PNRR, Italia manca gli obiettivi su scuola e asili nido. E il Sud affonda

Dall’analisi dei Conti Pubblici Territoriali risulta che il progressivo disinvestimento dalla scuola ha interessato soprattutto le regioni meridionali.

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Redazione

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Pubblicato: 16 Maggio 2023 09:14

Il PNRR non riuscirà a centrare l’obiettivo di ridurre il divario fra Nord e Sud nel campo della scuola e degli asili nido. E’ quanto sottolinea Svimez, associazione no-profit per lo sviluppo dell’industria del Mezzogiorno, nel periodico monitoraggio sugli stanziamenti e sull’attuazione del PNRR.

Lo studio fornisce una prima fotografia della capacità del PNRR di favorire il riequilibrio territoriale con riferimento a cinque linee di investimento: asili nido, mense, palestre, riqualificazione dell’edilizia scolastica e costruzione di nuove scuole. Nelle regioni del Mezzogiorno tutti gli indicatori considerati registrano valori sensibilmente più contenuti rispetto al Centro-Nord, ma con profonde differenze interne alle macro-aree. Gli 11 miliardi previsti dal fondo Next Generation Ue sono l’ultima occasione per rimediare, ma occorre ripensare gli investimenti, sempre che ci sia ancora tempo. Altrimenti il Sud rischia di restare irrimediabilmewnte indietro

Discrepanze territoriali

Secondo Svimez, “la finalità di coesione territoriale del PNRR della scuola è a rischio. I criteri ministeriali di riparto delle risorse a livello regionale non hanno tenuto conto dell’eterogeneità interna alle singole regioni in termini di fabbisogni di investimenti. Il sistema dei bandi competitivi ha spesso penalizzato i territori con carenza di servizi e strutture (tempo pieno, palestre, mense), anche a causa della debolezza delle amministrazioni. Il rischio è che aumentino le disuguaglianze territoriali, soprattutto all’interno dello stesso Mezzogiorno”.

“La qualità e l’adeguata dotazione di infrastrutture scolastiche e per la prima infanzia rappresentano elementi strategici per la riduzione dei divari territoriali nella partecipazione femminile al mercato del lavoro e nell’accumulazione di capitale umano”, ricorda Svimez, citando alcuni dati sull’occupazione, che crolla di ben venti punti per le donne con figli in età prescolare, a conferma che “anche per la carenza di servizi per l’infanzia, nelle regioni meridionali la maternità riduce il tasso di occupazione delle giovani donne di oltre un terzo.

I ritardi dell’Italia

I divari regionali più marcati – sottolinea Svimez – si osservano per la disponibilità di mense scolastiche, la cui assenza limita la possibilità di offrire il tempo pieno. Ad esempio, quanto a mense scolastiche, meno del 25% degli alunni meridionali della scuola primaria frequenta scuole dotate di mensa, contro circa il 60% nel Centro-Nord, mentre per le scuole per l’infanzia, meno del 32% dei bambini le frequenta al Sud rispetto a circa il 59% nel Centro-Nord.

Le situazioni più deficitarie interessano Sicilia e Campania, con percentuali inferiori al 15%. Dato molto preoccupante se paragonato al 66,8% raggiunto dall’Emilia-Romagna e al 69,6 % della Liguria.

Il Mezzogiorno soffre inoltre di un grave ritardo nell’offerta di servizi per la prima infanzia: le regioni meridionali più distanti dagli obiettivi sono Campania, Sicilia, Calabria e Molise.

Dall’analisi dei Conti Pubblici Territoriali risulta che il progressivo disinvestimento dalla scuola ha interessato soprattutto le regioni meridionali: tra il 2008 e il 2020, la spesa per investimenti nella scuola si è ridotta di oltre il 20% al Sud contro il 18% del Centro-Nord. Nel 2020, a Sud risultano investimenti pubblici per studente pari a 185 euro, contro i 300 del Centro- Nord.

Le risorse del PNRR

Le risorse del PNRR rappresentano quindi un’occasione unica per colmare i gap territoriali nella filiera dell’istruzione, con risorse disponibili superiori a 11 miliardi di euro, più concentrate nel Mezzogiorno (quota Sud). Nonostante questo, la distribuzione territoriale delle risorse assegnate ai Comuni segnala significative differenze intra-regionali, soprattutto nelle regioni più grandi.

Svimez evidenzia che la mancata mappatura iniziale dei fabbisogni si è riflessa in un’allocazione delle risorse che ha penalizzato alcune realtà meridionali e che, per le risorse assegnate attraverso procedure a bando, risultano differenze tra province, non correlate al fabbisogno infrastrutturale.

Di qui la proposta di superare l’approccio dell’allocazione delle risorse mediante bandi competitivi, che penalizzano le realtà con minore capacità amministrativa, attraverso una identificazione ex ante degli interventi sulla base dei fabbisogni reali. Occorre un’azione di riprogrammazione delle risorse per la coesione che consenta di completare, dopo il 2026, il percorso di riduzione e superamento dei divari territoriali nelle infrastrutture scolastiche: con le risorse europee del FESR (regionale e nazionale) e con il Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) 2021-2027.