Il cambiamento climatico costa all’Italia 284 euro per abitante, una cifra cinque volte superiore rispetto al 2015 e più alta che in qualsiasi altro paese dell’Ue. Questo è quanto emerge da uno studio presentato da The European House-Ambrosetti durante il primo incontro della sesta edizione della “Community Valore Acqua per l’Italia”. Secondo Ambrosetti, il livello di stress idrico in Italia è tra i più elevati, superato solo da Belgio, Spagna e Grecia. In Italia, inoltre, si è verificata una “drastica riduzione della produzione di miele”, che è diminuita del 70% nel 2023.
La situazione nelle regioni italiane
Il settore agricolo è il più colpito, con 12 regioni italiane soggette ad elevato stress idrico, tra cui spiccano Basilicata, Calabria, Sicilia e Puglia. Oltre alla drastica riduzione della produzione di miele, nel 2023 si sono registrati cali del 63% nella produzione di pere, del 60% nelle ciliegie, del 27% nell’olio d’oliva e del 12% nel vino e nei pomodori.
Anche la produzione idroelettrica è a rischio, con perdite che potrebbero raddoppiare in caso di un aumento termico di 2 gradi e triplicare con un aumento di 3 gradi nel Sud e lungo l’arco alpino. “Viviamo una situazione particolarmente delicata, soprattutto nel nostro Paese”, spiega Valerio De Molli, Managing Partner e Amministratore Delegato di The European House-Ambrosetti. Infatti, l’Italia rischia di registrare quest’anno “la più alta anomalia termica della storia” con 1,75 gradi sopra la media.
“Viviamo una situazione particolarmente delicata soprattutto nel nostro Paese – continua Valerio De Molli – che si stima quest’anno possa raggiungere la più alta anomalia termica della storia italiana, +1,75°C sopra la media, con tutte le conseguenze che ben conosciamo. La corretta gestione della risorsa idrica è e sarà perciò un elemento sempre più decisivo, che monitoriamo attraverso la Community Valore Acqua e che deve essere supportato sicuramente da un aggiornamento delle infrastrutture in ottica di incremento dello stoccaggio, ma anche da un veloce processo di digitalizzazione della filiera estesa e da un efficientamento della raccolta e gestione dei dati”.
Come stanno i paesi europei
La situazione è particolarmente critica anche in Spagna, con perdite di 221 euro per abitante, e in Ungheria, dove i danni ammontano a 214 euro per persona. Al contrario, Germania e Francia si avvicinano maggiormente alla media europea di 116 euro per cittadino. I danni economici, causati principalmente da alluvioni (44% dei casi), tempeste (34%) e ondate di calore (14%), risultano invece quasi insignificanti in Grecia, Danimarca, Lituania e Polonia.
Secondo Nicola Dell’Acqua, Commissario Straordinario nazionale per l’adozione di interventi urgenti sulla scarsità idrica, è fondamentale potenziare i poteri delle autorità di bacino per affrontare la crisi idrica. Dell’Acqua sostiene che queste autorità sono cruciali per la gestione dell’emergenza siccità e dovrebbero essere incaricate della pianificazione dell’approvvigionamento idrico primario, mentre le regioni dovrebbero limitarsi alla gestione locale. Per migliorare la situazione, è essenziale redigere un bilancio idrico a livello di distretto, che superi le controversie locali e regionali.
“I grandi nodi idraulici devono trasportare acqua da un punto A a un punto B del Paese, oltrepassando confini regionali e distrettuali – sottolinea Dell’Acqua – Non possiamo più permetterci di discutere su questioni relative al pagamento della risorsa; tutti gli attori coinvolti devono riconoscere l’impatto negativo della gestione frammentata dell’acqua sul futuro dell’Italia”.
Invasione di insetti, danni per oltre un miliardo di euro
Ma non ci sono solo alluvioni e calamità naturali a sconvolgere l’agricoltura italiana; anche il caldo record sta portando molti disagi, vista la proliferazione di cavallette, che stanno causando gravi danni a frutta ed erba medica. È Coldiretti a lanciare l’allerta riguardo agli sciami che stanno attaccando campi e frutteti in Emilia-Romagna. Le elevate temperature e la mancanza di pioggia hanno favorito una proliferazione massiva di questi insetti, tra i più temuti dagli agricoltori. Nel Faentino, le cavallette non si limitano a distruggere le coltivazioni di erba medica e foraggi, ma stanno anche divorando la frutta in maturazione sugli alberi, con un particolare impatto su pesche, susine e albicocche tardive.
Il ritorno delle cavallette rappresenta solo l’ultimo effetto dei cambiamenti climatici, che hanno portato alla diffusione di insetti alieni in Italia, causando danni all’agricoltura per oltre un miliardo di euro all’anno.
“È un disastro che sta spingendo gli agricoltori ad accelerare nelle operazioni di raccolta per evitare di perdere l’intera produzione”, spiega Coldiretti. Sul territorio ha subito avviato con le aziende associate un monitoraggio per individuare i vari focolai e sollecitare l’intervento delle istituzioni locali per limitare i danni ed evitare che il problema si diffonda ad altre zone. “Le cavallette sono polifaghe perciò colpiscono non solo le coltivazioni in campo, ma anche orti e giardini”. Insomma, mangiano di tutto. “Questo provoca una vera catastrofe biologica che rischia di mettere in ginocchio centinaia di aziende ma anche allevamenti che in pochi giorni vedono sparire il foraggio necessario per gli alimenti e si trovano costretti a ulteriori spese per l’acquisto del mangime”.
A quali insetti fare attenzione
Questi insetti hanno gravi ripercussioni ambientali, paesaggistiche ed economiche. Tra i più dannosi ci sono la cimice asiatica e la Popillia japonica, che devastano frutteti e vigneti; la Drosophila suzukii, che attacca ciliegie, mirtilli e uva; e il cinipide galligeno, che ha colpito duramente i castagni. Anche il Bostrico Tipo, noto come il “killer” del bosco nell’arco alpino, e il punteruolo rosso, che ha decimato le palme, sono tra i responsabili dei danni. Infine, il calabrone asiatico (Vespa velutina) e il coleottero africano (Aethina tumida) minacciano gli alveari.
Negli ultimi anni, le infestazioni di cavallette hanno interessato con vari gradi di gravità l’intera fascia collinare e pedecollinare romagnola, estendendosi da Castrocaro fino alla valle del Savio. Le popolazioni coinvolte sono principalmente di Calliptamus italicus, una specie autoctona generalmente meno dannosa rispetto a quella che sta causando gravi danni in Sardegna.
Tuttavia, nella provincia romagnola, le coltivazioni di erba medica e le orticole sono state tra le più colpite, con danni significativi anche ai nuovi impianti di vigneti. I germogli delle viti sono stati completamente divorati, il che ha portato a un rallentamento del ciclo produttivo per la successiva annata.