Con l’obiettivo di ridurre le emissioni di carbonio del 21% nel settore aereo, è stata proposta l’introduzione di una tassa per i passeggeri che volano frequentemente. Secondo un’analisi condotta dalla New Economics Foundation (NEF) e da organizzazioni partner, le persone dovrebbero pagare di più per ogni volo aggiuntivo oltre al primo viaggio di andata e ritorno.
Lo studio, inoltre, suggerisce di usare il gettito derivante da questa tassa per investimenti in servizi di trasporto pubblico meno inquinanti, come i treni, contribuendo a ridurre il numero di voli “eccessivi” effettuati dai più abbienti.
Il rapporto, condiviso in esclusiva con il Guardian, rappresenta la prima analisi approfondita su come una tassa per i frequent flyers potrebbe funzionare in Europa. Vediamo i dettagli della proposta.
Come funziona la tassa per i “viaggiatori frequenti”
La tassa per i passeggeri che volano frequentemente verrebbe applicata in modo progressivo: il primo volo di andata e ritorno di ogni anno non sarebbe soggetto a sovrattasse, mentre per ogni volo aggiuntivo è previsto un aumento progressivo dell’importo da pagare.
Ecco come potrebbe funzionare:
- per il primo volo nessun sovrapprezzo, perché l’imposta sarebbe pari a zero;
- per i voli successivi al primo nell’arco dell’anno, verrebbe applicata una tassa progressiva fino a un massimo di 100 euro, con importo maggiore per voli a lungo raggio e prima classe.
L’idea è di rendere i viaggi successivi via via più costosi, con l’obiettivo di scoraggiare i viaggi frequenti e ridurre le emissioni di carbonio, ma non solo. Come sottolineato da Magdalena Heuwieser, portavoce del gruppo di attivisti Stay Grounded, questa misura vuole anche mitigare le ingiustizia dell’attuale sistema, dove chi vola per visitare la famiglia paga la stessa tassa di chi magari può concedersi il lusso di prendere il decimo volo in un anno verso una meta esclusiva.
Chi colpirebbe
La nuova tassa proposta per chi viaggia spesso in aereo colpirebbe in particolare le fasce più abbienti, come dimostrato da un’analisi dei dati, i sondaggi rivelano che solo il 15% delle famiglie con un reddito annuo inferiore ai 20.000 euro volerebbe abbastanza da pagare la tassa proposta, mentre la percentuale sale al 63% per le famiglie con un reddito fino a 100.000 euro.
Secondo l’analisi della New Economics Foundation (NEF), infatti, solo una minoranza delle persone vola frequentemente, mentre il 72% dei viaggiatori in Europa prende un volo di andata e ritorno una volta all’anno o meno, o addirittura non vola affatto. Pertanto, l’obiettivo di questa tassa è che chi vola di più paghi di più, incentivando una riduzione dei voli superflui e bilanciando meglio i costi ambientali tra chi contribuisce maggiormente all’inquinamento.
Qual è la situazione in Europa
Secondo gli esperti, una tassa a livello europeo sarebbe uno strumento ideale per affrontare l’aumento dell’inquinamento nel settore aereo, ma di fatto ma il suo percorso di implementazione potrebbe essere complesso e richiedere tempo, perché richiederebbe l’unanimità tra gli Stati membri.
Al contrario, quello che sta succedendo in Europa è che nonostante l’aumento delle emissioni nel settore aereo, le compagnie continuano a godere di parecchie sovvenzioni in Europa. Il carburante per aerei è esente da imposte per esempio, mentre i biglietti generalmente non sono soggetti a IVA.
Per questo motivo, è stato anche suggerito che singoli Stati o piccole alleanze di paesi potrebbero prendere l’iniziativa, anche se il rapporto non esplora quali potrebbero essere e come tali azioni influenzerebbero il mercato. Quindi è molto improbabile che questo accada.