Con il nuovo decreto bollette approvato lo scorso venerdì 18 febbraio 2022 in Consiglio dei ministri dagli esponenti del governo di Mario Draghi, l’esecutivo guidato dall’ex presidente della Bce interviene con circa 8 miliardi di euro per cercare di calmierare il folle rincaro dei prezzi dei combustibili e dell’energia, nel tentativo di andare incontro alle esigenze delle famiglie e dei contribuenti, sempre più stretti nella morsa delle spese per pagare la luce, il gas e il carburante.
Una situazione complicata per il premier e per i titolari dei dicasteri, che hanno dovuto trovare una faticosa sintesi tra le diverse istanze e richieste portate avanti dai partiti che sostengono la maggioranza di governo. A cominciare dalla Lega di Matteo Salvini: lo stesso leader del Carroccio aveva già fatto sentire la sua voce diverse volte nelle settimane precedenti, chiedendo al titolare di Palazzo Chigi di intervenire in maniera forte e mirata proprio sul rincaro delle fatture.
Allarme carburante, la scelta mai vista prima dei lavoratori del settore
Ma le conseguenze degli aumenti – in uno scenario che può precipitare da un momento all’altro a causa dei venti di guerra sempre più forti che soffiano al confine tra la Russia e l’Ucraina – possono essere molteplici e avere ripercussioni su moltissimi ambiti dell’economia, della società e del lavoro. Riguardo quest’ultimo aspetto, è proprio delle ultime ore l’indiscrezione che vedrebbe i gestori dei distributori di carburante pronti ad una mossa che avrebbe senz’altro dell’incredibile.
Esiste infatti la reale possibilità che gli esercenti scelgano di spegnere completamente i loro impianti durante la notte, facendo venire a mancare un servizio essenziale per chi viaggia al di fuori delle ore centrali della mattinata e del pomeriggio. Infatti, con il distributore impostato in completa modalità off, non sarebbe possibile nemmeno usufruire dell’opzione self service. Il motivo sarebbe legato al fatto che i costi per la luce durante quelle ore supererebbero di gran lunga gli introiti derivanti dal basso numero di rifornimenti fatti.
Aperture e chiusure, ecco cosa prevede la normativa vigente del Mise
L’ipotesi è stata confermata nei giorni scorsi anche dal vicepresidente della Figisc (la Federazione italiana gestori impianti stradali carburanti, affiliata a Confcommercio) Paolo Castellana, che ha spiegato come il futuro delle stazioni di servizio sia quello di tirare giù la saracinesca durante gli orari della notte, soprattutto se i prezzi dell’energia elettrica dovessero rimanere questi ancora per parecchio tempo, se non addirittura aumentare con il degenerare delle tensioni tra Kiev, Mosca di Vladimir Putin e l’Occidente.
Stando alle segnalazioni di diverse decine di utenti social da Nord a Sud, molti gestori di distributori di carburante avrebbero già messo in pratica questa decisione in maniera autonoma e senza aspettare indicazioni precise da parte delle associazioni di categoria. Una decisione che potrebbe essere controproducente, in quanto va contro la risoluzione del giugno 2015 del Ministero dello Sviluppo economico, che prevede un orario minimo obbligatorio settimanale (ad oggi fissato alla quota di 52 ore ogni 7 giorni) di garanzia del servizio di rifornimento, sia esso erogato con la presenza dell’operatore responsabile oppure con la modalità del self service. Intanto, con il Decreto bollette arrivano nuovi aiuti per le famiglie e le imprese mentre per la tensione tra Russia-Ucraina ci si chiede quali saranno i rischi sui prezzi di pane e pasta.