Perché è in arrivo la più grande crisi economica mondiale

A causa del più grande lockdown dall'inizio della pandemia di coronavirus, uno dei più importanti poli produttivi di tutto il pianeta è fermo

Pubblicato: 18 Aprile 2022 14:49

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Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web da 15 anni, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

Mentre i leader del mondo occidentale continuano a investire nuove risorse per fare fronte alle crisi economiche innescate dalla pandemia di Covid e dalla guerra in Ucraina, si intravede all’orizzonte l’inizio di quella che potrebbe essere la più grave recessione della storia. Tutto il mondo potrebbe subire gravi conseguenze dal lockdown in Cina, con il Paese che conta centinaia di milioni di persone in isolamento a causa della rigida politica Zero Covid.

In Cina il più grande lockdown a causa del Covid dall’inizio della pandemia

Sono 400 milioni i cinesi in lockdown in 45 grandi città della potenza orientale. Insieme contribuiscono al 40% del prodotto interno lordo nazionale, corrispondente a circa 7,2 milioni di milioni di dollari. Solo a Shanghai, principale polo manifatturiero del Paese, dove si produce il 6% dell’export, le persone in isolamento sono 25 milioni.

La nuova quarantena sta già creando molti problemi in patria, con i cittadini impossibilitati ad accedere alle cure mediche e all’acquisto dei beni essenziali, compresi cibo e acqua, l’allontanamento dei bambini positivi dai nuclei familiari e l’uccisione degli animali domestici. Per la prima volta i cinesi stanno insorgendo in massa contro il Governo.

Nel porto della megalopoli, dove, a pieno regime, passa il 20% delle merci della Cina, e in una fase di stati. Le provvigioni di cibo ferme nei container stanno marcendo senza refrigerazione. I nuovi carichi rimangono fermi ai terminal anche per 8 giorni prima di essere trasportati altrove e viene lamentata anche una penuria di container dentro i quali stivare i prodotti.

Le compagnie aeree cargo hanno cancellato i voli da e per la città e 9 autotrasportatori su 10 che si occupano di import ed export sono fermi al momento.

Il Ministero dell’Industria e della Tecnologia informatica ha creato un comitato per valutare la riapertura di 666 fabbriche essenziali a Shanghai. Ma i danni potrebbero già essere irreparabili e causeranno un’incertezza dei mercati che potrebbe prolungarsi per tutto il 2022.

Un terzo del Paese è in lockdown, e si stima che a causa delle restrizioni anti contagio la Cina stia rinunciando al 3,1% del Pil al mese, ovvero a 46 miliardi di dollari. A causa della politica zero Covid a Shanghai, spiegata qui, la crescita annua è stata pesantemente ridimensionata.

Perché il lockdown di Shanghai può causare una nuova crisi economia mondiale

Una situazione tragica, certo, ma perché dovrebbe preoccuparci questa situazione di stallo che sta avvenendo dall’altra parte del mondo? In un mondo sempre più globalizzato, la crisi economica di un Paese si può ripercuotere molto velocemente sugli altri, come stiamo vedendo sia a causa del Covid che della guerra in Ucraina. E oggi il lockdown di Shanghai e di una vasta porzione della Cina potrebbe mettere a repentaglio tutti i mercati.

In Oriente si trovano poi alcuni dei più importanti impianti produttivi delle multinazionali. A iniziare dalle big tech, come Sony e Apple. Tra le aziende chiuse c’è Quanta, che proprio con il gigante di Cupertino ha un contratto di fabbricazione dei MacBook e produce circa 72 milioni di computer all’anno. Il suo polo di Shanghai è responsabile del 20% della produzione totale.

Anche il magnate Elon Musk – che ora punta a Twitter– potrebbe trovarsi in crisi, considerando che nella metropoli cinese Tesla ha dovuto chiudere, per la pausa più lunga della sua storia, la sua gigafactory dalla quale escono ogni giorno 2 mila auto elettriche destinate al mercato mondiale. Fino a oggi il colosso dell’automotive ha dovuto rinunciare alla produzione di almeno 50 mila unità.

Con i poli produttivi bloccati e la penuria di componenti necessari alle industrie occidentali, potrebbero dunque alzarsi nuovamente i prezzi dei prodotti finiti anche nel resto del mondo, e anche in Italia. Come già sta avvenendo a causa della carenza dei processori con il mercato delle automobili.