L’ok concesso dagli Stati Uniti all’Ucraina di colpire obiettivi in territorio russo con armi occidentali ha parecchi asterischi. Il primo e più importante di tutti è che gli attacchi non vadano oltre le zone confinanti con Kharkiv. Parliamo di vincoli che ridimensionano inevitabilmente la portata della potenziale risposta di Kiev a Mosca.
Nessun attacco in profondità, dunque. Il che vuol dire nessun colpo al cuore della Federazione, che potrà continuare a fare la guerra nello stesso modo e senza battute d’arresto. Ma allora perché l’amministrazione Biden ci ha messo tanto e alla fine ha deciso di permettere a Kiev di colpire bersagli in Russia coi mezzi forniti da Washington?
Le conseguenze dell’ok degli Usa agli attacchi in Russia
L’assedio di Kharkiv e l’avanzata russa sul fronte orientale hanno spinto l’Ucraina a insistere con veemenza per l’arrivo, prima, e l’utilizzo, poi, di sistemi d’arma a lungo raggio occidentali. Una mossa molto importante per Volodymyr Zelensky, sempre più in affanno per le enormi difficoltà sul terreno e per le tensioni interne a un Paese martoriato. Le linee difensive ucraine sono troppo tenui per allungarsi ulteriormente e non sono concretamente in grado di rispondere a un nemico che da settimane bombarda direttamente dal proprio territorio, invece che dalle zone occupate in terra ucraina. Per non rischiare il collasso del nuovo fronte a nord-est, Kiev deve poter rispondere agli attacchi in territorio russo.
E l’Ucraina ha risposto. Dopo il via libera di Joe Biden, il primo attacco contro la Russia con missili Himars americani è arrivato il 3 giugno contro un sistema di difesa antiaerea nella regione frontaliera di Belgorod. L’azione ha danneggiato una base per le truppe e un’area di stoccaggio di armi pesanti nel distretto di Korochanskiy, sempre nella regione di Belgorod. Regione, va ricordato, già in passato più volte bersaglio di sparuti raid ucraini. Dove sta la differenza allora? Ce lo dice Mosca, che ha messo in guardia gli Stati Uniti dal commettere errori “fatali” in Ucraina. Washington aveva tentennato così tanto proprio per timore di un’escalation diretta con la Russia, ben conscia che le armi con cui viene attaccata sul suo territorio sono sviluppate e fornite da Paesi Nato. Tanto che perfino il Consigliere per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan, aveva espresso il timore di oltrepassare l’ennesima linea rossa di questo conflitto. Alla fine ha però prevalso la proverbiale praticità degli apparati americani, col Segretario di Stato Antony Blinken a riassumerne il principio guida: “Ci siamo adattati ogni volta al cambiare delle condizioni della guerra, lo faremo anche stavolta”.
Per questo motivo, all’Ucraina è stato concesso di colpire nel solo territorio russo confinante con l’oblast di Kharkiv e prendendo di mira esclusivamente mezzi militari coinvolti nell’invasione. Per la serie: attaccate, ma senza esagerare e state attenti a non fare troppo male. Il vostro obiettivo deve essere contrastare l’avanzata russa e nulla più. Su questo punto si consuma l’accresciuta distanza, quasi gelo, tra Zelensky e Biden. Gli Usa sembrano volere sempre meno che l’Ucraina vinca la guerra e sono sempre più stanchi di competere con forza su più fronti mondiali. Da qui nascono la confusione sulla tattica da perseguire e l’intenzione di non provocare in maniera definitiva la Russia, ma anzi tentando di avvertirla per tempo con una notizia caricata per settimane e anticipata platealmente. Mosca, da parte sua, non poteva perdere una simile occasione per rilanciare la sua propaganda.
La reazione della Russia
Gli Usa “hanno dato carta bianca a Kiev e non stanno facendo niente per fermare le pericolose azioni provocatorie dei loro servitori. Per gli Stati Uniti ci sarà sicuramente un prezzo da pagare“, ha detto il viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov. Il Cremlino teme che le armi americane possano essere utilizzate anche per bombardare il suo sistema di difese strategiche, dopo che negli ultimi giorni gli ucraini hanno cercato di attaccare due stazioni radar con l’impiego di droni.
Anche altre fonti del governo americano, citate dal Washington Post, hanno manifestato inquietudine per questi attacchi, affermando che Mosca potrebbe percepirli come minacce alle proprie “capacità di deterrenza strategica”. Con il rischio che venga alterata la “calma” reciproca tra gli Usa e la Russia in materia di armi nucleari. A pesare è anche il fatto che uno dei radar russi presi di mira, nella regione di Orenburg, si trova molto lontano dai confini ucraini: è infatti installato nella parte sud-orientale del territorio russo europeo, al fine di prevenire possibili minacce dalla Cina.
Perché attaccare in Russia non avvantaggerà l’Ucraina
Dopo aver subìto l’attacco ucraino, la Russia ha risposto con ancora maggiore forza. Nel giro di 24 ore ha attaccato per oltre 2.200 volte contro posizioni, città e villaggi ucraini. Secondo Andriy Kovaliov, portavoce dello Stato maggiore ucraino, gli invasori hanno compiuto raid con 128 missili e 62 attacchi aerei, tra cui 56 bombe aeree guidate. Ma il problema di Kiev non è solo l’aver provocato la rabbia di Mosca il problema degli attacchi ucraini con armi occidentali. Di fatto, Kiev aveva già colpito anche in profondità il nemico sul suo territorio, colpendo centrali energetiche e siti petroliferi anche a centinaia di chilometri dal confine comune. Incassando anche all’epoca, tra l’altro, il “no” degli Stati Uniti.
Per sperare di passare in vantaggio, l’Ucraina ha sostanzialmente due strade: isolare la Russia dalla Crimea oppure romperne le linee logistiche di approvvigionamento. Il sopraggiunto ok americano non consente di centrare nessuno dei due obiettivi. Ma neanche lontanamente. Gli Usa si sono decisi senza decidere nulla, se non evitare che l’Ucraina collassi del tutto e liberi la Russia dall’impegno bellico, circostanza utile a distrarre Mosca da altri teatri (Medio Oriente e Artico) e a tenere compatto il fronte europeo contro una minaccia comune. Dal canto suo, la Russia è sicuramente in vantaggio per uomini, economia e mezzi, ma ha fretta di ottenere il massimo vantaggio possibile sul terreno martellando senza sosta le fasce di confine ucraine. Per poi sedersi al tavolo dei negoziati con gli americani da una posizione di forza, come dimostra la proposta di cessate il fuoco fatta pervenire da Vladimir Putin nella casella di Washington, che l’ha prontamente respinta.
Da risiko il conflitto in Ucraina sembra diventato un rebus per gli Usa: allo stesso tempo si vuole impedire la sconfitta dell’Ucraina, ma senza sfociare in una guerra diretta con la Russia, che non si vuole umiliare o distruggere per non farla diventare facile preda della Cina. Un bel rompicapo, steso su un tavolo macchiato del sangue di migliaia di vittime civili.