Prestito studio, 220 milioni in 8 mesi: i Millennial si indebitano per i figli

Chi richiede un prestito per scopi scolastici in Italia? Ecco i dati combinati di due importanti piattaforme: i Millennial arrancano

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Pubblicato: 5 Settembre 2024 10:10

Gli ultimi dati sui prestiti studio erogati, relativi ai primi 8 mesi del 2024, offrono un quadro leggermente differente rispetto al recente passato. Sono stati erogati già 220 milioni di euro. La media età dei richiedenti è aumentata, con i Millennial ormai al centro di questa statistica. È infatti questa la generazione cardine che oggi fa sacrifici, in un mare di precariato, per aiutare la propria famiglia. Gli ex ragazzi a cavallo tra anni ’90 e primi 2000 sono ora alle prese con i necessari conti per contribuire allo studio di Gen Z e Gen Alpha.

Prestiti studio, età media più alta

Interessanti le stime offerte da Facile.it e Prestiti.it, che hanno passato in rassegna più di 350mila richieste di prestiti personali ricevute. La combinazione delle due piattaforme offre una statistica molto significativa.

Si parte con la cifra media per riuscire a far quadrare i conti in famiglia, sostenendo le ingenti spese scolastiche: 6.685 euro. Tendenzialmente l’ammontare viene restituito in poco più di 50 rate, ovvero poco oltre la soglia dei 4 anni.

Occorre sottolineare, però, come circa un terzo delle domande presentate riguardi cifre al di sotto della soglia dei 3mila euro. Di fatto i Millennial si ritrovano a far fatica nel dover fronteggiare i primi livelli di formazione scolastica dei propri figli.

Si preferisce dunque un’iniezione di liquidità immediata, assumendosi il peso di una rateizzazione, piuttosto che andare a intaccare i propri risparmi, spesso pochi. Meglio accettare un costo mensile fisso in aggiunta, rinunciando a qualche extra mensile nel proprio privato, che correre il rischio di non poter fronteggiare un’emergenza imprevista.

È il quadro di un’Italia che fatica, tra inflazione e costo della vita che aumenta e stipendio fermi o che regrediscono. In questo clima si diffonde la tendenza di chi lavora per aziende del Nord ma vive al Sud. In questo Paese, però, lo smart working è un privilegio per pochi.

L’età media è aumentata e oggi fanno ricorso al prestito studio soprattutto soggetti con poco più di 37 anni. Si registra dunque un aumento di circa 18 mesi rispetto a quanto evidenziato nel 2023.

Il peso della scuola

Nella precedente analisi, la quota dei soggetti under 25 che aveva richiesto un prestito personale per motivi di studio era del 25%. Oggi è calata, fino a raggiungere quota 19%. Aumentata invece la percentuale della fascia 25-34, che rappresenta oggi un terzo del totale. Di fatto, risulta evidente, chi era in difficoltà ieri e in necessità di un prestito, lo è ancora oggi. Nonostante maggior esperienza lavorativa, che dovrebbe portare a scatti di livelli, aumenti e nuovi benefit, si fatica a restare a galla, figurarsi a risparmiare.

In questo scenario la scuola, soprattutto a livelli superiori, rappresenta per molti una montagna da scalare. In quest’ottica un anno perso ha un costo gravoso e quasi insostenibile. In questo scenario i cosiddetti fuori corso rischiano d’essere costretti ad abbandonare.

Ecco le parole di Aligi Scotti, Director prestiti di Facile.it: “Investire nello studio vuol dire investire nel proprio futuro. Il prestito personale può essere uno strumento per aiutare le famiglie ed alleggerire l’impatto economico di questa scelta sul budget mensile”.

In crescita, inoltre, il numero di donne che richiedono prestiti per lo studio. La percentuale è del 30%, circa. Parlare di scelta non è però propriamente corretto, dal momento che la formazione scolastica è, di fatto, l’unico modo per riuscire a trovare spazio in un sistema che ha tagliato fuori quasi del tutto l’accumulo d’esperienza pratica priva di un titolo.

A ciò andrebbe aggiunto un altro aspetto. In Italia dilagano i liberi professionisti, che spesso sono dipendenti di fatto ma senza contratto. In assenza di una busta paga, sono spesso condannati a un rifiuto da parte degli istituti bancari. Le statistiche dei Millennial sono più gravi di quanto certi dati possano lasciar pensare. In un sistema che trasforma la formazione scolastica in un lusso, viene da chiedersi se ci sia davvero un percorso per riuscire a venir fuori dalla propria mediocrità fiscale.