Potere d’acquisto in aumento per le famiglie a +1,2%, ora si riesce a risparmiare di più

Secondo l’Istat, il potere d’acquisto delle famiglie è in aumento per il sesto trimestre consecutivo. Sale però la pressione fiscale

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 4 Ottobre 2024 11:47

Secondo l’Istat, nel secondo trimestre 2024 i consumi sono cresciuti dello 0,4%, mentre il potere d’acquisto delle famiglie è salito dell’1,2% rispetto al trimestre precedente.

Scende invece il deficit delle Amministrazioni pubbliche rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre il saldo primario è tornato a essere positivo per la prima volta dal quarto trimestre del 2019.

Reddito in aumento

Dati positivi per il reddito disponibile lordo e il potere d’acquisto delle famiglie consumatrici, che sono aumentati dell’1,2%. Si riesce quindi a risparmiare di più, con un trend stimato al 10,2%, in crescita di 0,8 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Questo incremento è dovuto a una crescita della spesa per consumi finali, che è stata più contenuta rispetto all’aumento del reddito disponibile lordo, con valori rispettivamente del +0,4% e +1,2%.

Il tasso di investimento delle famiglie consumatrici nel secondo trimestre del 2024 è stato del 9,3%, mostrando una diminuzione di 0,4 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Questo calo è accompagnato da una flessione degli investimenti fissi lordi del 3,0%, nonostante l’incremento del reddito lordo disponibile già menzionato. “Il potere d’acquisto delle famiglie – è il commento dell’Istat – aumenta per il sesto trimestre consecutivo, beneficiando del persistente rallentamento della dinamica dei prezzi”.

I dati delle Amministrazione Pubbliche

Per quanto riguarda le Amministrazioni Pubbliche, nel secondo trimestre del 2024 le uscite totali sono diminuite dell’1,3% rispetto allo stesso periodo del 2023, con un’incidenza sul Pil pari al 49,2%, che segna una riduzione di 1,7 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Nei primi due trimestri del 2024, l’incidenza si è mantenuta al 49,2%, mostrando un calo di 2,0 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2023. Le uscite correnti hanno mostrato un incremento tendenziale del 3,3%, mentre le uscite in conto capitale hanno registrato una significativa diminuzione del 29,3%.

Per quanto riguarda le entrate totali, nel secondo trimestre del 2024 si è registrato un aumento del 2% in termini tendenziali, con un’incidenza sul Pil del 45,8%, in calo di 0,1 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2023. Nei primi due trimestri dell’anno, l’incidenza delle entrate totali sul Pil è stata del 43,4%, con un incremento di 0,2 punti percentuali rispetto all’anno precedente.

Le entrate correnti hanno visto un aumento tendenziale del 3,6% nel secondo trimestre del 2024, mentre le entrate in conto capitale hanno subito una riduzione drastica del 77,4%.

In sintesi, nei primi due trimestri del 2024, le Amministrazioni Pubbliche hanno registrato un indebitamento netto pari al -5,8% del Pil, in miglioramento rispetto al -7,9% dello stesso periodo del 2023. Nella prima metà del 2024, il saldo primario e il saldo corrente sono risultati negativi, rispettivamente a -1,9% (-4,3% nel 2023) e -0,9% (-1,6% nel 2023). Inoltre, la pressione fiscale si attesta al 39,1% del Pil, in aumento di 0,9 punti percentuali rispetto al 38,2% del 2023.

Unc: “Consumi asfittici, ma bene potere d’acquisto”

Immediato il commento dell’Unc per voce del suo presidente Massimiliano Dona: “Consumi asfittici! Un rialzo dello zero virgola, +0,4%, che certo non può dare slancio alla crescita del Paese, oltre a segnare un peggioramento rispetto al precedente aumento congiunturale dello 0,5%. Bene, invece, il recupero del potere d’acquisto, che grazie al calo dell’inflazione, sale per il sesto mese consecutivo, con un +1,2% sul primo trimestre 2024, in risalita rispetto allo 0,9% del primo trimestre o alla variazione nulla del quarto trimestre 2023”.

“Bisognerà attendere i prossimi mesi per capire se la ripresa del potere d’acquisto e del reddito disponibile si tradurranno in maggiori consumi o in risparmio. Certo la dichiarazione di ieri del ministro Giorgetti sulla prossima manovra, che richiederà sacrifici da tutti, non facilita un rilancio della propensione al consumo” conclude Dona.