dei costi che si va ad aggiungere a quella del tabacco riscaldato, le cui accise sono passate dal 30% del 2021 al 35% del 2022 e si salirà al 40% dal primo gennaio 2023.
Al momento non è ancora chiaro cosa succederà da gennaio, ma la decisione di aumentare i prezzi potrebbe portare a una vera e propria stangata. Nello specifico si tratterebbe di aumentare i costi per tutti quei prodotti con tabacco lavorato, dunque sigarette, sigari, tabacchi da fiuto e mastico, da pipa e da inalazione.
Sul prezzo finale ci sarà da discutere, ma di base quello di vendita al pubblico viene fissato dall’Agenzia Dogane e Monopoli componendosi di diverse voci come accise, Iva, aggio, quota al fornitore. Per le sigarette, nello specifico, l’accisa è data dalla somma tra la componente fissa e una proporzionale al prezzo di vendita, con un’aliquota di base fissata al 59,8%. L’Iva, invece, è al 22% per tutti i prodotti del tabacco, mentre le accise variano per categoria. L’aggio del rivenditore è invece il 10% del prezzo di vendita al pubblico.
Accise sul tabacco, quanto guadagna lo Stato
Il Governo di Giorgia Meloni ha riflettuto a lungo sull’aumento delle accise sui tabacchi e c’era anche la possibilità di vederla saltare all’ultimo momento. Ma alla fine la misura è passato, con l’obiettivo di fare cassa ma col timore ben presente che un’operazione del genere spinga l’inflazione. Aumentare i costi delle sigarette, infatti, avrebbe un peso importante per molte famiglie.
Guardando a chi ci guadagna da questo aumento le differenze sono tante. Il compenso del produttore deriva dalla differenza tra il prezzo di vendita e tutti gli importi spesi, compresa la distribuzione. Per le sigarette, alla fine, il livello di tassazione raggiunge il 78% del prezzo finale. Nel comunicato stampa diramato al termine del Consiglio dei ministri non si fa riferimento specifico all’aumento dei prezzi delle sigarette, ma l’unica certezza da parte del Mef è che nella manovra sono previsti aumenti di entrate per 138 milioni di euro provenienti proprio dalle sigarette.