Non si ferma la piaga delle cavallette che sta colpendo la Sardegna. L’ondata è iniziata nel 2019, e l’invasione delle locuste avrebbe raggiunto quest’anno il suo picco, a causa di fattori che mettono a rischio anche altre zone d’Italia. Miliardi di esemplari, che dalla piana di Ottana si sono spostati verso altre zone del Nuorese, nel Marghine, lungo il Tirso verso il Goceano, in provincia di Sassari e in provincia di Oristano, stanno devastando ora oltre 30 mila ettari di coltivazioni nell’isola. Ma l’allarme riguarda anche orti e giardini, considerando che questi insetti sono polifagi. Si possono cioè nutrire di qualsiasi tipo di vegetale.
Invasione di cavallette in Sardegna: cosa sta succedendo
Non è la prima volta che in Sardegna si parla di invasione delle cavallette, ma non si vedeva una catastrofe simile dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. A causa della mancata lavorazione dei campi. Con i coltivatori impegnati al fronte, infatti, le locuste ebbero modo di riprodursi in maniera incontrollata. Nel 1946 l’ondata fu particolarmente distruttiva nell’isola. L’infestazione attuale non è paragonabile a quella di allora, ma potrebbe interessare oltre 50 mila ettari di terreni coltivati.
La piaga dovrebbe protrarsi fino a tutto luglio, scemando nel mese di agosto. In quel mese però i miliardi di esemplari ormai adulti inizieranno a depositare nuove uova nel terreno, che si schiuderanno l’anno prossimo se non saranno prese le misure adeguate.
Tra le soluzioni possibili c’è l’utilizzo della deltametrina, un insetticida della famiglia dei piretroidi che è però particolarmente efficace sulle uova, sulle larve e sugli insetti stanziali. Quando infatti le locuste sono abbastanza mature per spostarsi, il suo uso non è particolarmente vantaggioso. Questa sostanza chimica è inoltre vietata dall’agricoltura biologica, che nelle zone della Sardegna colpite dall’invasione è quella prevalente.
Nella regione è stato però introdotto un coleottero rosso e nero, il mylabris variabilis, che si nutre proprio delle uova di cavallette, anche se il numero di animali non è ancora sufficiente a risolvere il problema. Tra le soluzioni green ci sono anche funghi e altri organismi che possono eliminare le locuste prima della loro nascita.
Perché anche le altre regioni rischiano l’invasione di locuste
Perché il problema potrebbe diffondersi anche ad altre regioni? Le cavallette che stanno martoriando le terre sarde riescono a proliferare per una serie di fattori che possono replicarsi in altre zone d’Italia. E il rischio che il fenomeno inizi a interessare anche la Penisola è molto alto.
Anzitutto, come già detto, le invasioni di locuste avvengono nei periodi in cui i campi non sono arati a dovere. La lavorazione dei terreni permette infatti di esporre le uova tanto alle intemperie quanto ai predatori naturali. A causa della pandemia di Covid e adesso della crisi economica, molte aziende agricole hanno chiuso i battenti, creando un ambiente favorevole alla riproduzione degli insetti e alla deposizione delle uova.
Queste rimangono sotto il suolo durante le stagioni fredde, schiudendosi solo con l’arrivo del caldo. Il freddo, la neve e la pioggia contribuiscono a decimare il numero di nascituri, ma questo equilibrio è ormai messo a repentaglio dal cambiamento climatico. Le temperature sempre più alte anche in inverno, infatti, preservano un maggior numero di uova. E a causa della siccità queste rimangono nel tepore della terra secca. Vi abbiamo parlato qua dell’allerta siccità che sta interessando gran parte d’Italia.
Le cavallette sarde potrebbero spostarsi nel resto d’Italia?
Le locuste non viaggiano a velocità elevate, ma gli sciami sfruttano le correnti diurne, arrivando a coprire anche 150 chilometri al giorno e riposandosi la notte. Tuttavia alcune specie riescono a muoversi anche attraverso il mare con tattiche ingegnose. Gli esemplari di schistocerca gregaria, diffusa in Africa e Asia, riescono a percorrere anche 500 chilometri al giorno e raggiungere le isole.
Questo perché molti animali dello sciame si posano sull’acqua durante le ore notturne, annegando, e formando una sorta di zattera che permette alle altre cavallette di sopravvivere e riprendere il viaggio il giorno dopo. In soli 10 giorni, nel 1988, diversi sciami raggiunsero i Caraibi dalla Mauritania. Percorrendo oltre 5 mila chilometri di oceano.
La dociostaurus maroccanus che ha invaso la Sardegna non ha questa capacità, ma è già presente in tutto il Centro, al Sud e in Sicilia, con l’areale che si espande a causa del clima sempre più torrido anche verso il Nord. Dunque tutta l’Italia rischia la piaga delle cavallette, e i rapporti commerciali tra le varie regioni possono favorire ulteriormente il passaggio degli insetti da una zona all’altra del Paese. I grossi danni all’agricoltura potrebbero ripercuotersi sulle tasche dei consumatori, aggiungendosi ai rincari sulla spesa che vi abbiamo segnalato qui.