Oggi, a Palermo, viene presentata la quarta edizione del Rapporto Sud redatto da Utilitalia e Svimez, che offre una panoramica sugli impatti economici e occupazionali legati al settore delle utility nelle regioni del Mezzogiorno. Il rapporto analizza i tre principali ambiti di intervento del settore: ambientale, idrico ed energetico.
Oltre a fornire una valutazione delle ripercussioni economiche e dell’occupazione generata dalle utility, l’edizione di quest’anno si concentra anche sulle principali sfide future che il comparto dovrà affrontare nei prossimi anni, offrendo uno spunto di riflessione sul ruolo strategico delle utility nella crescita sostenibile del Sud Italia.
Indice
Il peso economico delle utility nel mezzogiorno: contributo al PIL e vocazione industriale
La dimensione economica delle utility meridionali è quantificabile in 11,5 miliardi di euro nel 2023, rappresentando circa il 24% del valore aggiunto realizzato dall’intero comparto italiano. Se si considera il contributo offerto dalle imprese che operano sull’intera filiera delle utility, questa cifra sale a circa 16,1 miliardi di euro, pari al 4,7% del PIL del Mezzogiorno.
Rispetto alle altre filiere, quella delle utility si contraddistingue al Sud per una marcata vocazione industriale. Le imprese estrattive e manifatturiere realizzano infatti oltre il 52% del valore aggiunto complessivo. Questo dato evidenzia l’importanza strategica del settore delle utility per l’economia del Mezzogiorno, non solo in termini di contributo economico diretto, ma anche per il ruolo cruciale che svolge nel sostenere l’industria e la manifattura nella regione.
La capacità delle utility di generare valore aggiunto e di supportare l’industria locale è un fattore chiave per lo sviluppo economico del Mezzogiorno. La vocazione industriale del settore delle utility non solo contribuisce significativamente al PIL regionale, ma crea anche opportunità di lavoro e stimola l’innovazione tecnologica, rendendo questo comparto un pilastro fondamentale per la crescita economica e lo sviluppo sostenibile del Mezzogiorno.
Le utility pubbliche del Sud: collaborazione e innovazione per la crescita economica e la sostenibilità
Il settore delle imprese dei servizi di pubblica utilità riveste un ruolo cruciale nello sviluppo economico e sociale di un territorio. In Italia, e in particolare nel Mezzogiorno, queste imprese si trovano ad affrontare sfide complesse legate alla crescita economica, all’accessibilità ai servizi essenziali, al cambiamento climatico e all’autonomia energetica.
Per superare queste criticità e promuovere uno sviluppo industriale più sostenibile, le utility del Sud hanno deciso di fare rete. Lo scorso luglio, nove importanti imprese hanno siglato il Contratto di Rete che ha dato vita alla Rete Sud, un’iniziativa promossa da Utilitalia.
Questa collaborazione rappresenta un passo fondamentale verso un rafforzamento del sistema delle imprese dei servizi pubblici secondo una logica industriale. Come sottolineato dal presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini, l’obiettivo è quello di superare la frammentazione e l’eccessiva presenza di gestioni in economia, tipica di molte realtà meridionali.
I vantaggi di questa rete sono molteplici:
- Miglioramento dei servizi offerti ai cittadini: grazie a una maggiore efficienza operativa e a una condivisione delle best practices, le imprese della Rete Sud saranno in grado di offrire servizi di qualità superiore;
- Affrontamento congiunto delle sfide: le imprese potranno affrontare in modo più efficace le sfide operative, finanziarie e regolatorie del settore, come la transizione energetica e la digitalizzazione;
- Generazione di impatti positivi sull’occupazione e sull’indotto locale: la rete potrà contribuire a creare nuove opportunità di lavoro e a valorizzare le competenze presenti sul territorio.
La nascita della Rete Sud rappresenta una svolta importante per il settore delle utility nel Mezzogiorno. Questa iniziativa dimostra come la collaborazione tra imprese possa essere un volano per lo sviluppo sostenibile e per migliorare la qualità della vita dei cittadini.
Transizione energetica, economia circolare e adattamento ai cambiamenti climatici: le sfide per le utility del Mezzogiorno
La transizione verso un’economia sempre più sostenibile pone nuove sfide e opportunità per il Mezzogiorno. In questo contesto, le utility – imprese che operano nei settori dell’energia, dell’acqua e dei servizi ambientali – assumono un ruolo di primaria importanza.
Come sottolinea Luca Bianchi, direttore generale della Svimez, “le utility sono chiamate a supportare la trasformazione strutturale dei sistemi economici territoriali, favorendo una ripresa economica sostenibile e resiliente”. Il cambiamento climatico e i nuovi equilibri economici globali impongono infatti una profonda revisione dei modelli produttivi e dei consumi energetici.
Il recente rapporto di Svimez evidenzia il ruolo cruciale delle utility nell’attivare e qualificare le connessioni economiche locali, attrarre investimenti e migliorare i servizi offerti a cittadini e imprese. Per sfruttare appieno questo potenziale, è necessario partire dalle vocazioni produttive territoriali e promuovere processi di sviluppo, ammodernamento e diversificazione.
I pilastri su cui si fonda questa nuova strategia sono:
- Transizione energetica: sviluppo di fonti rinnovabili, efficienza energetica e promozione di modelli di consumo sostenibili;
- Economia circolare: riduzione dei rifiuti, riutilizzo e riciclo delle risorse, promozione di un’economia a basso impatto ambientale;
- Adattamento ai cambiamenti climatici: mitigazione degli effetti negativi dei cambiamenti climatici e costruzione di infrastrutture resilienti.
Le utility meridionali possono diventare un volano per lo sviluppo sostenibile del Mezzogiorno, contribuendo a creare un futuro più pulito e prospero per le generazioni future.
Il potenziale del Sud Italia nella produzione di energia rinnovabile: un ruolo chiave per il futuro
Il Sud Italia rappresenta il maggior potenziale a livello nazionale per la produzione di energia da fonti rinnovabili, con particolare riferimento all’eolico e al solare. In questo contesto, il Mezzogiorno gioca un ruolo cruciale nel settore fotovoltaico, contribuendo a circa il 35% della capacità totale installata a livello nazionale. Questo dato, già significativo, è in continua crescita in tutte le regioni meridionali, evidenziando l’importanza strategica del Sud per la transizione energetica dell’intero Paese.
Per raggiungere gli ambiziosi obiettivi del piano Fit for 55, che mira a ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030, sarà necessario un incremento sostanziale della capacità fotovoltaica. Si stima che il 61% della capacità fotovoltaica addizionale, corrispondente a 53,6 GW, si concentrerà proprio nel Mezzogiorno entro il 2030. Questo rende la regione un attore chiave nella lotta contro il cambiamento climatico e nel perseguimento degli obiettivi europei di decarbonizzazione.
Per accelerare lo sviluppo del settore energetico, la Federazione delle utility ha proposto una serie di misure strategiche. Tra queste si evidenziano l’integrazione verticale della filiera, che consente di migliorare l’efficienza operativa e ridurre i costi complessivi, e lo sviluppo di soluzioni integrate in grado di offrire servizi innovativi a cittadini e imprese. Inoltre, viene incoraggiata l’autoproduzione di energia, un aspetto che potrebbe contribuire a diminuire la dipendenza energetica dall’esterno, rendendo le comunità locali più autonome e resilienti. È fondamentale anche il ricorso a investimenti in tecnologie digitali e innovative, che possono rendere il sistema energetico più resiliente e sostenibile.
Il Sud Italia, quindi, non è solo un territorio ricco di risorse naturali, ma si configura anche come una regione destinata a svolgere un ruolo centrale nella transizione ecologica nazionale. Grazie al suo significativo potenziale energetico e alle politiche di sviluppo mirate a favorire l’energia rinnovabile, il Mezzogiorno può diventare un modello da seguire per altre aree del Paese e per l’Europa nel suo complesso. Questo processo non solo contribuirà a migliorare la sostenibilità ambientale, ma potrà anche stimolare crescita economica, creando nuove opportunità di lavoro e promuovendo un futuro più verde e prospero per tutti.
Il gap impiantistico nel Sud Italia e le strategie per l’economia circolare
In tema di rifiuti, il Sud Italia sconta ancora un importante gap dal punto di vista impiantistico. Questo rende difficile chiudere il ciclo dei rifiuti ed evitare l’export verso altre regioni o l’estero, nonché il conferimento in discarica. Per quanto riguarda i rifiuti indifferenziati, per centrare i target europei al 2035 sull’economia circolare, il fabbisogno impiantistico a livello nazionale, principalmente concentrato nelle regioni centro-meridionali, è stimato da Utilitalia in 2,5 milioni di tonnellate.
La situazione è migliore per quanto concerne i rifiuti organici, grazie ai numerosi impianti recentemente attivati o in costruzione, anche grazie ai finanziamenti del Pnrr. Tuttavia, per implementare la circolarità delle risorse, è necessario promuovere strategie regionali e locali sviluppate in conformità con le direttive del governo centrale.
Lo sviluppo e il monitoraggio dell’applicazione dei sistemi di responsabilità estesa del produttore andrebbero estesi anche ad altri flussi di rifiuti. L’introduzione di meccanismi strutturali come i Certificati di Efficienza Economica Circolare, ma anche di una chiara e incisiva normativa sul fine vita dei rifiuti, incoraggerebbero l’innovazione del settore e ridarebbero slancio all’economia circolare al Sud.
Per superare il gap impiantistico e promuovere una gestione più sostenibile dei rifiuti, è fondamentale investire in nuove infrastrutture e tecnologie che permettano di chiudere il ciclo dei rifiuti a livello locale. Questo non solo ridurrebbe la necessità di esportare rifiuti verso altre regioni o paesi, ma contribuirebbe anche a ridurre l’uso delle discariche, promuovendo pratiche di riciclo e recupero.
Le strategie regionali e locali devono essere integrate con le direttive del governo centrale per garantire una coerenza nelle politiche di gestione dei rifiuti. Questo approccio coordinato è essenziale per massimizzare l’efficacia delle misure adottate e per promuovere una transizione verso un’economia circolare più efficiente e sostenibile.
Inoltre, l’estensione dei sistemi di responsabilità estesa del produttore ad altri flussi di rifiuti e l’introduzione di meccanismi come i Certificati di Efficienza Economica Circolare possono stimolare l’innovazione nel settore dei rifiuti. Una normativa chiara e incisiva sul fine vita dei rifiuti è cruciale per incentivare pratiche di riciclo e recupero, riducendo così l’impatto ambientale e promuovendo uno sviluppo sostenibile.
Il Sud Italia ha l’opportunità di trasformare il proprio sistema di gestione dei rifiuti attraverso investimenti mirati, strategie coordinate e una normativa adeguata, contribuendo così alla realizzazione degli obiettivi europei sull’economia circolare e promuovendo uno sviluppo sostenibile e inclusivo.
La siccità del 2023-2024 e le vulnerabilità del sistema idrico nel Sud Italia
La siccità del 2023-2024 che ha colpito il Sud Italia e che sta interessando ancora duramente la Sicilia, mette in risalto le vulnerabilità del sistema infrastrutturale idrico. Per uscire dalle logiche emergenziali e rendere il settore più resiliente agli effetti dei cambiamenti climatici in corso, è necessario superare alcune criticità dal punto di vista della governance e delle infrastrutture.
Sono ancora troppe le gestioni in capo agli enti locali nelle regioni del Sud Italia che, con una bassissima capacità di investimento (appena 11 euro per abitante nel 2022, contro una media nazionale di 70 euro), non consentono una rapida attuazione degli interventi necessari. Bisogna dunque incentivare la crescita orizzontale e verticale dei gestori, per migliorare la capacità gestionale anche attraverso il controllo degli enti di governo d’ambito.
Con il fine di garantire una maggior disponibilità idrica, è fondamentale ridurre drasticamente le perdite di rete, manutentare gli invasi e puntare sulla differenziazione degli approvvigionamenti. Inoltre, è necessario incoraggiare la realizzazione di impianti di dissalazione e puntare sul riutilizzo delle acque reflue depurate.
La riduzione delle perdite di rete è un aspetto cruciale per migliorare l’efficienza del sistema idrico. Le perdite possono essere causate da infrastrutture obsolete o mal mantenute, e la loro riduzione può essere ottenuta attraverso investimenti mirati in manutenzione e modernizzazione delle reti. La manutenzione degli invasi è altrettanto importante per garantire che le risorse idriche siano conservate in modo efficace e siano disponibili quando necessario.
La differenziazione degli approvvigionamenti è un altro elemento chiave per aumentare la resilienza del sistema idrico. Diversificare le fonti di approvvigionamento idrico può ridurre la dipendenza da una singola fonte e migliorare la capacità del sistema di far fronte a periodi di siccità. In questo contesto, la realizzazione di impianti di dissalazione può rappresentare una soluzione innovativa per aumentare la disponibilità di acqua, specialmente in aree costiere.
Il riutilizzo delle acque reflue depurate è un’altra strategia importante per migliorare la gestione delle risorse idriche. Le acque reflue, una volta depurate, possono essere utilizzate per scopi non potabili, come l’irrigazione agricola o il mantenimento delle aree verdi, riducendo così la pressione sulle risorse idriche naturali.
Per affrontare le vulnerabilità del sistema infrastrutturale idrico nel Sud Italia, è necessario un approccio integrato che combini miglioramenti nella governance, investimenti in infrastrutture, riduzione delle perdite di rete, manutenzione degli invasi, differenziazione degli approvvigionamenti, realizzazione di impianti di dissalazione e riutilizzo delle acque reflue depurate. Questo approccio può rendere il settore idrico più resiliente e sostenibile, garantendo una maggiore disponibilità idrica per le comunità locali e contribuendo alla mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici.