Stellantis-Renault, Elkann: “Nessuna fusione. Restiamo in Italia”

La potenziale fusione proiettata da Carlos Tavares alza il dibattito politico in Italia e aumentano le paure per le industrie di Pomigliano e Mirafiori, con rischio di licenziamenti

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

L’industria automobilistica europea è al centro di un’agguerrita competizione internazionale. Il governo francese, azionista sia di Stellantis che di Renault, sta cercando di consolidare tutto l’impianto dell’automotive nazionale attraverso una possibile fusione tra i due gruppi. Questa mossa potrebbe mettere a repentaglio le fabbriche Stellantis di Mirafiori e Pomigliano, con conseguenze significative per i lavoratori italiani che, in calo dal 2022, rischiano di diminuire ulteriormente.

Nonostante i rumors delle ultime ore, che facevano presagire una possibile fusione tra Stellantis e Renault, tuttavia, è arrivata la smentita ufficiale del presidente ex Fiat John Elkann: “Nessuna fusione. Restiamo anche in Italia, dove siamo presenti”.

Il fantasma della fusione Stellantis-Renault

Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis, ha recentemente sottolineato la necessità di un consolidamento nell’industria automobilistica europea per far fronte alla crescente pressione esercitata dai produttori cinesi. La mossa non ha sorpreso, dal momento che già a ottobre 2023, Tavares aveva manifestato una evidente preoccupazione per i prezzi al ribasso dei veicoli cinesi. Come contromossa aveva acquistato 1,6 miliardi di quote della cinese Leapmotor, equivalente a una partecipazione di circa il 20%.

Tavares non ha esplicitamente menzionato una fusione con Renault. In un’intervista a Bloomberg, ha però indicato le fabbriche di Mirafiori e Pomigliano come quelle a rischio occupazionale a causa della mancanza di bonus per l’acquisto di veicoli elettrici da parte del governo italiano. Queste dichiarazioni hanno innescato una disputa col governo Meloni.

Nonostante gli incentivi auto messi a punto dal governo italiano per il 2024, gli attriti con Tavares non sembrano diminuire. Le tensioni sono salite ulteriormente quando il governo francese ha iniziato a spingere per una maggiore produzione di city car elettriche, sostenendo che il governo italiano non supporta adeguatamente l’acquisto di veicoli elettrici.

Il governo sta quindi cercando di ottenere chiarezza da Stellantis affinché l’azienda protegga i posti di lavoro delle industrie in Italia. La situazione è diventata non solo un problema economico ma anche politico, con il governo che cerca di difendere gli interessi dei lavoratori e dell’industria automobilistica nazionale in un contesto di crescente concorrenza globale. Resta da vedere come si evolverà questa situazione e se si concretizzeranno effettivamente gli accordi tra Stellantis e Renault.

Queste problematiche hanno come fulcro la preoccupante concorrenza dei produttori cinesi, che offrono veicoli elettrici a prezzi significativamente più bassi grazie ai cospicui sussidi statali di Pechino. Questo ha aumentato la pressione sul settore automobilistico europeo, in un’Europa che già a settembre 2023 si sentiva minacciata e dove la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen aveva proposto un aumento dei dazi.

I rischi per i lavoratori italiani

Il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, ha commentato la situazione, definendo “grave e preoccupante” il fatto che Tavares abbia messo in dubbio il futuro di Pomigliano e ha sottolineato l’importanza di un accordo tra l’azienda e i sindacati per il rilancio del settore auto in Italia.

Queste le sue parole: “Ci aspettiamo da Stellantis un impegno serio e responsabile ad investire in tutti gli stabilimenti italiani a cominciare da Pomigliano aumentando la produzione di auto in Italia, garantendo i livelli occupazionali. A Tavares vogliamo ricordare che gli incentivi sono risorse pubbliche e non regalìe. Il Governo si faccia garante di un patto tra istituzioni, impresa e sindacati sul rilancio del settore auto nel nostro paese”.

Se le ambizioni francesi di fusione tra Stellantis e Renault diventassero realtà, le prospettive per le fabbriche italiane potrebbero diventare ancora più incerte. Attualmente, il principale azionista di Stellantis è Exor, la holding della famiglia Agnelli, seguita da Peugeot e Bpi, che è il braccio di investimento del governo francese. Un’eventuale fusione potrebbe comportare necessariamente una perdita di influenza italiana nel gruppo.

La smentita del presidente di Stellantis John Elkann

Poche ore dopo i rumors circolati, è arrivata la smentita ufficiale all’Ansa del presidente di Stellantis John Elkann: “Non esiste alcun piano allo studio riguardante operazioni di fusione di Stellantis con altri costruttori. La società è concentrata sull’esecuzione del piano strategico Dare forward e nella puntuale realizzazione dei progetti annunciati per rafforzare l’attività in ogni mercato dove è presente, inclusa l’Italia”.

“Stellantis – aggiunge – è impegnata al tavolo automotive promosso dal Mimit che vede uniti il governo italiano con tutti gli attori della filiera nel raggiungimento di importanti obiettivi comuni per affrontare insieme la transizione elettrica”.